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Il Piano Socio Sanitario Regionale
è realtà, ma l’opposizione abbandona
l’aula prima del voto per protesta

LA SCELTA - È stata così motivata: «Non saremo compartecipi di questo enorme inganno verso i cittadini marchigiani». «Ci state facendo un favore, ma vedete un po' voi» è stata la risposta del relatore Carlo Ciccioli

I membri dei gruppi consiliari di Pd e M5S che stamane sono usciti dall’aula per non partecipare alla votazione del Piano Socio Sanitario Regionale

di Antonio Bomba (Foto di Giusy Marinelli)

Il Piano Socio Sanitario Regionale è adesso realtà. Dopo circa 9 ore di dibattito tra ieri e oggi, poco prima di pranzo il consiglio regionale ha approvato la delibera di Giunta con 21 voti favorevole e nessun contrario.

Eh sì. Perché Partito Democratico, Movimento 5 Stelle e Gruppo Misto hanno deciso congiuntamente di lasciare l’aula in polemica, non volendo rendersi «corresponsabili», testuale dal loro documento, di un siffatto provvedimento. «Arrivederci ci vediamo a settembre» Ha anche esclamato tra il sarcastico e l’ironico Maurizio Mangialardi, capogruppo del Pd e relatore di minoranza del Piano, mentre il presidente del Consiglio Dino Latini invitava i consiglieri di minoranza a restare in aula e rivedere le proprie decisioni.

Una scelta legittima ma criticata da tutti i capigruppo della maggioranza. Carlo Ciccioli (Fratelli d’Italia) ha visto in questo «Un atto politico inutile per i marchigiani ma innocuo per la maggioranza. Faremo anzi le cose più rapidamente adesso. Chi è il ‘genio’ che ha elaborato questa strategia? Non so. Ma a quanto pare gli atteggiamenti ‘infantili’ di Carancini hanno contagiato tutti». Ciccioli arriva anche a consigliare i colleghi del centrosinistra «Fossi stato in voi avrei presentato emendamenti su emendamenti per metterci in difficoltà». E a proposito di emendamenti lo stesso Ciccioli ne aveva presentato uno a cui teneva particolarmente, ma l’assessore alla Sanità Filippo Saltamartini gli ha gentilmente chiesto di ritirarlo per non compromettere tutti il piano. «Con amarezza – ha commentato Ciccioli giocando di squadra – lo ritiro».

Carlo Ciccioli

Andando in ordine ad aprire gli interventi stamane è stato proprio Ciccioli che in controrelazione ha risposto alle critiche mosse ieri dall’opposizione: «Cronoprogramma per il Piano Socio Sanitario? Quando mai si è parlato di tempi per la sanità anche in precedenza? Poi chiaro. Il piano è assolutamente perfettibile e subirà correzioni nel corso del tempo. Adesso – è la sua conclusione – toccherà ai vari direttori generali attuarlo prima delle prossime elezioni regionali».

Non ci è andato invece leggero il controrelatore Mangialardi, prima di abbandonare l’aula. «Questo – sono state le sue durissime parole – è il piano dell’imbroglio e dell’inganno e non dovete nemmeno offendervi per questo. In tutto questo tempo avete solo visto un nemico nel Pd. Il Piano in sé? Nemmeno lo conoscete. È entrato – prosegue la sua arringa politica l’ex sindaco di Senigallia – in un modo brutto ed è uscito anche peggio. Illude i cittadini ma non da loro nessuna risposta concreta. Non vi sono soluzioni su niente. Meglio ancora per il sociale – commenta sempre sarcasticamente – perché non ne fate nemmeno menzione. Insomma, avete ingannato i cittadini e disatteso le loro aspettative. E adesso con la riduzione dei fondi Pnrr decisa dal vostro Governo nazionale sarà anche peggio. Per tutti questi motivi – conclude – usciamo e non partecipiamo a questo scempio».

Maurizio Mangialardi durante il suo intervento

Saltamartini dal canto suo rivendica il suo passato da caposcorta di Benigno Zaccagnini e l’aver partecipato alla liberazione del generale Dozier per dire: «So bene cosa sia la violenza sia a parole che quella ideologica. E le vostre parole sono inaccettabili. Abbandonando l’aula – rincara la dose – eseguite un atto di vigliaccheria e incapacità politica. Però noi, al contrario vostro, faremo quello che non avete fatto voi in 25 anni: risponderemo alle esigenze sanitarie dei marchigiani».

Passando ai contenuti invece Saltamartini difende la propria opera esaltando «la coesione tra Giunta e maggioranza» e poi «Il piano è stato concertato con tutte le associazioni di categoria, i sindacati, ogni ospedale regionale e ogni città. Mai una cosa simile era avvenuta». L’assessore passa poi ad elencare i successi ottenuti in ambito sanitario da quando la Giunta Acquaroli è in carica: «Abbiamo portato le terapie intensive da 105 a 250. Durante il Covid siamo stati i primi a fare lo screening di massa nei palazzetti e siamo stati primi per efficienza. Per chi non voleva vaccinarsi abbiamo offerto cure monoclonali. Questo a differenza della sinistra che ci aveva lasciati nel degrado più assoluto».

Filippo Saltamartini

Il presidente della Regione Marche Francesco Acquaroli invece inizia ringraziando tutti coloro che hanno lavorato e che si sono spesi per il Piano Socio Sanitario Regionale. Un provvedimento «Che ha tenuto impegnati i suoi protagonisti per 2 anni e mezzo». Per poi dire che si è operato con il solo obiettivo di rispondere alle «esigenze di salute dei marchigiani».

Il governatore prosegue rimarcando che «abbiamo agito guardando anche alle aree disagiate che stanno vivendo uno spopolamento. Lì i servizi sono sempre meno e mancano i medici di base. Ma abbiamo agito anche pensando alle persone anziane, impossibilitate a rivolgersi alla sanità privata. Ancora – prosegue – potenzieremo assistenza di prossimità e i livelli intermedi, così come la telemedicina per arrivare davvero ovunque. E la riorganizzazione delle reti cliniche rappresentano per noi un autentico valore aggiunto. Da oggi – è la sua conclusione – ci metteremo al lavoro per far si che il Piano diventi realtà nel minor tempo possibile».

Giungendo alle conclusioni il centrodestra è convinto che non appena il piano riuscirà ad entrare a pieno regime le necessità sanitarie dei cittadini marchigiani saranno espletate in un modo migliore di quello in auge sino ad ora. Diversamente il centrosinistra ritiene che la sanità pubblica viene definitivamente affossata. Scopriremo presto, tutti noi in prima persona, chi avrà avuto ragione.

Francesco Acquaroli

Spazio adesso alle dichiarazioni dei protagonisti iniziando da Pd, M5S e che commentano così, tramite comunicato, la loro decisione di lasciare l’aula (seguiti dal Gruppo Misto): «Non vogliamo essere corresponsabili di questo enorme inganno che la destra ha ordito ai danni della comunità marchigiana con il Piano Socio-Sanitario Regionale 2023-2025: il ‘Piano dell’inganno’ che illude i pazienti e i cittadini marchigiani. Siamo usciti dall’aula lasciando che questa maggioranza, sempre più distante e isolata dai reali bisogni dei cittadini, resti sola anche al momento di votare questo atto irricevibile, sbagliato e inemendabile. Lo abbiamo più volte detto nel corso della discussione in commissione – affermano Pd e M5S – e lo abbiamo ribadito oggi in Assemblea: questo Piano, che tale non è, non solo non ha coinvolto nella sua elaborazione gli enti locali, i sindacati, le associazioni e i comitati, tradendo così ogni criterio minimo di partecipazione democratica, ma non dà nessuna risposta alle questioni aperte della sanità marchigiana. Un atto di pura propaganda, che promette di tutto senza tenere conto dei vincoli imposti dalla legislazione nazionale, senza indicare con quali risorse e con quale personale verranno realizzati i progetti elencati al suo interno e senza neppure valutare l’enorme impatto che avranno i tagli lineari apportati dal governo Meloni alle risorse previste dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza».

La nota del centrosinistra regionale si conclude così: «Dopo la severa bocciatura del Crel e le pesanti critiche ricevute dai sindacati  ci saremmo aspettati che dal presidente Acquaroli, dalla sua giunta e da tutti i gruppi di maggioranza, ci fosse un ripensamento, o quanto meno un’intelligente autocritica, che li spingesse a sospendere il percorso di approvazione e l’avvio di una più approfondita valutazione delle tante criticità emerse. Invece la destra ha dato ancora una volta prova di arroganza, rifiutando non solo il contributo costruttivo dei partiti di minoranza, ma anche quello della società civile. Una società civile ormai stanca e provata dalla fallimentare gestione della sanità da parte della giunta Acquaroli, che in tre anni ha portato a una drastica diminuzione dei servizi, al taglio delle risorse, all’aumento della mobilità passiva e a un allungamento delle liste d’attesa che obbliga sempre più persone a curarsi nelle strutture private».

In un messaggio di ieri invece, Ciccioli aveva difeso il Piano criticando l’opposizione: «Anche oggi abbiamo assistito dal Partito Democratico al festival della demagogia, del vuoto pneumatico dei contenuti, delle dichiarazioni autoreferenziali e degli interventi farciti di menzogne politiche. È mancato il mea culpa sul passato, ciò che i marchigiani tutti si sarebbero attesi, tranne che dalla consigliera Manuela Bora che, e le fa onore, ha chiesto scusa ai marchigiani per quanto da loro non fatto in materia sanitaria. Mi aspetterei altre scuse anche dai vertici del Pd marchigiano, ma non credo arriveranno, non tutti hanno l’onestà intellettuale mostrata in questo caso dall’ex assessore Bora».

Il capogruppo consiliare di Fdi prosegue nel giudizio sui Dem: «Nessun apporto da parte del Pd alla stesura del Piano Socio Sanitario 2023-2025, manifestato dalla mancanza di emendamenti, ordini del giorno e qualsiasi altro atto di indirizzo, nonostante l’apertura massima dimostrata in Commissione e in Aula, di cui hanno approfittato ordini professionali, associazioni dei malati, sindacati di categoria e società scientifiche. È un segno preoccupante per un’opposizione che non ha idee, non è in grado di produrre progetti in favore dei marchigiani, rimanendo ancorati alla ricetta, nefasta, della Giunta Ceriscioli che è stata giudicata severamente non solo da noi. Ma, oggettivamente, da due fattori oggettivi: la pandemia e la democrazia. La prima ha messo in luce come il perno della loro contro-riforma sanitaria caratterizzato da un accentramento dei servizi nei soli ospedali dei capoluoghi, sguarnendo la maggior parte dei territori regionali, in particolar modo le aree interne. La democrazia, invece, si è espressa chiaramente con il voto popolare. E la nostra riforma, che si completa con il Piano Socio Sanitario, è ciò che abbiamo detto ai marchigiani, in modo coerente e concreto».

Ciccioli ammette anche nel comunicato che «è un Piano perfettibile, a differenza della Sinistra noi sappiamo bene che nessuno possiede la verità in tasca, che va in direzione diversa dai fallimenti delle precedenti Amministrazioni. È un documento che ha una propria sostenibilità economica, che recepisce le falle messe in luce dalla Pandemia, che favorisce ed implementa una sanità diffusa e capillare, avvicinando i servizi a tutti i marchigiani a prescindere dal luogo di residenza. Un Piano che contribuirà ad elevare la specializzazione del personale e delle strutture, decongestionando i Pronto soccorso e proponendo un’integrazione più equilibrata e meno sfavorevole per il pubblico con il privato. La sanità privata, che è stata dilatata all’incredibile nella scorsa legislatura, è nella necessità di essere rivisitata ben sapendo che è utile, ma all’interesse generale e non facendo concorrenza al pubblico nell’assunzione del personale. Si punta sulla Telemedicina e l’informatizzazione, settori non sviluppati in tutti questi anni, asset sui quali puntiamo in particolar modo. Si affronta il nodo delle Liste d’attesa, altra problematica ereditata dal passato ed acuita con la pandemia e la cronica carenza di personale sanitario assumibile, costringendo l’utenza a rivolgersi al privato. Infine, si affronta lo sbilanciamento dovuto al buco nero della Mobilità passiva, anche questo gravosa eredità delle Giunte di sinistra, 160milioni di euro in uscita con 60milioni di squilibrio rispetto alla mobilità attiva, soldi con cui invece si potrebbe assumere personale sanitario e investire su nuove tecnologie, aspetto questo – conclude Ciccioli – a cui stiamo cercando di porre un freno concreto e veloce».

Sul tema Piano Socio Sanitario Regionale anche il presidente del Consiglio Dino Latini (Udc) ha detto la sua: «Sappiamo perfettamente quanto ancora sia lunga la strada per raggiungere la sanità che tutti vogliamo nelle Marche, intesa come  la tutela della salute prevista dalla nostra Costituzione . Ma ritengo che il Piano abbia la capacità di ridurre le distanze. Il lavoro fatto e l’impegno di tutti vanno proprio in questa direzione. La prima cosa positiva – va avanti l’ex sindaco di Osimo – è che abbiamo finalmente una mappatura di tutti gli aspetti della salute di ogni cittadino, a partire dalla nascita fino all’invecchiamento. E nel Piano, a mio avviso, è presente un grande concetto di base, vale a dire l’integrazione tra territorio e ospedale, che è di fondamentale importanza rendere stabile ed efficiente».

Sempre per Latini i percorsi futuri sono quelli che «dovranno valorizzare servizi,  risorse, personale e stakeholder. E il risultato sarà tanto più importante tenendo conto del grado di prestazioni fornite in base alle reali necessità del singolo cittadino. Rispetto al passato si parla per la prima volta di un dato significativo, forse mai valorizzato, quello legato alle reti, che significa tenere conto dell’appropriatezza della cura, del taglio degli sprechi e della riduzione delle liste di attesa che tutti ci auguriamo possano subire una drastica flessione o addirittura siano eliminate per una visione di ‘salute globale’».

La Lega Marche: «L’approvazione del piano socio-sanitario 2023-2025 è un altro importante tassello nella strategia di ricostruzione della sanità regionale. Il Pd che lascia con clamore l’aula consiliare conferma quanto ha fatto negli ultimi decenni al governo regionale: la strategia dell’abbandono. Un atto che si inserisce in un anno record per la maggioranza regionale in cui abbiamo approvato anche la riorganizzazione dell’architettura sanitaria regionale modificando la legge 13, licenziando il masterplan dell’edilizia sanitaria, aumentando le risorse per le borse di studio per i medici. È il cambio di passo che ci hanno chiesto i marchigiani messo in atto attraverso cambiamenti epocali che richiedono tempo, ma che daranno risposte concrete. Grazie al vicepresidente ed assessore alla sanità Filippo Saltamartini che ha lavorato senza sosta per questo risultato».

I consiglieri regionali della Lega

Prosegue poi il gruppo consiliare della Lega Marche: «Politicamente strumentale l’atteggiamento del Pd che ha deciso di mandare la palla in tribuna anche perché non accetta di essere in panchina abbandonando l’aula. “Hanno fatto il solito pianto del coccodrillo condito di allarmismi, critiche pretestuose e polemiche surreali prima di fare la solita fuga dalla responsabilità, un atteggiamento in linea con il fatto che si tratta, in gran parte dello stesso Pd che da centravanti, ovvero quando governava la regione, non ha voluto e saputo toccare palla nella sanità. Ci hanno lasciato – spiegano il loro punto di vista i consiglieri leghisti – una sanità allo sbando, un’organizzazione inefficiente ed inefficace, una mobilità passiva in aumento, liste di attesa infinite, pochi progetti di edilizia. Passo dopo passo con responsabilità e decisione la Lega e la maggioranza la stanno cambiando nel rispetto di quanto contenuto nel programma elettorale sul quale i cittadini marchigiani ci hanno dato fiducia».

Il gruppo prosegue: «Fin dall’inizio della legislatura siamo stati chiari sugli snodi strategici nella nostra visione di sanità a cominciare dalla fine della politica degli ospedali unici provinciali. Confermiamo di voler costruire una sanità policentrica potenziando il collegamento tra ospedale e territorio, attraverso la riorganizzazione della governance territoriale sanitaria e gli investimenti in edilizia di settore. Passo dopo passo abbiamo messo in atto questi cambiamenti, ad esempio cancellando l’inefficiente Asur unica regionale sostituita da cinque aziende sanitarie territoriali più vicine ai cittadini con l’obiettivo di potenziare i servizi sanitari sul territorio e riequilibrare l’offerta sanitaria regionale. Con puntualità e rigore abbiamo realizzato il masterplan di edilizia sanitaria pianificando la costruzione di tre nuovi ospedali, di nuove strutture per le emergenze, di case della comunità, di ospedali di comunità e di centri operativi territoriali».
«Con 3,7milioni di euro di risorse – spiegano adesso in cifre i rappresentanti della Lega – di bilancio regionale abbiamo fatto quasi quadruplicato portandole a 155 le borse di studio per i medici di medicina generale che risulteranno ammessi al corso triennale di formazione 2023-2026.  Un incremento progressivo garantito, negli anni, per rispondere alle esigenze di salute che provengono dal territorio invertendo il trend di un numero di medici prossimi alla pensione molto più elevato rispetto ai medici in ingresso nel nostro circuito di medicina territoriale. Con l’approvazione del Piano sociosanitario diamo un’anima ed un indirizzo di programmazione all’intera sanità regionale poggiando la sua azione su tre cardini la prevenzione, l’assistenza territoriale e l’assistenza ospedaliera.  Forte degli studi di fabbisogno portati avanti dalle Università, il piano è la risposta organica alle tante necessità sanitarie regionali, guida e indirizzo per le scelte e le sfide del futuro».

Il Pd Marche e i rappresentanti Dem provinciali entrano in scena a supporto delle scelte dei propri rappresentanti regionali: «Quali sono le priorità del Governo Acquaroli? Come si intendono ridurre le liste d’attesa? Qual è il progetto per le aree interne? Quale la strategia per la tutela degli anziani fragili o dei soggetti più deboli e delle loro famiglie? Queste sono solo alcune delle domande a cui non troviamo risposta nel Piano socio-sanitario Regionale voluto e approvato oggi in Consiglio solo dalla destra. Desideriamo esprimere tutta la nostra contrarietà ad un Piano che fa emergere una totale mancanza di trasparenza sulle reali intenzioni del Governo Acquaroli sulla sanità pubblica regionale. Questo è uno dei motivi principali che hanno spinto tutto il Gruppo consiliare del PD, insieme al M5S, ad abbandonare l’aula. Posizione poi seguita dal Gruppo Misto. Purtroppo le preoccupazioni sulla tenuta del sistema sanitario nazionale pubblico sono sotto gli occhi di tutti. Allarme a cui il Governo Meloni non sta dando risposte, da ultimo con le incertezze sulle nuove modalità di utilizzo dei fondi del Pnrr previste per la sanità. In questo contesto, non possiamo fare a meno di notare che il Piano Socio-Sanitario Regionale faccia finta che i vincoli economici e di personale, dipendenti da un governo nazionale del suo stesso colore politico, non esistano. Come fa finta che non esistano i vincoli normativi sulla organizzazione dei servizi territoriali e ospedalieri. La Giunta regionale Acquaroli propone infatti ai marchigiani un Piano socio-sanitario pieno di promesse, con un forte incremento dei costi, senza spiegare come tali costi si sosterranno e senza nessuna azione di razionalizzazione che consenta di recuperare risorse».

Il Pd Marche va poi avanti a spiegare la propria visione negativa della riforma: «Ci troviamo, insomma, di fronte a un Piano che non pianifica nulla, ma promette tutto. Non viene fatta un’analisi seria delle criticità attuali, e rispetto a queste non si fanno scelte, non si identificano con chiarezza obiettivi e tempistiche. Vediamo solo una lista della spesa senza risposte chiare su quali voci della lista vedranno una risposta entro la fine della legislatura, in che modo, con quante e quali risorse, con quali modalità di verifica. Una cosa comunque si capisce: tutti gli obiettivi concreti sono spostati alla prossima legislatura. Questo Piano non è un Piano. Questo è quanto emerge dal nostro approfondimento. Come Partito Democratico abbiamo lavorato insieme alacremente in questi due mesi. In un percorso condiviso tra PD regionale e federazioni provinciali, insieme ai consiglieri regionali e con il preziosissimo supporto dei membri del Tavolo Sanità, guidato da Claudio Maffei, ai quali va il nostro sincero ringraziamento, abbiamo studiato il Piano, approfondito i contenuti, discusso sulle soluzioni offerte e ragionato sulle correzioni utili per i marchigiani, facendo incontri sul territorio per coinvolgere e informare i cittadini. Rinveniamo solamente un mix di retorica e propaganda, che apparentemente accontenta tutti per non assumersi alcuna responsabilità. Il rischio è che il Piano sarà valutato, purtroppo, con le esperienze negative dirette degli stessi marchigiani quando sarà troppo tardi. Per questo continueremo a vigilare e a chiedere quali siano le volontà del Governo di destra sulla sanità pubblica, che questo Piano non chiarisce affatto».

Parere fortemente negativo al Piano Socio Sanitario Regionale è espresso anche dai sindacati di Cgil, Cisl e Uil: «Non ci convince perché così come è concepito è inutile, fatto di tante promesse, ma senza alcuna scelta concreta nei fatti, che possa far presupporre un reale miglioramento della sanità marchigiana nei tempi di vigenza del Piano stesso. Il documento inoltrato da Cgil, Cisl e Uil delle Marche a tutti i consiglieri regionali,  ha messo in evidenza tutte  le carenze del Piano che non sono state certo confutate dal dibattito che ne è seguito in Consiglio».

Sempre per Cgil Cisl e Uil «la programmazione dei servizi sociosanitari soprattutto se fatta  dopo una pandemia, dovrebbe aggredire i problemi che il covid ha messo in luce e non limitarsi solo ad enunciazioni di principio e dovrebbe, con decisione, affrontare i nodi strutturali della Sanità marchigiana, precisando priorità e tempi di attuazione degli interventi. Purtroppo invece i problemi dei cittadini soprattutto quelli più fragili rimangono tutti in piedi. In questi mesi durante gli incontri fatti con il Presidente e l’Assessore (Acquaroli e Saltamartini, ndr) abbiamo espresso le nostre valutazioni, e abbiamo consegnato le nostre proposte ponendoci sempre con un atteggiamento  costruttivo e responsabile. Nonostante le rassicurazioni di prendere in considerazione le nostre osservazioni quasi sempre condivise dall’assessore Saltamartini , di ciò non se ne vede traccia nemmeno nell’ultima stesura del Piano».

I sindacati proseguono: «Ad un anno esatto dall’approvazione della legge regionale n. 19-22 di riorganizzazione del Ssr, riforma ad oggi incompiuta ed inefficace, la Giunta tiene lo stesso atteggiamento di allora quando,  adducendo ragioni di urgenza, nulla di quanto avevamo osservato e proposto era stato seriamente considerato. A distanza ormai di  quasi tre anni dall’insediamento di questa Giunta, il tempo  delle promesse è scaduto, ora è necessario iniziare a risolvere i problemi che hanno  contorni ben precisi: si chiamano liste di attesa, pronto soccorso, sanità territoriale, integrazione socio-sanitaria, rette per le residenze degli anziani; prevenzione, ruolo del privato, potenziamento delle dotazioni organiche per superare le critiche situazioni di lavoro in cui si dibattono da anni gli operatori. E invece il Piano che è stato approvato non affronta nessuno di questi temi».

Sul potenziamento della sanità territoriale, che Cgil, Cisl e Uil ritengono «cruciale per il futuro, è carente perché non chiarisce i criteri e le modalità di sviluppo delle Case e degli Ospedali di Comunità. Così come è inadeguata l’attenzione che il documento riserva all’integrazione socio sanitaria, che presuppone sia il rafforzamento dei Distretti sanitari, genericamente evocato, sia la coincidenza dei confini di questi ultimi con quelli degli Ambiti Territoriali Sociali, della quale si evita accuratamente di parlare nonché la diffusione dei Percorsi diagnostico terapeutici assistenziali in tutta la regione».

In merito al tema della non autosufficienza invece per i sindacati: «non si propongono correttivi alle criticità del sistema della residenzialità e semi residenzialità sociosanitaria: sottofinanziamento; disomogenea distribuzione territoriale; rette eccessivamente alte in carico all’utente. Anche sul versante delle reti ospedaliere, il Piano è lacunoso, non affronta alcuna valutazione in merito alle necessità di riequilibrio territoriale; di superamento delle duplicazioni e delle ridondanze esistenti. Invece di affrontare queste criticità, la Giunta ha partorito l’idea di rispondere ai bisogni di salute della popolazione dell’entroterra marchigiano creando gli ‘Ospedali di base in zone particolarmente disagiate’. Una tipologia di struttura incompatibile con le attuali carenze di personale, inadeguata alle reali esigenze dei cittadini che risiedono in quei Comuni, che sono principalmente di tipo sociosanitario e che sarebbe più congruo soddisfare attraverso: Strutture e Servizi territoriali e di prossimità piuttosto che con Ospedali; il potenziamento delle Postazioni Territoriali dell’Emergenza Sanitaria e del Sistema del 118 piuttosto che l’attivazione di strutture di Pronto Soccorso che non sarebbero in condizione di operare correttamente ed in sicurezza».

E ancora: «Del tutto insoddisfacente risulta il modo in cui si elude il problema dell’indispensabile rafforzamento di tutti i servizi della Prevenzione, a cominciare da quelli della Sicurezza negli ambienti di lavoro. Nonostante ciò -il comunicato si avvia alla conclusione, Cgil, Cisl e Uil delle Marche continueranno nel loro impegno per apportare correttivi al sistema attraverso il confronto che si svolgerà ai tavoli tematici previsti dal Dipartimento Salute della Regione, congiuntamente ad Ars ed Aziende Sanitarie  Regionali».

(In aggiornamento)

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