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Ferrovia Adriatica, i sindaci sbottano: «Siamo la Cenerentola delle Marche». Intanto Calcinaro chiede un assessore fermano in Regione

ESCLUSO dal finanziamento del tratto sud della linea ferroviaria Bologna-Bari e senza rappresentanza politica nella giunta regionale. Il rimpasto di giunta a Palazzo Raffaello può riequilibrare il peso politico delle province? Calcinaro: «La partita va giocata sul ruolo e non sui nomi»

 

di Alessandro Luzi

Assistendo al finanziamento di 1.8 miliardi di euro da parte di Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti per il miglioramento e l’ammodernamento del tratto Pesaro-Fano della linea Bologna-Bari, verrebbe da pensare che “Cristo si è fermato a Fano”. Il noto scrittore italiano, Carlo Levi, nel suo saggio illustrava le disuguaglianze economiche, culturali e sociali tra il mondo industrializzato del nord Italia ed il mondo contadino del sud rimasto ancorato alle culture tradizionali. Con le dovute proporzioni ed enormi differenze, la metafora può tornare attuale. Infatti se le Marche del nord continueranno a sviluppare le infrastrutture strategiche per la mobilità, l’economia ed il turismo, le Marche del sud rimangono a bocca asciutta. Il motivo? “Non esistono ancora progetti neanche allo stato embrionale” fanno sapere dal Ministero. Questi verranno avviati grazie allo stanziamento di 100 milioni. Insomma, di fatto la Regione viaggia a due velocità: a nord si avrà una ferrovia potenziata, con il tratto tra Pesaro e Fano arretrato rispetto a quello attuale; a sud si procederà con la stesura dei progetti.

Questo scenario inevitabilmente ha alimentato i malumori degli amministratori locali in quanto il potenziamento della ferrovia è centrale per lo sviluppo di tutta la Regione. Ma anche questa volta non c’è, almeno per ora, un progetto unitario valido per tutte le Marche. Non usa mezzi termini il sindaco di Fermo, Paolo Calcinaro: «Per il Fermano è sicuramente uno schiaffo. Mette in luce la differenza di peso tra il nord ed il sud della Regione. Abbiamo quattro realtà turistiche tra i primi posti delle Marche come Fermo, Porto San Giorgio, Porto Sant’Elpidio e San Benedetto, invece sembra che qui non esista turismo. Non chiediamo tutto e subito ma almeno un progetto unitario. Poi ovviamente si realizzerà a stralci. Però il mio invito è di non spaccare le Marche in due».

Dello stesso avviso è il collega di Porto San Giorgio, Valerio Vesprini: «Si respira una enorme delusione. Pensavo ci fosse l’intenzione di lavorare in sinergia ad un progetto unitario, invece mi sbagliavo. Così rimaniamo indietro ed è inevitabile. Si parlava di un eventuale arretramento ma non si sa dove, come e quando. Come al solito siamo stati bypassati. Intanto il progetto parte a nord e poi si vedrà». Insomma, c’è la sensazione di essere stati accantonati su una questione di primaria importanza per l’economia del Fermano.

Anche il primo cittadino di Porto Sant’Elpidio, Nazareno Franchellucci, punta il dito contro l’assenza di un progetto unitario per tutta la Regione e lancia una stoccata a tutti partiti: «Possiamo capire e comprendere una redazione a stralci del progetto esecutivo. Invece non è più accettabile che le Marche continuino ad essere la Cenerentola delle infrastrutture, in particolare da Ancona a San Benedetto del Tronto. Ogni volta questa zona è la più penalizzata nei momenti di esodo, nei problemi legati alla viabilità, quando si verificano gli incidenti in autostrada. Ciò grava inevitabilmente sulle attività produttive collocate lungo l’asse litoraneo. Questa Regione risente delle scelte sbagliate di tutti i partiti, in cui spesso vengono inserite persone paracadutate a destra e manca. Non si riesce ad avere un peso importante e decisivo e nulla sta cambiando nel corso degli ultimi anni. Sono molto preoccupato in quanto ancora non si vede la luce in fondo al tunnel. Mi auguro che il governo regionale faccia sentire con forza la voce di tutte le amministrazioni perché la nostra zona non può e non deve essere dimenticata».

Probabilmente, per invertire la tendenza in termini di peso politico, innanzitutto il Fermano avrebbe la necessità di avere un suo rappresentante nella giunta regionale. Infatti Guido Castelli, Giorgia Latini e Mirco Carloni, in vista delle elezioni politiche del 25 settembre, potrebbero, qualora fossero eletti, lasciare i loro assessorati vacanti. «Al momento non è stato proposto alcun nome – puntualizza Calcinaro in merito ad una eventuale proposta per un posto in giunta -. Certo è che se su 9 nomine (Sei del 2020 più i 3 sostituti) non ci dovesse essere nemmeno un fermano sarebbe una scelta punitiva per la nostra provincia. La nomina di un rappresentante del territorio è una profonda esigenza di amministratori, imprenditori e associazioni di categoria. Tuttavia è importante che la partita si giochi sul ruolo e non sul nome».

Questo rimpasto potrebbe rappresentare un’occasione per bilanciare e redistribuire equamente i pesi delle cinque province all’interno di Palazzo Raffaello e avanzare una visione politica più unitaria. Ad oggi le fratture tra il nord ed il sud delle Marche non sono state ancora ricucite, questa è almeno la sensazione degli amministratori locali e del tessuto imprenditoriale. Se il Fermano è stato il fanalino di coda nelle nomine di assessore del 2020, adesso sarebbe quantomeno opportuno restituirgli il suo peso politico. Certo è che sostituire tre assessori su sei dopo appena due anni di governo significa ridisegnare la direzione politica. Ora vedremo quale ruolo avrà la nostra provincia per la nuova amministrazione regionale e se assumerà un ruolo strategico, chiave per lo sviluppo del territorio.



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