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Ariston, solidarietà
dell’Unione Montana Esino-Frasassi

ANCONA – Oggi il ministro degli Esteri Antonio Tajani, ha convocato l'ambasciatore russo alla Farnesina per esprimere disappunto: «Le motivazioni del provvedimento di Mosca non trovano fondamento nel diritto». Il capogruppo regionale del Pd, Mangialardi porta il caso all’attenzione dell’Assemblea legislativa della Marche

Da sin. David Grillini e Giancarlo Sagramola

 

Il Consiglio dell’Unione Montana dell’Esino-Frasassi, riunitosi questa mattina per l’approvazione del rendiconto della gestione 2023, ha manifestato solidarietà e vicinanza all’azienda Ariston Group e al suo presidente, Paolo Merloni, condividendo le sue preoccupazioni e quelle espresse dal sindaco di Fabriano Daniela Ghergo. I sindaci che lo compongono hanno espresso in una nota a firma congiunta « sconcerto e condanna l’improvvisa azione del presidente Putin, un atto che sconfessa 20 anni di presenza Ariston in Russia con uno stabilimento che dà lavoro a 200 dipendenti, tra diretti e indiretti. I riflessi in borsa si sono già visti questa mattina, con una discesa dell’Ariston Holding di quasi il 2%. Il Consiglio dell’Unione Montana dell’Esino-Frasassi, preoccupato e attento agli esiti di questo atto autoritario, invita tutte le autorità italiane, in particolare la Regione Marche ed il Governo, ad adottare tutte le misure necessarie per il ripristino della legalità nei confronti di un’azienda che da oltre 20 anni lavora ed opera in Russia a beneficio del paese e della popolazione». Le firme in calce alla nota sono quelle del presidente del Consiglio dell’Unione Montana dell’Esino-Frasassi, Giancarlo Sagramola; del vice presidente e sindaco di Cerreto d’Esi, David Grillini; del sindaco di Serra San Quirico, Tommaso Borri; del sindaco di Fabriano, Daniela Ghergo; del sindaco di Cupramontana, Enrico Giampieri; del sindaco di Sassoferrato, Maurizio Greci, del sindaco di Mergo, Luca Possanzini e del sindaco di Staffolo, Sauro Ragni.

Il ministro degli esteri italiano Antonio Tajani

Oggi intanto, su indicazione del vice presidente del Consiglio e Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, Antonio Tajani, l’ambasciatore della Federazione Russa in Italia è stato convocato alla Farnesina ed è stato ricevuto dal segretario generale, ambasciatore Riccardo Guariglia, in relazione al trasferimento in amministrazione temporanea di Ariston Thermo Rus, società appartenente al Gruppo Ariston, a un’impresa del gruppo Gazprom. «L’ambasciatore Guariglia ha espresso il forte disappunto del governo italiano per tale inatteso provvedimento e ha chiesto chiarimenti all’ambasciatore Alexey Paramonov sulle sue motivazioni, che non trovano fondamento nel diritto, tanto più considerando che esso è stato adottato nei confronti di un’impresa che ha uno storico radicamento nel Paese e che non ha alcuna connessione con l’attuale situazione di crisi internazionale. – si legge in una nota della Farnesina – Egli ha altresì espresso al suo interlocutore l’auspicio che la Russia possa riconsiderare il provvedimento preso, essendo esso stesso qualificato da parte russa come temporaneo».

L’Unione Europea, con un proprio comunicato, ha duramente condannato ieri il provvedimento in parola, che ha colpito anche una azienda tedesca, sottolineando, fra l’altro, come esso rappresenti una ulteriore prova del mancato rispetto da parte della Russia del diritto internazionale. «Il vice presidente Antonio Tajani – prosegue il comunicato – è in contatto sin dal primo momento con l’azienda e si riserva di approfondire le conseguenze della decisione russa insieme ai partner G7 e Ue e di valutare una risposta appropriata. In linea con i partner europei, ed in particolare con la Germania, l’Italia chiede alla Federazione Russa di ritirare le misure adottate contro legittime attività economiche di imprese straniere nel Paese. Le competenti strutture del Maeci, in particolare la Direzione generale per il Sistema Paese, continuano a seguire e a monitorare la situazione, in stretto raccordo con la nostra Ambasciata a Mosca e la nostra Rappresentanza Permanente presso l’Ue».

Maurizio Mangialardi

Maurizio Mangialardi, capogruppo regionale del Partito Democratico, invece, porta il caso Ariston in consiglio regionale con una interrogazione. «Mi chiedo quale credibilità possono avere gli impegni che i ministri Tajani e Urso si stanno prendendo con la Regione Marche rispetto alla salvaguardia degli impianti Ariston privatizzati dal governo russo. Verosimilmente nessuna, visto che stiamo parlando di una classe dirigente non si è mai adoperata nei consessi internazionali per favorire una soluzione diplomatica del conflitto russo-ucraino. – scrive Mangialardi in una nota – È evidente, infatti, come denunciato dai sindacati, che quanto accaduto in questi giorni è una diretta conseguenza di questo devastante conflitto. Se si parla di provvedimento inatteso, come sostenuto dal ministro degli Esteri, significa che l’Italia è governata da una classe dirigente impreparata o in malafede, visto che tra l’altro la nazionalizzazione di Ariston non rappresenta certo il primo caso avvenuto in Russia dallo scoppio della guerra. Oppure vuol dire che la Meloni, sovranista a corrente alternata, è disposta a barattare il destino di tante aziende italiane pur di ottenere la propria legittimazione politica a livello internazionale. In ogni caso il risultato non cambia: a pagare la guerra sono sempre le imprese e i lavoratori».

Il capogruppo regionale del Partito Democratico annuncia pertanto il deposito di un’interrogazione al presidente della Regione Marche Francesco Acquaroli per chiedere quali iniziative intende prendere nei confronti del governo nazionale al fine di tutelare gli stabilimento di Ariston e quelli di altre aziende marchigiane operanti in Russia. «Fin dall’inizio della aggressione russa – spiega Mangialardi – mi sono adoperato con interventi e mozioni in consiglio regionale per impegnare il presidente Acquaroli e la sua giunta ad attivarsi nei confronti dei governi Draghi e Meloni, affinché l’Italia si facesse protagonista in Europa di una concreta azione volta a fermare subito la guerra. Oltre alla prioritaria questione umanitaria, purtroppo passata in secondo piano rispetto alla discussione sull’invio delle armi, indicavo tra le emergenze proprio la necessità di tutelare la nostra economia e le nostre aziende che hanno da decenni profondi legami con la Federazione Russa. Purtroppo, come spesso accade con questo centrodestra, assistemmo a un dibattito svogliato e superficiale, vuoto di idee e ricco di slogan, con il risultato che nulla è stato fatto né per chiedere un immediato cessate il fuoco né per mettere al sicuro le nostre imprese. Chissà se ora il presidente e la sua maggioranza hanno finalmente capito che la nostra richiesta di discutere le conseguenze della guerra in Ucraina non aveva nulla di capzioso ma era strettamente intrecciata con il futuro dell’economia regionale? Spero che già dalle prossime ore Acquaroli o chi per lui si attivi nei confronti del governo nazionale per dare risposta alle angosce del nostro territorio».

 

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