facebook rss

Corinaldo, il marito di Eleonora:
«Mia figlia urlava “mamma non si alza”.
Dentro di me sapevo era morta»

STRAGE DELLA LANTERNA AZZURRA – Paolo Curi ha testimoniato al processo bis. Era nel locale la notte tra il 7 e l’8 dicembre: «Ad un certo punto ho sentito una vampata mista a un bruciore a gola e naso. Da quel momento è stato il panico. L’istinto mi ha fatto puntare verso l’unico varco, ma dopo pochissimo mi sono sentito trascinare. Non ero più padrone dei miei movimenti. C’erano persone nude, scarpe a terra»

Paolo Curi

di Francesca Pasquali

«Un inganno». Paolo Curi, il biglietto d’ingresso per la serata del 7 dicembre 2018 alla Lanterna Azzurra, lo ha definito così al processo bis che si sta svolgendo al tribunale di Ancona. Il marito di Eleonora Girolimini, la 39enne di Senigallia che ha perso la vita nella strage di Corinaldo insieme a cinque giovani, è stato sentito stamattina.
Al tribunale di Ancona, oggi, è stata la volta delle parti civili e dei testimoni. Quattordici i testimoni sentiti davanti al giudice Francesca Pizzi. Tra questi Curi. L’uomo quella sera era alla Lanterna Azzurra con la moglie Eleonora e la figlia Gemma, che allora aveva undici anni, «sicuri di andare a un concerto che iniziava alle 22,05» ha detto. Lui e la moglie, ha spiegato, erano convinti che quello per il quale avevano comprato online i biglietti fosse un concerto. Questo l’uomo l’ha ripetuto più volte in aula. Arrivando a definire «inganno» la dicitura riportata sui ticket, che indicava le 22,05 come ora di inizio dell’evento al quale avrebbe dovuto prendere parte il trapper Sfera Ebbasta che alla Lanterna Azzurra non è mai arrivato.

Il ponticello con la balaustra caduta dove si è consumata la tragedia della discoteca di Corinaldo

Nel rispondere alle domande dell’avvocato Federica Ferro e del pm Paolo Gubinelli, Curi ha ricostruito quella terribile notte che ha cambiato per sempre la sua vita e quella dei suoi quattro figli. La partita che l’uomo avrebbe voluto seguire fino alla fine e il bisticcio con la moglie che gli chiedeva di spegnere la tv «per non perdere l’inizio del concerto». L’arrivo alla Lanterna Azzurra. L’attesa prima di entrare. Il locale che si riempie a poco a poco e che «intorno a mezzanotte era affollatissimo, senza un posto dove non ti sentivi stretto». «Se avessi ricevuto le giuste informazioni, non sarei stato lì. Mi avrebbe cambiato la vita», ha detto Curi. Che quel maledetto giorno festeggiava l’anniversario di matrimonio e che, vedendo i genitori accompagnare in auto i figli davanti al locale, assieme alla moglie, fantasticava di quando sarebbe toccato a loro accompagnare i figli e andare a riprenderli.

Curi ha raccontato che, mentre aspettavano di entrare, lui ed Eleonora, che alla Lanterna Azzurra non c’erano mai stati prima, l’avevano guardato. «Un locale molto fatiscente, post-datato», l’ha definito l’uomo, che aveva anche notato «l’assenza di ambulanze».
Più o meno a mezzanotte, papà, mamma e figlia entrano. «A un certo punto, ho sentito una vampata mista a un bruciore a gola e naso, avvertito forte. Da quel momento è stato il panico», ha ricostruito l’uomo, ricordando i primi attimi di subbuglio. Quando lui era di qualche passo avanti alla moglie e alla figlia. «L’istinto mi ha fatto puntare verso l’unico varco – le sue parole –, ma dopo pochissimo mi sono sentito trascinare. Non ero più padrone dei miei movimenti».
Curi si ritrova fuori. Il primo pensiero è cercare la moglie e la figlia. Si gira e vede «una massa di gente che non riusciva ad andare né avanti né indietro». Sui gradini che aveva percorso senza neppure rendersene conto, «un groviglio di corpi». Poco dopo, sente la voce della figlia. «Urlava: “Mamma è giù. Mamma non si alza”», ha raccontato. A quel punto, si accorge della balaustra è sfondata. «C’erano persone nude, scarpe a terra», ha detto.

Le operazioni di soccorso fuori dalla Lanterna (Archivio)

Finalmente, Eleonora Girolimini viene tirata fuori. Un uomo, «un civile», le pratica il massaggio cardiaco, mentre il marito dovrebbe soffiarle in bocca. Ma non ci riesce. «Ho sentito che aveva le labbra fredde. C’era vomito e un liquido bianco. Non ho capito più niente. Ho iniziato a buttarmi a terra. Non mi hanno detto che era morta fino alle cinque, ma dentro di me lo sapevo», la terribile testimonianza dell’uomo. Che, da quel giorno, ha dovuto ricominciare da capo. Lasciando la casa in campagna, per andare in affitto in città. E cambiando lavoro.

Al processo sono sotto accusa in nove persone. Si tratta di sei componenti della commissione di vigilanza, presieduta dall’ex sindaco di Corinaldo Matteo Principi, poi due ingegneri, un socio della Magic srl (e anche la società stessa). I reati contestati, a vario titolo, sono cooperazione in omicidio colposo plurimo, lesioni, disastro colposo, falso ideologico e apertura abusiva di un locale.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Torna alla home page




X