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Corruzione in Comune,
fissata l’udienza preliminare
Spunta un sesto indagato

ANCONA - La procura ha chiesto di andare a giudizio. Procedimento davanti al gup il 2 novembre per il geometra Simone Bonci, accusato di aver affidato lavori (per la procura mai realizzati o eseguiti in parte) a imprenditori edili in cambio di soldi e regali

La polizia in Comune

 

di Federica Serfilippi

Corruzione in Comune, la procura chiede il rinvio a giudizio per il geometra Simone Bonci e i quattro imprenditori edili finiti in arresto lo scorso novembre: Tarcisio Molini (direttore tecnico della Mafalda srl di Cingoli) e degli imprenditori Francesco Tittarelli (Ancona), Marco Duca (Cupramontana) e Carlo Palumbi provincia di Teramo). L’udienza preliminare davanti al gup Francesca De Palma è stata fissata il 2 novembre. Gli indagati potrebbero decidere di procedere con riti alternativi, evitando dunque di finire a dibattimento. Nell’atto che invita le parti a comparire in tribunale tra meno di tre mesi è stato inserito anche un sesto indagato: si tratta di Moreno Ficola, socio di una ditta edile con sede legale a Osimo. Anche a lui viene contestata la corruzione: stando all’accusa formalizzata dal procuratore aggiunto D’Agostino e dal sostituto Dicuonzo avrebbe elargito al dipendente comunale 3mila euro in cambio dell’affidamento diretto di lavori – dice la procura – parzialmente eseguiti e liquidati con cifre superiori al valore reale dei cantieri. Si tratterebbe di due partite (novembre-luglio 2018) riguardanti il cimitero di Montesicuro e, per l’esattezza, la messa in sicurezza della facciata della chiesa e la riparazione del tubo di scarico.  C’è un altro reato, contestato solamente a Bonci: l’istigazione alla corruzione. Per gli investigatori, il geometra – all’epoca in servizio alla Direzione manutenzioni, frana e protezione civile del Comune – avrebbe promesso a un ingegnere esterno al Comune l’affidamento di incarichi professionali per un valore di 15mila euro, in cambio di una mazzetta del valore di 5mila euro. Per quanto riguarda invece gli episodi corruttivi, la procura sostiene l’esistenza di un sistema di “do ut des”, in cui il geometra avrebbe favorito l’affidamento di alcuni lavori pubblici alle ditte degli indagati, ricevendo in cambio soldi, prodotti hi tech, il rifacimento del bagno di casa e l’installazione della caldaia.

Simone Bonci all’ingresso del tribunale

Da contro, stando alle risultanze investigative della Squadra Mobile e della polizia locale, i lavori affidati nel corso nel 2019 sarebbero stati parzialmente eseguiti, per nulla effettuati oppure pagati con una somma maggiore rispetto al reale valore di mercato dell’intervento. Tra i cantieri affidati finiti nel mirino della procura: il restyling dei laghetti del Passetto con relativi interventi corollari (sistemazioni sentieri, recinzioni, verde) e lavori di manutenzione in vari cimiteri della città. Per quanto riguarda il maxi cantiere del Passetto (appalto vinto dalla Procaccia srl di Palumbi), stando alla procura, Bonci si sarebbe speso a favore dell’imprenditore per promettergli l’ottenimento di altri lavori e per liquidare quelli già compiuti dopo aver ricevuto (la procura parla di una tranche di 5 e una da 3mila euro) soldi da Palumbi. Ques’ultimo e gli altri imprenditori arrestati lo scorso novembre hanno sempre rigettato l’ipotesi accusatoria, tracciando piuttosto le linee di una presunta concussione. All’epoca degli arresti, Bonci era finito in carcere, Molini, Tittarelli, Duca e Palumbi ai domiciliari. Le misure cautelari originarie sono nel frattempo cadute. I difensori degli imputati sono Lorenza Marasca, Riccardo Leonardi, Antonella Scortichini, Ennio Tomassini, Tommaso Rossi, Gennaro Lettieri ed Elisabetta Simonetti.

Da sinistra Carlo Pinto, capo della Mobile, e Palumbi

 

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