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«Nessun cambio di strategia nei piani Elica
La mobilitazione prosegue»

VERTENZA - Senza esito risolutivo l'incontro tra vertici aziendali e sindacati svolto oggi pomeriggio nella sede di Confindustria Ancona. Fim, Fiom e Uilm: «Da un punto di vista di volumi produttivi che resterebbero in Italia, con relativo impatto occupazionale leggermente modificato, siamo nei fatti fermi al piano industriale del 31 marzo»

Un corteo di protesta dei lavoratori Elica (foto d’archivio)

 

«Il Coordinamento unitario del gruppo Elica esprime profonda delusione da quanto emerso dal tavolo tecnico: le modifiche proposte dall’azienda non sono state assolutamente profonde e radicali come annunciate, ma piccoli aggiustamenti che nei fatti nulla cambiano. Il poco lavoro che sarebbe lasciato sul territorio e un’unica tipologia di prodotto che dovrebbe essere oggetto di reshoring, interesserebbero davvero volumi minimi». Si dicono perplessi e insoddisfatti i rappresentanti sindacali di Fim, Fiom e Uilm e parlano di «distanze abissali» emerse  all’esito dell’incontro che oggi pomeriggio si è svolto con i vertici aziendali nella sede di Confindustria Ancona. Una riunione propedeutica al tavolo convocato al Mise (sede istituzionale delle trattative) per il prossimo 21 luglio. L’obiettivo dell’incontro era quello di avviare un pragmatico  confronto sul futuro, numeri alla mano, dei lavoratori della multinazionale di Fabriano, che alcune settimane fa ha sospeso il piano strategico 201-2023. Il nuovo piano industriale, annunciato il 31 marzo scorso, oltre a prevedere la delocalizzazione in Polonia delle produzioni italiane, include 409 esuberi e la chiusura della stabilimento di Cerreto d’Esi.

«Non vediamo alcun cambio di strategia dei piani di Elica» sottolinea il Coordinamento sindacale che ha avanzato le proprie proposte su come rimodulare gli stabilimenti italiani, «andando a modificare il mix produttivo per spostare le produzioni sull’alto di gamma, prevedere gli investimenti del prossimo futuro in Italia e non in Polonia. Le aspettative create dalle dichiarazioni aziendali, che nei fatti sono state disattese, ci vedono costretti a manifestare la grande delusione che non può essere attenuata dal fatto che, in attesa del tavolo ministeriale, il management si è fatto carico di una valutazione di quanto da noi proposto. Ad oggi, da un punto di vista di volumi produttivi che resterebbero in Italia, con relativo impatto occupazionale leggermente modificato, siamo nei fatti fermi al 31 di marzo. A sostegno delle nostre proposte, con al centro il lavoro sul territorio, il Coordinamento si vede costretto ad annunciare la ripresa della mobilitazione» chiude la nota sindacale congiunta. La preoccupazione per l’avvenire di tanti lavoratori e famiglie, insomma, continua a serpeggiare nel distretto industriale di Fabriano. Domani mattina le problematiche di altre due aziende. Whirlpool e Indelfab, saranno affrontate in tavoli differenti, al Mise e al Ministero del Lavoro.



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