di Giampaolo Milzi
La sorta di “damnatio memoriae” istituzionale che incombe sul più prezioso e ampio tratto di strada romana presente ad Ancona, precisamente nella frazione Ghettarelllo, potrebbe – il condizionale è d’obbligo – avere vita breve, grazie all’intervento dei carabinieri del Nucleo tutela patrimonio culturale (Ntpc). La triste scoperta, a seguito di un sopralluogo sul posto compiuto da Cronache Ancona, è oramai totalmente invisibile, scomparsa sotto uno stato di terriccio, rovi ed erbacce. Il tratto viario in questione è risalente al I secolo d.C. Il 5 giugno l’Ntpc di Ancona, su impulso del comandante Carmelo Grasso, ha inviato una lettera alla Soprintendenza unica delle Marche in cui, preso atto del disastroso stato in cui versa il sito archeologico, sottoposto a vincolo e tutela, chiede che gli esperti dell’ente periferico del Mibact compiano al più presto un sopralluogo, verifichino essi stessi la gravità della situazione e adottino i provvedimenti di loro competenza per ripristinare la conservazione della bimillenaria porzione di strada e per consentire di nuovo ai visitatoti di poterla ammirare. Il tratto, dopo alcuni sondaggi di scavo nel 2012, è stato portato alla luce proprio dall’allora Soprintendenza ai Beni archeologici nel 2013. Rettilineo, con orientamento nord est – su ovest, lungo ben 23,30 metri per una larghezza di 3,60 e una pendenza dell’11%, (dislivello di 2,59 metri) è costituito da blocchi squadrati di calcarenite e brecce di formazione marina, materiale di costruzione all’epoca estratto sul posto. Esattamente si trova in cima al colle Montàgnolo, in un’area di proprietà demaniale, a ridosso dell’edificio dell’Enav (Ente nazionale assistenza al volo) dotato di alcuni sistemi di trasmissione radio.
Secondo l’archeologo e notissimo studioso e ricercatore Maurizio Landolfi, ex alto funzionario della Soprintendenza ai Beni archeologici di Ancona, il tratto di strada del Ghettarello, databile prima età imperiale, «sembrerebbe costituire un diverticolo della Flaminia, una delle più importanti vie consolari delle Marche assieme alla Salaria, e rappresentare (ciò che resta di, ndr) una importante connessione con il porto romano di Ancona». Alla Soprintendenza, nel febbraio di 7 anni fa, il merito di aver risistemato in modo eccellente il segmento di via, che si staglia in un terreno interamente recintato da un alta rete, a maglie larghe, tale quindi da poter consentire ai visitatori uno stupendo colpo d’occhio, sormontata da filo spinato. Ma proprio quel colpo d’occhio panoramico, poi, è divenuto via nel tempo impossibile: le erbe spontanee, cresciute a dismisura un paio d’anni fa, sono cresciute tanto da ricoprire quasi il cartello turistico con la descrizione del suggestivo basolato. «I blocchi del basolato – si legge oggi per fortuna sul cartello – sono stati poggiati direttamente sul suolo argilloso, giustapponendoli nella consueta conformazione “a schiena d’asino”, con l’asse centrale più rilevato (rialzato, ndr) rispetto ai bordi, per permettere il reflusso dell’acqua piovana. Dalla sporadica presenza di piccoli ciottoli rintracciati sui basoli, è evidente che la superficie su cui si muovevano uomini e mezzi in antico doveva essere uniformemente ricoperta da un livellamento di ghiaia, per consentire un passaggio più confortevole».
L’estremo stato di degrado dell’importante struttura viaria dovrebbe essere già noto alla Soprintendenza, al Segretariato regionale per le Marche (con sede ad Ancona) e al Ministero per i Beni e le attività culturali e per il turismo (Mibact), diretto dall’architetto Corrado Azzolini. Le parole di Attilio Borioni, dipendente del Segretariato, residente a Ghettarello e conoscitore del sito archeologico: «Sono molto addolorato per questo tratto di strada che versa in abbandono, i funzionari del Segretariato sono consapevoli del problema, ma evidentemente hanno tralasciato di intervenire per dare precedenza ad altre priorità». Ma grazie alla recente lettera dell’Ntpc, il recupero e il ripristino della pubblica valorizzazione dell’itinerario viario romano del Ghettarello-Montàgnolo dovrebbe finalmente diventarla una priorità. In caso di mancata operatività di Soprintendenza, Segretariato o dello stesso Demanio (va verificato con precisione in capo a chi ricada la competenza dei lavori necessari), in via puramente teorica, la questione potrebbe passare all’attenzione della Procura della Repubblica.
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