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Esuberi Enedo,
il caso finisce in Parlamento

OSIMO - A presentare un'interrogazione è stato il deputato del gruppo misto L'Alternativa C'è Paolo Giuliodori: «L’ennesima crisi aziendale nel nostro territorio, sempre per la logica del profitto a tutti i costi»

Paolo Giuliodori

 

Il caso degli esuberi annunciati dalla Enedo Spa di Osimo finisce in Parlamento. A presentare un’interrogazione è stato il deputato marchigiano Paolo Giuliodori, appartenente al gruppo misto L’Alternativa C’è. L’interrogazione è avvenuta nel corso della Commissione Lavoro. «L’ennesima crisi aziendale che coinvolge il nostro territorio. Una tragedia occupazionale che rischia di mandare a casa 35 lavoratori, probabile preludio di una chiusura totale della sede. Siamo stanchi di vedere aziende storicamente importanti chiudere i battenti, licenziare e delocalizzare. Le logiche di profitto prevalgono su lavoro, famiglia, occupazione. E ancora una volta lo Stato sta a guardare» accusa amareggiato Giuliodori. «Oggi  durante il question time in Commissione Lavoro ho chiesto chiarimenti al ministero, soprattutto per capire se il governo ha intenzione di fare qualcosa oppure se preferisce non muovere un dito come sempre». Sono passati circa 10 anni da quando Enedo iniziò la delocalizzazione della produzione in Tunisia, lasciando nelle Marche gli altri reparti. Non molti anni fa si contavano ben 400 dipendenti, ma attualmente i lavoratori della sede osimana sono solo 85 in totale. «Enedo non è un caso isolato. Il territorio delle Marche è interessato da numerose crisi industriali (le vertenze iGuzzini, ex-Merloni e soprattutto Elica, vicenda che riguarda 409 lavoratori in esubero) che impattano negativamente sull’occupazione. Senza dimenticare la recente ferita della chiusura di Auchan-Sma. La causa dei licenziamenti collettivi e della chiusura degli stabilimenti produttivi è quasi sempre la stessa: la scelta aziendale di delocalizzare le attività in altri Paesi Ue o extra-Ue. Scelte dettate da logiche di profitto, presentate sempre come una condizione necessaria a salvaguardare il futuro delle imprese, senza però preoccuparsi del futuro di chi ci lavora e del territorio» continua Giuliodori.

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