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Degrado in via Marchetti?
«Colpa del governo giallo-verde»

ANCONA - In Consiglio comunale, la sindaca Valeria Mancinelli risponde alle accuse delle opposizioni sulle situazioni borderline nel maxi-condominio, tra tetti pericolanti, pusher e presunte violenze sessuali

Il sindaco Valeria Mancinelli

 

di Martina Marinangeli

Un quartiere nell’occhio del ciclone. Il caso del maxi-condominio ex Erap di via Marchetti-via Pergolesi – teatro, nel giro di una settimana, di situazioni di degrado sociale paragonabili a quelle dei sobborghi romani e di evacuazioni notturne causa tetti pericolanti – è finita anche sui banchi del Consiglio comunale di oggi, con le opposizioni all’attacco dell’Amministrazione, accusata di essere lassista. La sindaca Valeria Mancinelli rispedisce però le accuse al mittente, puntando il dito contro le «illuminate scelte del governo nazionale a cui, dopo la sospensione delle risorse del Bando Periferie, è completamente ascrivibile il ritardo sul risanamento degli alloggi». La questione sicurezza si intreccia a doppio filo con il degrado edilizio in una zona che da troppo tempo attende un intervento di riqualificazione: più volte erano arrivate segnalazioni dai residenti dell’area circa situazioni borderline ma, secondo i consiglieri Daniele Berardinelli (Fi) e Daniela Diomedi (M5s), il Comune se ne sarebbe lavato le mani.

«La situazione del complesso abitativo è stata oggetto di enorme interesse ed attenzione da parte di questa Amministrazione – la risposta di Mancinelli – e nel tempo sono stati anche operati alcuni sgomberi di abusivi. Va però sottolineato che, su 127 appartamenti, metà sono privati e sfuggono al controllo del Comune, perché il compito non spetta a noi. Per i reati, facciamo le segnalazioni a questura e polizia di stato. L’appartamento in questione (quello in cui sono stati trovati il pusher e la 22enne che per mesi avrebbe subito violenze sessuali mentre stordita dall’eroina, ndr), ad esempio, non è proprietà comunale. In ogni caso – puntualizza – sono stati portati avanti interventi finalizzati al risanamento delle fragilità sociali ed a tutela delle famiglie dai servizi sociali, in attesa della riqualificazione strutturale che sarebbe dovuta arrivare con i fondi del Bando Periferie: 4,9 milioni di euro per quest’area, in stallo dallo scorso 6 agosto perché l’attuale maggioranza di governo ha deciso di sospendere il contratto con ben 96 Comuni».

Restyling urbano – Per quanto concerne la riqualifica edilizia del maxi-condominio, la prima cittadina ricorda che le gare d’appalto per i progetti sarebbero dovute partire lo scorso agosto, con inizio dei lavori previsto per marzo, ma i tempi sono slittati. «Stiamo ancora attendendo, dopo le promesse del presidente del Consiglio – e la frecciata a Giuseppe Conte è servita – la traduzione a norma di legge dei fondi per le Periferie. L’incontro con l’Anci c’è stato l’11 settembre e, in quell’occasione, il premier aveva detto che ci sarebbero voluti 15 giorni. Invece, continuiamo a perdere tempo mentre lì crollano i tetti». Risposta che chiaramente non ha convinto le opposizioni. «La situazione di degrado sfugge al controllo del Comune da tempo ed il Bando Periferie non c’entra niente», tuona Berardinelli, a cui fa eco Diomedi, secondo cui «i soldi del bando verranno sicuramente sprecati per fare trucco e parrucco. Il 24 luglio i residenti di quei palazzi avevano segnalato al Comune situazioni di degrado, ma non hanno mai ricevuto risposta».

Questione sicurezza – Sulla questione sicurezza del maxi-condominio interviene, a margine del Consiglio, anche l’assessore Stefano Foresi, secondo cui quello della 22enne che sarebbe stata violentata in uno di quegli appartamenti «è un caso limite. È vero però che il sabato sera, ad esempio in piazza Ugo Bassi, circolano ubriachi che diventano a volte molesti. Per questo, da 20 giorni c’è la stazione mobile dei carabinieri dalle 18 alle 23 e ci sono le pattuglie della polizia che girano. Stiamo facendo molto per il Piano e dal prossimo anno tornerà anche il Primo Piano Festival, quest’anno in stand by solo perché ci sono state le elezioni».

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