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Chiesa del ‘600 all’asta,
parte la petizione per evitare la vendita

SIROLO – L'opposizione del Pd e l'ex vice presidente del parco del Conero chiedono alla giunta Misiti sospendere la cessione della chiesetta del Sacramento di piazza Vittorio Veneto. Il 23 maggio l'apertura delle buste. “Aspettiamo che scada il contratto di affitto con il ristorante, quello spazio può tornare a uso pubblico”

La chiesa del Sacramento

 

di Giampaolo Milzi

La carica dei 200 a Sirolo, ed è solo l’avanguardia, per restituire un uso pubblico, socio-culturale, all’ex Chiesa del Sacramento. Per l’esattezza sono 212 le firme raccolte in un paio di giorni tra coloro che hanno risposto alla all’appello-petizione “fresco di lancio” del circolo locale della cittadina “Perla dell’Adriatico”. Perché a Sirolo, l’ex piccolo edificio di culto, minuto e antico, che si affaccia in piazza Vittorio Veneto, è anch’esso una perlina, pur ospitando da almeno una quindicina d’anni il ristorante “La Taverna”. Ed è successo che il 22 febbraio scorso il Consiglio comunale ha approvato il piano delle alienazioni degli immobili (2018, 2019, 2020) di sua proprietà inserendo nel relativo elenco la proprio la fu chiesetta – la cui superstite facciata è dotata di un meraviglioso portale composto da elementi di marmo probabilmente di origine romana, sovrastato da un bassorilievo in pietra che raffigura la Madonna col Bambino, prodotto da scultori marchigiani del 1600 -, che in teoria sarà destinata (vedi piano alienazioni) “alla residenza, alle attività produttive e terziarie”. Una teoria che è andata di traverso, per prima, a Fabia Buglioni, iscritta al Pd sirolese, e molto nota in quanto ex vicepresidente dell’Ente Parco del Conero. “Qual è il senso di vendere un locale del genere nella piazza principale del paese, con un valore storico e culturale molto più elevato del semplice calcolo al mq per un locale commerciale?”, si chiedeva su Facebook già il 28 marzo scorso la Buglioni, aprendo la querelle. I social media hanno fatto il resto: il dissenso è via via montato contro la scelta della Giunta di centro-destra guidata dal sindaco Moreno Misiti, avallata dal Consiglio, di fare cassa vendendo a privati il plurisecolare edificio un tempo votato al culto. E così è partita la petizione sul sito web www.change.org (qui la petizione), che dalla prossima settimana sarà affiancata da una raccolta di firme su moduli di carta. L’intenzione dei promotori è di fare in fretta, perché l’asta è già stata bandita e scadrà il 23 maggio. Uno stralcio del testo da siglare con nome e cognome: “Chiediamo all’Amministrazione Comunale di rivedere le proprie decisioni in merito alla vendita dell’edificio attualmente ad uso commerciale nella piazza Vittorio Veneto, una delle piazze più belle delle Marche e dell’Italia. Riteniamo che se pure a corto di denaro da spendere un Comune non debba disfarsi di edifici di questa importanza.

Il bassorilievo in pietra che raffigura la Madonna col Bambino, del XVII secolo

Se il sindaco ci fa capire che cosa ci vuol fare con quei soldi, siamo disponibili ad avviare un tavolo politico di discussione per trovare il denaro in altro modo”. Un tavolo di discussione, in che senso? “In realtà chiediamo anche l’interruzione dell’asta, opzione prevista dallo stesso bando. – spiega meglio Fabia Buglioni – Se ciò non dovesse avvenire, e se, come auspichiamo l’asta andrà deserta e non verrà reiterata, allora è giusto e doveroso, all’insegna di un principio di democrazia dal basso, che sulla scelta finale sia coinvolta la collettività, perché è alla collettività e alla memoria storica locale che appartiene questo pregevole edificio”. Una memoria storica che resiste, nonostante da chissà quanti anni dall’interno dell’ex Chiesa del Sacramento sia sparita ogni traccia di arredo sacro (si sa solo che il quadro della Madonna della Misericordia, del XVI secolo, del pittore fanese Pompeo Morganti è esposto nella Chiesa del Rosario), nonostante si siano smarrite le tracce che portano alla sua originaria fondazione, di certo almeno cinquecentesca, quando era sede dell’omonima confraternita. Chiuso al culto nel 1947, adibito ad oratorio, l’immobile (ampio 100 metri quadri) una vocazione pienamente pubblica l’ha mantenuta nel tempo come locale del circolo Acli. Poi l’uso commerciale: prima pizzeria, quindi ristorante. Già, il ristorante, che paga 14mila euro l’anno d’affitto al Comune. Che fine potrebbe fare? Dipende. Se si fa vivo un acquirente può lasciare tutto com’è, o sfrattarlo dietro indennizzo pari a 18 mensilità d’affitto. O, ancora, può realizzare appartamenti, aprire un nuovo negozio o un’attività di servizi e/o produttiva di qualsiasi tipo. Cosa propone in alternativa il Pd e chi sigla la petizione? Buglioni: “Di congelare la situazione, aspettare che si vada alle urne per il rinnovo del Consigilo comunale nella primavera 2019. Poco dopo scadrà il contratto del ristorante. E quindi si potrà aprire un tavolo di confronto e discussione tra la nuova Amministrazione municipale e i sirolesi. Io, come chi firma la petizione, al contrario dell’attuale amministrazione Misiti, che mi pare abbia perso la bussola, motivatissima a vendere i beni pubblici senza se e senza ma, io penso che questo paese abbia bisogno di altro, non di portafoglio pieno e cuore vuoto”. Una scelta di cuore, dunque… “Sì, al posto di un uso commerciale, tanto per fare due esempi, questa ex chiesetta ancora bellissima potrebbe ospitare un ufficio info-turistico più efficiente, dato che quello presente nella stessa piazza è sacrificato in spazi molto angusti. Oppure potrebbe essere concesso in affitto a più associazioni, qui a Sirolo ce ne sono tante che non trovano una sede”.

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