«Di nuovo tagli per i cittadini. E di nuovo riguardano le corse del servizio urbano di Conerobus. Conerobus minimizza. Solo il 4%”, dicono, ma i continui disservizi del Tpl rendono evidente a tutti il fallimento delle politiche trasportistiche della tanto decantata “filiera” di centrodestra, che governa l’Italia, la Regione e il Comune di Ancona, in un intreccio di generale incapacità. E, da due anni, a rimetterci sono sempre gli utenti. Ricordiamo l’infelice battuta dell’anno scorso del vicesindaco che per i disagi agli utenti avrebbe pagato un caffe…quest’anno ne pagherà due? O avrà capito che la gente non ha bisogno di caffe pagati. Dall’altro lato l’assessore regionale ai trasporti e al bilancio Brandoni, senza alcun imbarazzo, dice che nelle Marche non ci sono “figli e figliastri” e che, quindi, Ancona avrà lo stesso trattamento di tutte le altre province marchigiane». A sostenerlo è il Gruppo consiliare del Pd Ancona.
«Ciò significa che Ancona sarà trattata male come gli altri Comuni, dato che la filiera ha consentito che le Marche restassero ultime, in Italia, nella ripartizione dei fondi nazionali destinati al trasporto pubblico locale. – prosegue il comunicato dei consiglieri comunali dem – Nonostante gli aumenti post covid. Peraltro, ultima a grande distanza da tutte le altre regioni: la Liguria, ad esempio, che ha le stesse caratteristiche delle Marche, ha il doppio dei fondi e l’Umbria, che è quasi metà delle Marche, ha le stesse risorse della nostra regione. Numeri emblematici, che parlano da soli.
L’incapacità di gestione della destra ha impedito, finora, programmazione, inquadramento delle priorità, organizzazione di un intero sistema che ormai ha grossi problemi di tenuta. Ancona non chiede di essere privilegiata, vorrebbe non essere penalizzata, caso mai; e ciò anche a causa dell’approssimazione con cui la Giunta Silvetti affronta i problemi del Tpl.- conclude il Pd – Finora l’aumento dei costi del servizio (dovuto ad esempio all’aumento del costo del carburante) è stato affrontato soltanto con i tagli, anziché attraverso la ristrutturazione dell’azienda, con il coinvolgimento delle organizzazioni sindacali e rendendo partecipe, come sarebbe normale, il Consiglio comunale».
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