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Falconara, inquinamento ambientale:
due indagati della raffineria Api

FALCONARA - Inviato l'avviso di conclusione indagini all'amministratore delegato e al responsabile dell’ufficio ambiente. L'inchiesta, portata avanti dai carabinieri del Noe, è scattata dopo le numerose segnalazioni e denunce dei residenti sulle esalazioni registrate tra il 2013 e il 2018

I carabinieri del Noe durante un sopralluogo alla raffineria Api di Falconara

 

 

Inquinamento ambientale a Falconara: chiuse le indagini sulle esalazioni segnalate dai comitati e dai residenti  tra il 2013 ed il 2018, con due vertici della raffineria Api sotto accusa.

Si tratta dell’amministratore delegato, nonché del responsabile dell’ufficio ambiente e sicurezza dello stabilimento di Falconara.  Le ipotesi di reato contestate dal pm Paolo Gubinelli sono getto pericoloso di cose, inquinamento ambientale, mancata applicazione del piano interno di sicurezza e la violazione di prescrizioni in materia ambientale. Le notifiche della conclusione indagini sono arrivate dopo gli accertamenti eseguiti dai carabinieri del Noe e da tre consulenti nominati dalla procura. Nel mirino degli investigatori c’è finita soprattutto la fase di attracco allo stabilimento petrolchimico delle navi cisterna, così come la fase di carico e scarico del greggio.  Proprio in concomitanza di tali operazioni – ha accertato la procura – si sarebbe avvertita una maggiore percezione dei miasmi odorigeni da idrocarburi da parte della popolazione. Le indagini preliminari  si sono concluse con l’emissione dei due avvisi di garanzia agli indagati. Stando alle accuse, non avrebbero adottato le misure previste dal piano di emergenza interno, omettendo di comunicare alle autorità, non appena venuti a conoscenza dei presunti incidenti,  l’evento dell’emissione incontrollata in atmosfera di gas pericolosi ricadenti sul centro abitato di Falconara ed avvertiti dalla popolazione. La procura gli contesta anche  di aver deteriorato abusivamente e significativamente in maniera misurabile, la qualità dell’aria di Falconara Marittima, come verificato – sostengono gli inquirenti –  dalle rilevazioni effettuate dagli organi tecnici. Il capitolo sulle esalazioni non è però chiuso. In piedi c’è ancora un’altra inchiesta, coordinata dal pm Irene Bilotta. E’ quella nata nell’aprile 2018 dopo migliaia di segnalazioni e denunce sporte dai cittadini per le esalazioni sentite a seguito di un incidente avvenuto al serbatoio Tk61. In questo filone sono indagate 16 persone. Tra le ipotesi di reato ci sono  inquinamento ambientale, lesioni colpose e omessa osservanza delle normative sulla sicurezza sul lavoro. In merito all’inchiesta, è intervenuta l’azienda  con una nota: «Raffineria di Ancona SpA intende precisare che le stesse, note già da tempo per essere state notificate agli indagati ormai da alcune settimane, hanno avuto ad oggetto informazioni e documenti spontaneamente forniti dalla società medesima nell’ambito di un pieno spirito collaborativo. Nel merito, Raffineria è certa di aver sempre rispettato la normativa e le procedure ambientali e di sicurezza. Vale la pena sottolineare, inoltre, che api Raffineria di Ancona, il più importante stabilimento industriale presente nella Regione Marche, ha mantenuto alti negli anni stanziamenti in azioni a tutela dell’ambiente, sicurezza e salute con un investimento, nei soli 2018 e 2019, di ben 10 milioni di euro sia per interventi che rientrano tra le nuove prescrizioni scaturite dal rinnovo dell’Autorizzazione Integrata Ambientale, sia per investimenti di miglioramento dell’impatto ambientale che l’azienda ha messo in campo di sua iniziativa. L’azienda intende continuare a condividere con gli enti e la popolazione tutte le attività messe in campo , proseguendo in un percorso di collaborazione tra impianto produttivo, amministrazione e comunità locali che prevede azioni concrete e trasparenza delle informazioni».

 

sss

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