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Confermato l’ergastolo a Oseghale,
lui urla: «Non sono stato io» (Video)

OMICIDIO MASTROPIETRO - I giudici della Corte d'assise d'appello di Ancona alle 19,40 hanno letto la sentenza. Entusiasmo e applausi in aula. Il nigeriano ha contestato la condanna. Alessandra Verni: «Giustizia è fatta, ma ora vanno trovati i complici»
La lettura della sentenza

Innocent Oseghale dopo la sentenza

di Federica Serfilippi (foto di Giusy Marinelli)

Ergastolo confermato per Innocent Oseghale: anche per i giudici della Corte d’assise d’appello di Ancona è lui ad aver ucciso Pamela Mastropietro. Al momento della lettura della sentenza c’è stato trambusto in aula con il nigeriano che ha urlato: «Non l’ho uccisa io. E’ morta per droga» e pronunciato altre frasi rivolto verso i giudici che erano però usciti dall’aula. Sperava, dopo che oggi ha dato in aula la sua versione dei fatti, in una revisione della sentenza di primo grado. Lui ha sempre sostenuto di non aver ucciso la 18enne romana, ma che il decesso sia avvenuto per un malore conseguente all’assunzione di eroina. Ha ammesso, anche oggi, di averne fatto a pezzi il corpo. I giudici sono usciti con la sentenza alle 19,40 dopo cinque ore di camera di consiglio. Alla lettura, la mamma di Pamela ha esultato, un applauso, poi due parole: “grazie”, “grandi” rivolti ai giudici della corte. Oseghale ha alzato la mano come a chiedere la parola. Non gli è stata data, ha così iniziato ad urlare la sua innocenza. 

oseghale-4567-650x422Poi mentre gli agenti lo portavano fuori ha iniziato ad urlare alcune parole, ha detto: «è morta per droga, non l’ho uccisa io», e altre frasi non comprensibili. Un atteggiamento che ha provocato la reazione della madre di Pamela, Alessandra Verni, che rivolgendosi a lui ha risposto: «Che cosa? Dimmi». Oseghale per la prima volta ha avuto una reazione. Al processo di primo grado aveva accolto la sentenza senza dire nulla. Ma stavolta è diverso, perché la conferma dell’ergastolo è un macigno per l’imputato.  «Giustizia è stata fatta ma mancano gli altri» ha detto la mamma di Pamela. «Grazie ai giudici, alla procura di Ancona, a mio fratello, grazie a Pamela. Grazie» ha detto. E su Oseghale che ha urlato di non averla uccisa: «Non ci credo che non è stato lui, se non è stato lui parlasse». E poi ancora «Grazie, grazie, grazie a chi c’è stato vicino». Poi il piano liberatorio e gli abbracci condivisi con gli amici, il fratello Marco Valerio Verni (avvocato di parte civile) e l’analista forense Luca Russo, l’esperto che per conto della procura aveva analizzato i dispositivi informatici sequestrati nel corso delle indagini. La difesa, rappresentata dagli avvocati Simone Matraxia e Umberto Gramenzi, ha già annuciato ricorso in Cassazione, dopo la lettura delle motivazioni della sentenza, attese tra 90 giorni: «Oseghale ha detto nel corso del processo che non è stato lui a uccidere Pamela, è la versione che abbiamo sempre portato avanti. La corte probabilmente aveva già idea di cosa stabilire, è venuta in un’aula con un idea chiara. Si tratta di una sentenza che ci aspettavamo».

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Il delitto di Pamela si è consumato a Macerata il 30 gennaio 2018. La giovane romana è stata uccisa a coltellate dal nigeriano mentre, secondo l’accusa, cercava di lasciare il suo appartamento di via Spalato. Oseghale avrebbe avuto un rapporto sessuale con la 18enne, approfittando del suo stato e nel timore lo denunciasse per l’abuso l’aveva colpita con due fendenti all’altezza del fegato. Poi, il corpo fatto a pezzi, messo in due trolley e lasciati a bordo strada, a Casette Verdini (Pollenza). Le valigie erano state trovate il 31 gennaio 2018.

 

 

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