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Porto Traianeo, subito il pronto soccorso
Ma per la nuova copertura
c’è ancora da attendere

ANCONA – A settembre il via ai lavori per mettere in sicurezza le mura del sito archeologico crollate da aprile. Ma il vero cantiere di riqualificazione degli scavi romani non sarà terminato prima del 2019

La porzione di mura crollata lo scorso aprile e “impacchettata”

Lo stato del sito archeologico, completamente divelta la copertura

 

di Giampaolo Milzi

Il bilancio prospettico dopo i crolli nel sito archeologico del porto antico è un po’ come il bicchiere mezzo pieno e mezzo vuoto. La bella notizia è che i fondi per rimettere a posto la situazione ci sono, la cattiva è che per il via al cantiere destinato a restituire dignità a tutta l’area dei cosiddetti Mercati Traianei dello scalo dorico occorrerà aspettare la prossima primavera. Per consolare cittadini e turisti (ma non quelli di passaggio in zona questa estate) c’è da sottolineare che del progetto generale finalizzato in sostanza a sostituire tutta la copertura dell’intera, o quasi, zona di epoca romana, fa parte un progetto più limitato – alla Soprintendenza unica delle Marche lo chiamano “progetto-perizia d’emergenza” – destinato a risanare e mettere in sicurezza una superficie ampia circa 12 metri per 4 collocata in alto, vero via Giovanni XXIII. Quella che in due fasi, prima il 2 aprile e poi il 12 aprile, era stata vittima di un corposo distacco di una sezione di muratura lunga una decina di metri circa e alta due (spezzatasi in due parti) e di un’altra più piccola sezione in muratura, con pezzi di arenaria e una certa quantità di mattoni frammentati rotolati ad una quota più bassa (senza contare, a maggio, un altro crollo più contenuto di mura storiche nella parte vicina all’ingresso del sito, lato lungomare Vanvitelli). Il cosiddetto “progetto perizia” è praticamente ultimato – dopo che già tecnici e ditte della Soprintendenza, a maggio, avevano completato l’opera di smontaggio e di eliminazione della sezione di tettoria che aveva ceduto il mese prima e attuata un’opera di “cinghiatura” della parte muraria sottostante sgretolatasi – e verrà consegnato al soprintendente Birrozzi tra una settimana. L’intera zona emergenziale è stata fasciata e coperta con un telone (è non è certo un belvedere…). A settembre, grazie a 40mila euro disponibili pronto cassa in Soprintendenza, dovrebbero partire i lavori, consistenti nella sistemazione di un apparato di drenaggio e nel consolidamento della marna superficiale e della muratura profondamente ferita, che verrà incatenata e resa definitivamente stabile. Il mini-cantiere, se non sorgeranno problemi inattesi, dovrebbe essere ultimato entro il prossimo autunno. Intanto, si stanno già effettuando saggi di scavo per verificare dove posizionare i plinti (piccole lastre di sostegno con funzione di fondamenta) per sorreggere la muratura.

La vista sugli scavi immaginata dall’ingegnere Gini nella sua tesi di laurea premiata dall’Univpm

Tornando al bicchiere mezzo pieno e mezzo vuoto, la nota positiva è che anche il progetto complessivo per restituire una situazione di decoro e piena fruibilità visiva al pubblico di tutto l’archeo-sito di enorme valore storico – disposto su più strati, con opere edilizie (magazzini e ambienti voltati con archi, destinati anche alla riparazione di imbarcazioni) risalenti ad un periodo che va dalla prima realizzazione del porto romano del II sec. a.C. fino al VI secolo d.C. – è alimentabile da finanziamenti certi, pari a circa 800-900mila euro: di cui 500mila già previsti nel bilancio della Soprintendenza; altri 300-400mila verranno attinti dal fondo complessivo di 2milioni e 300mila euro stanziato dal Mibact per attuare il “Parco culturale” (progetto – da attuare per lotti – comprensivo di interventi di cantiere riguardanti anche gli altri siti archeologici del centro storico anconetano). Di più: il piano progettuale preliminare è stato completato e la Soprintendenza sta per entrare nella fase definitiva/esecutiva. Già avviate e in stato avanzato le complesse attività di misurazione e ri-mappatura di tutti i Mercati Traianei, con calcoli molo accurati. Attività che vede la Soprintendenza delle Marche supportata da due Dipartimenti dell’Univpm, in particolare il Dicea, che vede impegnato il prof. Paolo Clini con una equipe di suoi studenti dotata di strumentazioni d’avanguardia.
Già, ma è qui che il dente, in ogni caso duole. Il lavoro di studio da fare è enorme, come l’obiettivo finale da raggiungere: la nuova tettoia che dovrà preservare questo tesoro del porto storico. Sarà molto più bella, elegante, imponente e funzionale di quella originaria (ridotta a un colabrodo), realizzata in materiale sintetico tipo plexiglas, ma più resistente alle intemperie (vento, pioggia, corrosione) e sorretta da una rete verticale e orizzontale di pali in acciaio. Prevista anche un’accurata pulizia di tutta la zona archeologica. E’ il prima che preoccupa, e riguarda la tempistica: studi meticolosi sulla valutazione del rischio, indagini geologiche mirate, scelta delle tecniche di lavoro finalizzate al consolidamento generale e di alcuni materiali da impiegare, valutazione esatta della spesa totale, oltre a una accurata pulizia generale. La Soprintendenza, proprio sui tempi, si guarda bene dal rilasciare dichiarazioni. Del resto è noto che quei tempi non sono mai celeri, per usare un eufemismo. Progetto definitivo, progetto esecutivo, partenza del cantiere.

Ancora una immagine della tesi di laurea dell’ing. Gini

Quanto ci vorrà? Nei corridoi della Soprintendenza si parla di ottobre, novembre, si dice che si farà il massimo possibile, si nega assolutamente che i Mercati Traianei non sono già sotto cura (ed in effetti, lo abbiamo appena scritto). Ma nulla di ufficiale, in ogni caso. Figuriamoci poi per quanto riguarda il fine lavori. In sostanza, l’impressione è che, forse, neanche l’estate prossima i Mercati Traianei avranno riacquistato il loro magico effetto cartolina. Anche tra un anno, ai visitatori che percorreranno la lunga passerella con ringhiera che delimita la zona verso il lato mare (che su questo lato, in un tratto, si affaccia sul retro della medievale Casa del Capitano e del laboratorio dell’Istituto Nautico in via di demolizione) sarà servito un panorama ancora piuttosto desolante: uno scheletrico apparato di tubi innocenti, ferraglia arrugginita e residui di coperture smozzicate, con le bimillenarie vestigia in pietra oltraggiate da erbacce, sporcizia e, in alcuni punti, da rifiuti.

Gli scavi archeologici del porto traianeo (foto d’archivio)

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