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«Delocalizzazione Elica inconcepibile
a fronte di un aumento del lavoro»

ANCONA - Dopo il vertice in Regione, il coordinamento sindacale di di Fim Fiom e Uilm torna a chiedere con forza la convocazione del tavolo al Ministero delle Sviluppo Economico «per la gestione di una delle vertenze più drammatiche»

 

«Nell’incontro che si è svolto ieri presso la Regione si è registrata l’ulteriore posizione di Elica, intenzionata ad andare avanti nel suo piano di licenziamenti e delocalizzazioni, nonostante un aumento di volumi produttivi previsti nel prossimo triennio superiore al 5% medio per ogni anno su quello precedente». Il Coordinamento Unitario sindacale di Fim, Fiom e Uilm apprezza l’immediata convocazione da parte della Regione del tavolo istituzionale e le dichiarazioni del presidente Acquaroli e dell’assessore Stefano Aguzzi in merito alla difesa del lavoro sul territorio come obiettivo da raggiungere e perseguire, impegnandosi anche a valutare gli strumenti da poter mettere a disposizione. Ribadisce però «la necessità di mantenere il lavoro sul territorio di Fabriano e torna a chiedere con forza la convocazione del tavolo al Ministero delle Sviluppo Economico come richiesto dalle Segreterie nazionali di Fim Fiom e Uilm, per la gestione di una delle vertenze più drammatiche ed emblematiche dell’intero Paese. Il Coordinamento del Gruppo Elica ha ricevuto il mandato dalle Lavoratrici e dai Lavoratori di mettere in campo tutte le azioni per la difesa del Lavoro e fermare il progetto di delocalizzazione».

In fermento anche il mondo politico. Simona Lupini, consigliera regionale di minoranza del Movimento 5 Stelle, si domanda perché sulla «vertenza Elica il ministro Giorgetti resta in silenzio? Va convocato subito tavolo di crisi». Secondo la consigliera che ha già scritto al ministro «in Regione l’incontro è stato un nulla di fatto: l’azienda ha ribadito le sue ragioni, e lasciato anche intendere che il licenziamento di oltre 400 operai sia fondamentale per tutelare il lavoro degli impiegati del gruppo. La vertenza non può che essere portata a livello nazionale: quando una multinazionale, perchè tale è Elica, minaccia di chiudere uno stabilimento con un impatto occupazionale di questa portata, il Ministero dello Sviluppo Economico deve scendere in campo. Ministro, non c’è tempo da perdere, convochi immediatamente il Tavolo di Crisi».

Anche il consigliere regionale di maggioranza Giacomo Rossi (Civici Marche) «le dichiarazioni dell’ad di Elica non sono quelle che ci aspettavamo: se questi sono i presupposti, non partiamo con il piede giusto. Il piano industriale 2021-2023, che prevede la delocalizzazione in Polonia del 70% della produzione italiana, 409 esuberi e la chiusura dello stabilimento di Cerreto d’Esi, va per gran parte rivisto o ritirato per presentarne uno che sia rispettoso del territorio e dei lavoratori». Rossi, già nei giorni scorsi, ha fatto più volte visita ai sit-in organizzati dagli operai fuori gli stabilimenti Elica e si dice «fiducioso che la Giunta Regionale, dialogando con l’azienda e i sindacati, saprà difendere i livelli occupazionali e l’attrattività del territorio».

Per Cna Ancona e Confartigianato Imprese Ancona – Pesaro e Urbino, che parlano per voce del direttore Cna Ancona Massimiliano Santini e dal segretario di Confartigianato Marco Pierpaoli,  la decisione di delocalizzare di Elica «va a colpire pesantemente il territorio. Bisogna che le istituzioni si stringano attorno alle imprese e trovino soluzioni affinché le attività produttive possano resistere in questo contesto economico sempre più complesso, salvaguardando l’occupazione. Elica deve poter rimanere qui». Anche le imprese che lavorano nell’indotto del fabrianese sono un patrimonio che, insieme ai collaboratori, va tutelato. L’area, peraltro, è giàfortemente provata da oltre un anno di emergenza sanitaria ed economica e segnata da anni di crisi aziendali e altre difficoltà, come quelle legate alle conseguenze del sisma. Ora l’auspicio è che prosegua il lavoro insieme alle istituzioni per trovare soluzioni adeguate alla situazione, mantenere il presidio marchigiano e tutelare i lavoratori previsti in esubero».



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