facebook rss

Coronavirus, pescatore muore a 62 anni
La nipote: «State a casa,
diamo valore alla vita»

PANDEMIA - Younes Ben Messaoud, conosicuto come Antonio, era pescivendolo al Mandracchio. Padre di un bimbo di 5 anni, è morto questa mattina all'ospedale di Torrette dopo essere risultato positivo al tampone. Ricoverata anche la moglie

Younes Ben Messaoud

 

di Alberto Bignami

Il grido «restate a casa», questa volta arriva da chi la morte a causa del Coronavirus l’ha vissuta sulla propria pelle, oggi. E a maggior ragione va ascoltato. Chi è morto è un papà, proprio nel giorno della festa a lui dedicata. Si chiama Younes Ben Messaoud, da 30anni anconetano, pescivendolo al Mandracchio, venuto a mancare questa mattina all’ospedale regionale di Torrette dove era ricoverato. E’ la nipote Ame Zaouali a ricordarlo con una accorata lettera ed un appello rivolto a tutti. «Oggi, a soli 62 anni ci lascia mio Zio Younes, pescivendolo, anconetano da 30 anni, da tutti conosciuto come Antonio. Un Uomo dall’animo buono, un Papà di un bimbo di 5 anni. Ha dedicato tutta la sua vita al lavoro, finché questo terribile male, il Coronavirus, qualche giorno fa non gli ha bussato alla porta, anzi gliel’ha sfondata.
Il Covid19 gli ha stravolto la vita, quella di sua moglie anche lei ora ricoverata a Torrette, quella del suo bimbo, la mia vita. Mi ha considerata una figlia, sto vivendo un incubo, mi sembra tutto così surreale. Mi sento da giorni inutile, inerme, senza poter far nulla, se non attendere una chiamata dall’ospedale regionale per sapere le sue condizioni, sperando in un miglioramento ma così non è andata. Il virus non conosce paese, religione, lavoro, età. Arriva, ti uccide fisicamente, mentalmente. Un pugnale che ti trafigge il cuore, un dolore indescrivibile, forse lo stesso dolore che provo io in questo momento. Io e la mia famiglia siamo stati catapultati in un incubo, stiamo vivendo un incubo.
Lo stesso incubo che stanno vivendo i suoi parenti, in Tunisia, che molto probabilmente nemmeno potranno celebrare i suoi funerali, seppellirlo nel cimitero del paese, visitare la sua tomba, piangerlo. Vorrei tanto starmene come la maggior parte di voi a casa, seduta su un divano a guardare spensierata una serie tv, leggermi un libro, cucinare, e perché no, lamentarmi come fanno tutti. La vita è bella ma è anche imprevedibile, ingiusta, ladra. Non ti dà la possibilità di rimediare, di cambiare le cose, di tornare indietro. La vita va avanti, e vi prego, facciamo una cosa tutti INSIEME: restiamo a casa, diamo valore alla nostra di vita, rispettiamo zio Antonio, tutti quelli che avrebbero voluto vivere, veder crescere i propri figli, festeggiare insieme la festa del papà. Facciamolo per chi sta ancora lottando in terapia intensiva, a casa. Non volete farlo per gli altri? Fatelo per voi».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Torna alla home page




X