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Follia al lago di Cingoli:
disposta perizia sul 20enne
accusato di tentato omicidio

CINGOLI - Francesco Freddi, di Falconara, aveva ferito un amico per poi buttarsi in acqua dal ponte di Castreccioni. Oggi il gup ha deciso di disporre un accertamento per capire se il giovane fosse in grado di intendere e volere al momento del fatto

 

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Le ricerche al lago di Cingoli

 

di Gianluca Ginella

Era stata una notte di follia quella del 15 dicembre dello scorso anno. Francesco Freddi, 20enne di Falconara, che per sua stessa ammissione quella sera aveva assunto droghe, aveva prima ferito con una coltellata un amico che stava trascorrendo con lui la serata a Cingoli, in un albergo, poi si era buttato nelle acque gelide del lago. Ora il giovane è imputato davanti al gup del tribunale di Macerata per tentato omicidio. Oggi il giudice Giovanni Manzoni ha deciso di disporre una perizia sul 20enne, che ha affidato a Gianni Giuli, per capire se Freddi fosse in grado di intendere e volere al momento del fatto e sulla sua eventuale pericolosità sociale. La difesa del 20enne, assistito dall’avvocato Roberto Tiberi, ha chiesto di fare il processo con rito abbreviato, condizionandolo ad una perizia di parte che avevano fatto svolgere. Freddi al momento si trova in una struttura di cura. Secondo l’accusa quella notte il giovane si trovava in uno stato di alterazione psicofisica per l’assunzione massiccia di sostanze stupefacenti. Le indagini, coordinate dal pm Enrico Riccioni, erano state portate avanti dai carabinieri. Era emerso che quella sera, un sabato, il 20enne aveva assunto lsd, cannabinoidi e benzodiazepine. Un mix che aveva suscita la reazione folle. Secondo l’accusa mentre si trovava nel ristorante Lo Smeraldo di Cingoli, dopo aver preso un coltello da cucina aveva colpito l’amico al petto (causandogli lesioni con prognosi di 10 giorni), poi lo aveva affrontato frontalmente «col chiaro intento di tagliargli la gola» dice l’accusa, ma il personale del ristorante lo aveva fermato. Il 20enne era poi corso fuori fino al ponte del lago di Castreccioni da dove si era gettato. Un volo di 20 metri finendo nell’acqua gelida. E forse proprio questo lo aveva salvato: il freddo lo aveva fatto riprendere e si era aggrappato ad un pilone del ponte dove aveva atteso che qualcuno lo salvasse. Dopo il ricovero in ospedale, era stato arrestato. Nel corso dell’udienza di convalida aveva detto: «Non volevo uccidere, ero sotto effetto di droga e non mi rendevo conto di ciò che facevo».

 

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