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Omicidio di Chiaravalle,
confermato l’ergastolo per Marinangeli
«Ma non sono io l’assassino»

ANCONA - La Corte d'Appello non ha fatto sconti al 60enne chiaravallese accusato di aver ucciso il 17 luglio 2018 la sua vicina di casa, l'85enne Emma Grilli, per poi rubarle quattro gioielli, rivenduti il giorno stesso a un Compro Oro di Falconara per 400 euro. L'imputato: «Sto vivendo un incubo, ogni giorno è peggio»

Maurizio Marinangeli fuori dalla Corte d’Appello

 

Massimo della pena anche in appello per Maurizio Marinangeli, il 60enne ex cuoco chiaravallese accusato di aver ucciso e rapinato, la mattina del 17 luglio 2018, la sua vicina di casa, Emma Grilli. L’ergastolo è stato confermato dalla Corte d’Assise d’Appello poco dopo le 14 di oggi. Marinangeli, presente in udienza, è in carcere dal giorno dell’arresto eseguito dai carabinieri, pochi giorni dopo il delitto, avvenuto nell’appartamento di via Verdi dove la vittima, 85 anni, viveva con il marito Alfio Vichi. Nello stesso palazzo vivevano Marinangeli e la madre. Da casa erano scomparsi 4 gioielli, poi venduti da Marinangeli (per sua stessa confessione) a un Compro Oro di Falconara per 400 euro. Prima del ritiro della Corte in camera di consiglio, l’imputato ha reso dichiarazioni spontanee, sostenendo ancora una volta la sua innocenza:  «Mi dispiace per quello che è successo a Emma, ma io ho le mani pulite. Non c’entro nulla, nella mia vita non sono mai stato un criminale o un assassino. Sto vivendo un incubo, ogni giorno è peggio. Non auguro a nessuno di vivere in galera». E ancora, sulla ricostruzione del contesto del delitto: «Ho solo portato a vendere – ha detto il 60enne – quanto mi aveva dato Toni (soprannome di un albanese che ha querelato Marinangeli per calunnia, ndr). Gli ho donato il ricavato e lui mi ha dato 50 euro». Stando alla ricostruzione dell’accusa, Marinangeli – affetto da ludopatia – aveva ucciso per soldi, accoltellando l’anziana mentre si trovava sola in casa con 43 fendenti. Letale era stato uno alla gola. I gioielli erano stati ritrovati dai militari al Compro Oro ancora sporchi di sangue. Per la difesa, rappresentata dall’avvocato Emiliano Carnevali, nel procedimento sono emersi dei vuoti probatori e anche contraddizioni: non sarebbero state rilevate in casa delle vittima tracce riconducibili all’imputato. Il killer, inoltre, potrebbe essere mancino e il 60enne non lo è. L’ipotesi è stata avanzata con l’analisi della scena del delitto eseguita dal generale dei carabinieri, ex comandante dei Ris di Parma, Luciano Garofano, consulente della difesa. I familiari di Emma erano parte civile con l’avvocato Massimiliano Russo. Ora, alla difesa rimane da giocare la carta della Cassazione.

(fe.ser)

Il presidente della Corte Giovanni Trerè

L’avvocato Emiliano Carnevali

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