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Serravalle, la Terra di Mezzo:
in 20mila al Celtic Festival
(FOTO)

MONTELAGO - Da tutta Italia e anche da fuori per la sedicesima edizione: esibizioni, giochi, laboratori, musica e molto altro

di Monia Orazi

(foto di Andrea Petinari)

Alle prime luci dell’alba, mentre gli ultimi veli di nebbia si sono dissolti alla luce del sole, il giorno ha fatto irruzione sull’altopiano di Taverne di Serravalle di Chienti. A mille metri di altezza, nel cuore dell’Appennino Umbro-Marchigiano, ventimila persone provenienti da tutta Italia e da tante altre nazioni, hanno vissuto la magia del mondo celtico per tre giorni. Il Montelago Celtic Festival, nato sedici anni fa da una fortunata intuizione di Arte Nomade con Maurizio Serafini e Luciano Monceri, quest’anno ha assunto ancora di più una dimensione internazionale. A dimostrarlo un giro tra la sconfinata distesa di auto parcheggiate, in cui spiccavano tantissime auto con targa estera. Ieri pomeriggio uno scroscio di pioggia non ha fermato la festa.

L’ultima giornata, come le precedenti, è stata ricca di appuntamenti sin dal mattino, con laboratori, incontri, stage di strumenti musicali come l’arpa, la cornamusa, la chitarra ed altro nell’accampamento storico; le immancabili sfide sportive dei giochi celtici, esibizioni di falconeria, presentazioni di libri, conferenze di approfondimento sulla presenza dei Celti nel cuore dell’Appennino. Suggestiva la celebrazione di diversi matrimoni con l’antico rito celtico, si sono svolti anche corsi di danze irlandesi, le lezioni spettacolo di Cesare Catà, convegni con la scrittrice Loredana Lipperini. Dal pomeriggio sono iniziate a fluire le note dei vari concerti in programma, sia alla Tenda Tolkien, che al pub Mortimer Mc Grave, più tardi anche sul palco principale. Anche quest’anno chiunque è entrato al Festival è stato accolto dall’installazione “Arpa della Rinascita”, un omaggio alle terre ferite dal sisma, con l’auspicio della loro rinascita.

Anche provenendo dalla superstrada 77 Valdichienti erano visibili stanotte le luci del festival, con i suoni attutiti sulla lunga distanza dall’altopiano, immerso in una suggestiva atmosfera. La notte a volte è stata punteggiata dalle luci dei lampeggianti, segno dell’imponente servizio d’ordine e di emergenza sanitaria, perfettamente predisposto per ogni necessità, che ha coinvolto forze dell’ordine, Cri e altre associazioni di volontariato sanitario, la Protezione civile di diversi comuni della zona. «Sono trascorsi sedici anni dall’inizio del Montelago Celtic Festival, ma è come se non fosse passato nemmeno un giorno», hanno detto dal palco i presentatori della lunga notte di musica, sintetizzando in una frase l’immutato spirito di una festa collettiva, che ogni anno coinvolge migliaia di persone. Tra i suoni fluidi del clarinetto, dell’arpa, della cornamusa, contaminati a volte con sonorità rock, cadenze balcaniche, folk o ska, la notte è scivolata via nel succedersi di concerti, con circa venti gruppi provenienti da diversi paesi europei, spettatori con le gonne scozzesi, i lunghi mantelli, coroncine di fiori in testa, orecchie da elfi, un bellissimo spettacolo di fuoco realizzato da una decina di acrobati in contemporanea. Suggestivo il rito dell’accensione dei fuochi sacri, mantenuti sino all’alba, con le lunghe lingue di fuoco che hanno regalato calore, nella fresca notte dell’altopiano, sino a quando il giorno ha abbracciato l’alba, un arrivederci all’anno prossimo, nella fantastica atmosfera della Terra di Mezzo.

 

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