Un errore nell’organizzazione per l’esecuzione del lavoro da compiere con la gru. E’ questa una delle ipotesi formulate dalla procura dorica per spiegare l’incidente che ieri mattina è avvenuto nella piattaforma Eni Barbara F e che è costato la vita al 63enne Egidio Benedetto, l’uomo che era nella cabina della gru scivolata in mare, a una profondità di circa 70 metri. Il corpo è stato recuperato all’alba e nelle prossime ore all’obitorio di Torrette verrà svolta l’autopsia chiesta dal pm Irene Bilotta per valutare le cause del decesso. Sull’episodio, è stato aperto un fascicolo per omicidio colposo e lesioni colpose, dato che sono rimasti feriti altri due operai. Per ora, non sono stati iscritti indagati. Sul tavola della procura, manca ancora la relazione redatta dagli uomini della Capitaneria di Porto, titolari delle indagini. Stando a una prima ricostruzione, la gru (accesa durante le operazioni di carico di una bombola di azoto) si sarebbe staccata proprio sotto la cabina dove si trovava il 63enne di San Salvo (Chieti). Ma perchè? La procura ipotizza che il mezzo possa aver trovato un attrito durante le operazioni di spostamento della bombola. Una resistenza che avrebbe fatto perdere equilibrio alla gru, facendola sprofondare in acqua. Alla base, stando ai primi elementi raccolti, ci potrebbe essere un errore sull’organizzazione del lavoro che ha finito per compromettere l’intera operazione. La magistratura tende ad escludere un errore della vittima o che la stessa possa essere stata colpita da un malore. Una parte dei dubbi verranno chiariti dall’autopsia, ma anche dalla prima relazione che nel giro di poche ore verrà consegnata al pm dalla Capitaneria di Porto.
Tragico incidente sulla piattaforma, recuperato il corpo del dipendente Eni
Incidente sulla piattaforma Eni: trovato senza vita il corpo del disperso
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