di Marco Benedettelli
Libri d’occultismo e soprannaturale, fumetti pulp, collane di romanzi con vampiri e spiriti, saggi d’alchimia e atlanti del fantastico. Fabio Camilletti da ragazzino passava ore a curiosare fra i vecchi volumi macabri e misteriosi che in piazza Mazzini, nel cuore di Filottrano, la bancarella di libri usati di Emilio Morettini vendeva per poche miglia di lire. C’era di tutto, anche trattati di sociologia dei decenni ’60 e ’70 pregni di visione ideologica. O giornali con la cronaca degli anni di piombo su cui pesava l’ombra delle trame occulte. «È in quella nebulosa che si è formato parte del mio immaginario. Erano i primi anni Novanta, divoravo i fumetti di Dylan Dog e Martin Mystère ed i romanzi di Stephen King», racconta Camilletti. Allora il giovane “studioso dell’incubo” non sapeva che quella attrazione per le brume del mistero si sarebbe trasformata, in futuro, in un mestiere. Quello di professore universitario che oggi, a 40 anni, è nelle cerchia dei più accreditati esperti europei di letteratura gotica e dell’orrore. Con una cattedra presso la prestigiosa University of Warwick dove insegna Letteratura italiana. Proprio in questi giorni di Camilletti è uscito un nuovo, denso volume, “Italia lunare. Gli anni Sessanta e l’occulto (Peter Lang)”, che passa in rassegna il volto perturbante e lunare della nostra penisola negli anni del boom industriale. Quando, a partire dal ‘56, con l’invasione Urss in Ungheria e poi il pontificato di Papa Giovanni XXIII, c’è un allentamento del controllo sul consumo culturale degli italiani da parte di Pci e Chiesa. E le edicole e i cinema si riempiono di opere che veicolano un nuovo tipo di immaginario, popolato di vampiri e di fantasmi, di storie horror mirabolanti nel segno di una spregiudicatezza, spiega Camilletti, già postmoderna. Ma soprattutto in quegli anni il un nuovo “spettro” che si aggira per l’Europa è quello della fantasia al potere, che nel maggio del 68 avrebbe trovato il suo apogeo. «La paura viene percepita come un atto liberatorio. In effetti, ci insegna Freud, essa genera smarrimento e poi ritrovamento della sicurezza, ed è questa dinamica che genera piacere. Come il riso, la paura è stata sempre perseguitata dalle dittature. Meraviglia, terrore, incanto sono qualcosa di sovversivo che pervade l’Italia degli anni 60. Finché nel decennio a seguire crisi economiche e sociali mozzano gli slanci ed inizia quell’ “eterno presente che capire non sai” cantato dai Cccp, dove la rielaborazione della realtà sembra di nuovo impossibile». Sono anni, quelli del boom economico, dove fiorisce l’ “occultura”, cioè quella cultura dell’occultismo secolarizzata dalla società di massa. Studi della tradizione classica si mescolano a ciarlatanerie, archetipi dell’immaginario collettivo diventano materiale per romanzetti macabro-pecorecci. E poi nasce la musica psichedelica e si aprono nuove porte. È l’epoca di geni incompresi come Emilio De Rossignoli, romanziere dell’orrore e giornalista, autore di un grande classico per bibliofili, Io credo nei vampiri, trattato di vampirologia che con stupefacente abilità gioca coi canoni della finzione. Fabio Camilletti studia con rigore questo mondo sotterraneo, in una ricerca intrapresa fin dagli anni dell’università e del dottorato alla Normale di Pisa, «quando mi sono reso conto – spiega in un caffè della sua Filottrano – che le teorie letterarie sul fantastico, elaborate in Italia negli anni ’80, tagliavano fuori tutto l’immaginario fatto di codici contaminati e cultura popolare che avevo incontrato proprio sulla bancarella di libri usati sotto i portici di questa piazza». Dopo gli studi alla Normale, Camilletti prosegue le sue ricerche a Parigi e a Berlino, gira per biblioteche e mercati delle pulci, colleziona libri e fumetti con la passione del bibliofilo fino a possederne decine di migliaia. Cura la prima traduzione italiana di Fantasmagoriana (2015), raccolta di racconti illusionistici da cui poi germinò il Frankenstein di Mary Shelley. Scrive la Guida alla letteratura gotica, (2018), e nel frattempo lavora ad Italia Lunare. «Sono un ottocentista e di Leopardi e Manzoni mi hanno sempre interessato gli aspetti che eccedono la ragione. Leopardi per esempio è fondamentale per capire il rapporto tra Marche e occulto. Nei suoi scritti trasfigura la campagna marchigiana a luogo quasi ferino di sopravvivenza. Un orizzonte buio, dove la luce della luna trattiene il sentimento del passato, dell’arcaico, mentre Parigi era illuminata dai lampioni da più di un secolo. Le Marche di oggi, invece, si presentano come un orizzonte sereno, sorridente. Senza traumi, senza angosce. Ma attenzione, le crisi più feroci arrivano proprio laddove il principio della paura viene rimosso e si esterna solo il sorriso. Ce lo dimostra quanto successo a Macerata con l’attentato terroristico di matrice fascista di Luca Traini. Un orrore che è venuto a galla non in un grande centro industriale, bensì in una provincia dall’aspetto pacioso. D’altronde è sotto la maschera dell’innocuo che si nasconde il mostruoso. Stephen King ce lo ha insegnato».
Per poter lasciare o votare un commento devi essere registrato.
Effettua l'accesso oppure registrati
In questa regione arcaica sono accaduti fatti gravi – non solo Traini – spesso ho ascoltato discorsi correlati all’occulto magia nera messe nere santone santoni riti quasi tribali streghe maghi diavoli e satana e quant’altro di assurdo per i miei parametri socio culturali. Altrettanto spesso ho visto comportamenti connotati di paure oggettivamente ingiustificabili perché correlati ad un quotidiano normale, so che in questa terre praticano messe nere chiamando le tre s di soldi successo sesso e ritengo queste pratiche gruppali pura devianza sociale, ogni tanto ritornano sui giornali idem le pratiche di esorcismo. Il medioevo è terminato in teoria di fatto regna un arretratezza sociale sconcertante. Leopardi per me era un depresso quindi vedeva tutto nero…era oggettivamente pesante da leggere, ho letto scritti migliori.