di Alberto Bignami
Mentre sta lavorando, viene derubato della bicicletta assicurata con tanto di lucchetto proprio all’esterno del posto di lavoro: il Caffè Diana di Viale della Vittoria.
Vittima del furto: Oscar Oliva, barista e artista poliedrico anconetano che ha denunciato quanto accaduto sia sui social che ai carabinieri.
Ma Oscar non punta tanto al dispiacere per la bicicletta rubatagli quanto, da padre di famiglia quale è, al perché di quel furto commesso da un giovanissimo.
Sì, perché «chi mi ha preso la bici – spiega a Cronache Ancona – poi l’ho incrociato, una volta accortomi del furto, mentre tornavo a piedi verso casa. Era un ragazzino tra i 16 e i 18 anni. Quando l’ho visto che ci girava in centro, in piazza Cavour i nostri sguardi si sono incrociati. Lui ha capito che ero io il proprietario anche perché probabilmente mi aveva monitorato mentre con una tronchese tagliava il lucchetto quando ero dietro al bancone, a pochi metri di distanza da lui ma impegnato nel lavoro. In piazza Cavour – prosegue – appena ho provato ad avvicinarmi è fuggito. Io volevo però solo fermarlo e capire il perché di quel gesto. L’avrei fatto in maniera amichevole e tutto si sarebbe risolto. Sicuramente, gli avrei parlato vestendo i panni del padre che sono».
Ma come sono andati i fatti?
«Il furto è avvenuto mentre lavoravo tra le 21 e le 23 di sabato sera. Ma la cosa più scioccante – spiega – è che dopo essermene accorto, intorno a mezzanotte e mezza, e dopo aver controllato nei dintorni se qualcuno aveva fatto solo un dispetto o altro, mi sono incamminato verso casa e l’ho incrociato. Ho cominciato a correre verso di lui e a questo punto ha capito e ha subito sterzato verso piazza Pertini, pedalando velocemente. Ovviamente ho perso le sue tracce».
Oscar sottolinea poi come «non è per il valore della bicicletta poiché era il modello base venduto da un negozio sportivo ma – sottolinea – è più una questione di stomaco, che da padre avrei voluto tanto parlarci».
Oscar infatti, se fosse riuscito a fermarlo, avrebbe «cercato di tranquillizzarlo e di capire il perché di quel gesto. Quali situazioni viveva poiché, per essere riuscito a rubarla, voleva dire che con sé aveva delle tronchesi. Capire dunque se si era trattato di una cosa fatta per goliardia o un bisogno economico. Avrei cercato di costruire una situazione amichevole per fargli comprendere che aveva sbagliato. Adesso mi auguro che la foto della bici rubata possa essere notata anche dai genitori di questo ragazzo e che siano loro a fargli quelle domande. Da parte mia – spiega -, la vicenda si può chiudere tranquillamente con una chiacchierata amichevole». Infine «ci tenevo a capire, vedendo quello che sta succedendo ad Ancona tra risse, bande di giovanissimi e tutto quello che tutti sappiamo – spiega –, il perché di questi continui atti da bulletti. Magari l’ha rubata per farsi bello agli occhi degli amici ma restituendola si farebbe bello agli occhi di tutti gli anconetani».
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