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Donne infettate con l’Hiv:
la Cassazione conferma la condanna
per Claudio Pinti

IN AULA - Definitiva la pena a 16 anni e 8 mesi di reclusione per il 39enne jesino accusato di aver trasmesso consapevolmente il virus all'ex convivente, poi morta per le complicanze dell'infezione, e all'ex compagna Romina Scaloni. Quest'ultima: «Giustizia è stata fatta». Due i reati contestati: omicidio volontario e lesioni personali gravissime. L'imputato era stato arrestato dalla Squadra Mobile nel giugno del 2018

Claudio Pinti in tribunale all’epoca del primo grado

 

di Federica Serfilippi

Nessuno sconto per Claudio Pinti: la Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso presentato dalla difesa, facendo così diventare definitiva la condanna a 16 anni e 8 mesi di reclusione, arrivata in abbreviato in primo grado e poi confermata dalla Corte d’Appello di Ancona. La sentenza è stata emessa dai giudici romani poco prima delle 14. Pinti, 39enne jesino, doveva rispondere di omicidio volontario e lesioni personali gravissime. Il primo reato si riferiva alla morte di Giovanna Gorini, ex convivente dell’imputato e madre di sua figlia. La donna è morta nel giugno del 2017 per una patologia tumorale connessa alla contrazione dell’Hiv, per la procura trasmesso dallo stesso Pinti che, dunque, avrebbe taciuto volontariamente la malattia.

Romina Scaloni

Il reato di lesioni è attribuibile all’infezione riportata da Romina Scaloni, ex compagna del 39enne, colei che lo ha denunciato nel maggio 2018 dopo aver scoperto la positività al virus. Un mese dopo la denuncia sporta in questura e le indagini portate avanti dalla Squadra Mobile, Pinti era stato arrestato e portato a Montacuto. Ha fatto seguito, poi, la reclusione nel carcere di Rebibbia e un breve periodo ai domiciliari, nella sua abitazione di Montecarotto. Dopo un ricorso presentato dalla procura generale, è tornato in carcere, a Montacuto, lo scorso 10 settembre. Oggi, la fine del procedimento. Pinti, difeso dall’avvocato Massimo Rao Camemi, non potrà più contare su altri ricorsi, almeno in Italia. Romina era parte civile con l’avvocato Alessandro Scaloni, i familiari di Giovanna erano rappresentati dai legali Elena Martini e Cristina Bolognini. La sentenza di oggi arriva a tre mesi dal rinvio stabilito il 10 settembre dalla Cassazione: i giudici avevano chiesto più tempo per la camera di consiglio. «E’ stata fatta finalmente giustizia – ha detto Romina – Questa è la mia rivincita, ma anche quella di Giovanna. La fiducia nella giustizia è stata ripagata. E’ un cerchio che si chiude, ma la ferita rimarrà sempre aperta». L’avvocato Camemi: «Ribaltare due verdetti di colpevolezza è sempre difficile. Ora attendiamo le motivazioni, attese tra 90 giorni. Poi sarà Pinti a decidere se, eventualmente, rivolgersi alla Corte Europea per i Diritti dell’Uomo». «Giustizia è stata fatta – hanno fatto sapere i familiari di Giovanna – finalmente si è fatta chiarezza sulla morte di Giovanna. Si è messa la parola fine ed è emersa la verità dei fatti». 

 

L’avvocato Alessandro Scaloni

L’avvocato Massimo Rao Camemi

Da sinistra, gli avvocati Elena Martini, Federica Finucci (tutela figlia minore Pinti) e Cristina Bolognini

Pinti torna in carcere Attesa per il giudizio della Cassazione

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