facebook rss

Ore 18, scatta la serrata dei locali:
«La nostra non è movida, è lavoro
Viviamo un lockdown mascherato» (Foto)

ANCONA - Giovanna Burattini, titolare del Bar del Pinocchio, racconta le difficoltà alle quali il settore sta andando incontro con la chiusura pomeridiana delle attività legate alla ristorazione: «Stanno uccidendo la nostra categoria». Bar e pub ora puntano su idee alternative: aperture a pranzo, oppure delivery o take away. Gli appelli sui social: «Stateci vicino»

La chiusura di Caffè corso Garibaldi

di Alberto Bignami e Federica Serfilippi (foto di Giusy Marinelli)

«Questo è un lockdown a tutti gli effetti. Un lockdown “mascherato”, ma nei fatti un lockdown vero e proprio». Giovanna Burattini, titolare del Bar del Pinocchio e responsabile della pagina Facebook “Baristi e ristoratori uniti delle Marche” dice la sua ed esprime un pensiero condiviso anche dai suoi colleghi che da oggi si sono visti costretti ad abbassare le serrande alle 18 per le restrizioni imposti dal nuovo Dpcm.

Giovanna Burattini

«Stanno uccidendo la nostra categoria – prosegue -. In tanti cesseranno l’attività definitivamente con quest’ultima serrata. Gente che chiuderà per sempre, dopo 15 anni di sacrifici. Perché non ha più senso  andare avanti in questo modo e meno senso  ce l’ha un Dpcm che impone la chiusura dei locali alle 18». Spese e costi che continueranno a pesare sui titolari delle attività «e nel frattempo si viene a parlare di indennizzi per il ristoro. Non si fa così  ma si deve predisporre qualcosa di strutturato e organico. Si doveva pensare prima a mettere in piedi una rete di salvataggio, perché parliamo di centinaia di posti di lavoro perduti. A questo punto: prima si paga l’indennizzo, e poi si fa chiudere». Il periodo dopo il lockdown non è servito nemmeno a risollevare l’economia delle attività rimaste chiuse per mesi. «La gente è terrorizzata. Al mattino non ci sono nemmeno più le colazioni di prima; non c’è più l’afflusso per venire al bar come era precedentemente. Poi c’è lo smartworking – ricorda -, con l’obiettivo di portarlo al 75% e quindi anche in questo caso, siamo penalizzati sia per le colazioni che per i pranzi. Penso alle trattorie, ai ristoranti  che ora sono ancor più danneggiati nel servizio serale proprio perché il flusso reale di persone avviene la sera». Non manca poi un riferimento al delivery, o al take away.

Piazza del Papa vuota

«Ma di cosa parliamo? Del nulla». Chiudere bar, pub e ristoranti «non è la soluzione quando poi vediamo le metropolitane di Milano o Roma – riprende -. Forse si vuole trovare il capro espiatorio nelle palestre, nel teatro, da noi». E non va giù nemmeno «lo stigma del non necessario, del superfluo. Non siamo necessari come categoria? Non ne posso più di sentire la parola “movida”. La nostra non è “movida”, è lavoro. Noi abbiamo fatto il mestiere dell’accoglienza, del saper dar da mangiare. Siamo tessuto sociale con i nostri 11 punti di Pil all’anno. Non siamo superflui. Il fiume di denaro che viene dalla ristorazione, non è qualcosa di cui si può fare a meno». Costretti dunque a chiudere, i locali cercano di inventarsi qualcosa per sopravvivere. “Sopravvivere” è infatti, purtroppo, la parola giusta. Sui social ci sono appelli ai clienti. Appelli dove si chiede il supporto per far sì di poter continuare ad avere un lavoro, il proprio. C’è chi ha deciso di tenere chiuso e non aprire per niente, come la maggior parte dei locali di piazza del Papa. Qualcuno si sta attrezzando o si è già attrezzato per tenere aperto solo da domenica, a partire dall’ora di pranzo. C’è chi punta sul take away o sulle consegne a domicilio, come il Pacio’s Pub che con un post si è rivolto ai clienti: «Stateci vicino, grazie». E chi predilige anche le novità: come la Spaghetteria Numero Nove di corso Mazzini che ha predisposto l’happy hour da asporto con i cocktail serviti nei barattoli. O come il bistrot Gnaoo Gatti che ripropone, come lo era stato per il lockdown, le bevute sottovuoto. Infine, c’è anche chi ha deciso di anticipare l’ora di apertura. E allora, ecco che il pub vive di giorno, come il Saint George di corso Amendola:   «Gli adattamenti diurni, quelli momentanei si spera. Da pranzo a merenda non stop 12-18». Amarillo di piazza del Papa punta al «Pranzo della nonna» con l’apertura di domenica. Ognuno, insomma, si è ingegnato come ha potuto per cercare di sopravvivere. Questa sera, la prima serrata dei locali. Alle 18 in punto, le luci delle attività hanno iniziato ad abbassarsi, tra un senso di vuoto e smarrimento. Piazza del Papa era vuota. Un bar del centro è stato costretto ad allontanare i clienti che stavano per entrare. La legge, almeno per ora, dice così.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Torna alla home page




X