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Demografia delle imprese 2018:
le Marche chiudono in negativo
Ad Ancona il risultato peggiore

SVILUPPO - I dati forniti dalla rilevazione trimestrale Movimprese, condotta sulla banca dati dei Registri delle Camere di commercio, parlano di una Regione con un andamento in controtendenza (-0,34%) rispetto a quello del Paese (+0.52%). La provincia chiude con un saldo pesante tra iscrizioni e cessazioni di attività

 

Gino Sabatini

 

Il 2018 si è chiuso per le Marche con un saldo negativo tra aperture e chiusure d’imprese, sulla base dei dati forniti dalla rilevazione trimestrale Movimprese condotta da Unioncamere – Infocamere sulla banca dati dei Registri delle Imprese delle Camere di commercio. Ancona è la provincia con il tasso di sviluppo più basso della regione (-0,96) ed un saldo netto tra iscrizioni e cessazioni di imprese  di -444. Segno meno anche per la provincia di Pesaro e Urbino, con un saldo di -147 e un tasso pari a -0,36% e per quella di Fermo (-84 unità, -0,40%). Stabile Macerata, il saldo della provincia è di +3 unità (0,01%). Segno positivo anche per Ascoli con un +78 unità, per un tasso pari a +0,31%. In generale, il dato regionale parla chiaro: a fronte di 8.732 iscrizioni, le cessazioni (al netto delle cancellazioni d’ufficio) sono state infatti 9.326. Il saldo tra iscrizioni e cessazioni nette è negativo per 594 unità, cui corrisponde un tasso di sviluppo, anch’esso ovviamente negativo, pari a -0,34% , che riprende la tendenza negativa degli anni precedenti, temporaneamente invertita lo scorso anno (+0,28%).

L’andamento marchigiano si presenta in controtendenza rispetto a quello del Paese che ha fatto invece rilevare nel 2018 un tasso di sviluppo di +0,52%, in rallentamento rispetto al 2017 (+0,75%). Al 31 dicembre 2018 nelle Marche si contano quindi 170.194 imprese registrate, delle quali 148.858 attive. Considerando i dati dell’ultimo quinquennio, il numero delle iscrizioni del 2018 si presenta come il valore più contenuto di tutto il periodo, scendendo tra l’altro sotto la soglia delle novemila unità, come non è avvenuto in precedenza in tale periodo. In linea generale l’orientamento marchigiano del flusso delle iscrizioni tra il 2014 e il 2018 risulta orientato alla diminuzione, con l’eccezione del valore isolato in rialzo del 2017. Il versante delle chiusure (al netto delle cancellazioni d’ufficio) mostra invece nel 2018 un moderato incremento rispetto al numero delle cessazioni nette del 2017, con un andamento tendenzialmente orientato alla diminuzione, ma caratterizzato da fluttuazioni, come il rialzo registrato nell’anno da poco concluso. Le dinamiche settoriali – Nelle Marche, come peraltro nel Paese, i settori più rilevanti per numerosità assoluta delle imprese fanno rilevare un segno negativo. Si tratta delle attività manifatturiere (-131), delle costruzioni (-136), del commercio (-359) e dell’agricoltura silvicoltura e pesca (-396). Tra gli altri settori di attività economica con segno negativo va segnalato quello del trasporto e magazzinaggio (-74). La maggior parte dei settori ha invece saldo dello stock, corretto per le cancellazioni d’ufficio, di segno positivo, tra i quali spiccano: le attività professionali, scientifiche e tecniche (+152), le attività immobiliari (+120), le attività dei servizi di alloggio e ristorazione (+110) e quelle di noleggio, agenzie di viaggio e servizi di supporto alle imprese (+101). Il saldo dei Comuni del cratere mostra dei tassi di sostanziale tenuta; per il momento sembrano incidere molto di più in negativo le dinamiche legate alla crisi di alcuni dei principali distretti manifatturieri tradizionali.

 «La situazione evidenziata dall’ultima rilevazione Movimprese conferma purtroppo il trend negativo del primo semestre dell’anno, con una performance marchigiana negativa, dove pesa notevolmente il dato delle iscrizioni (scese nel 2018 sotto quota 9mila). In accordo con la tendenza italiana il comparto turistico tiene leggermente meglio degli altri, mentre i settori tradizionali della manifattura e delle costruzioni sono sostanzialmente fermi – commenta il presidente della Camera di Commercio delle Marche Gino Sabatini – A fronte del calo delle nascite d’impresa (e della poca longevità delle nuove nate) in Italia e nel nostro territorio, e al netto degli interventi del Governo, la Camera di Commercio delle Marche può fare la sua parte innanzitutto continuando a rafforzare la semplificazione amministrativa, forti del prezioso strumento del Suap (sportello unico per le attività produttive); inoltre prevedendo nel proprio bilancio – in corso di predisposizione – interventi economici a diretto supporto delle Pmi in ambiti diversi: dall’internazionalizzazione, che continua ad essere la più forte leva di sviluppo, al credito; con un’attenzione particolare per le realtà dell’area di crisi e del cratere».

Le forme giuridiche- Sotto il profilo delle diverse forme giuridiche, l’andamento del tessuto imprenditoriale marchigiano presenta un risultato positivo per le sole società di capitale, che chiudono il 2018 con un saldo di +1.048 imprese (2.439 sono le iscrizioni e 1.391 le cessazioni nette). Il loro tasso di crescita annuale, inferiore alla media nazionale (4,00%), è pari a +2,57%, con valori positivi per tutte le province della regione e picchi nelle province di Ascoli Piceno (3,80%) e di Macerata (3,75%). L’apporto delle società di capitale non è riuscito a controbilanciare gli andamenti delle altre classi di forma giuridica, ma ne ha parzialmente contenuto l’effetto sul risultato complessivo. Sono infatti stati sfavorevoli gli andamenti sia delle società di persone sia delle imprese individuali. Nelle Marche le società di persone hanno fatto rilevare un saldo negativo per 506 unità e un tasso di crescita, anch’esso negativo, di -1,58%, in linea con quello nazionale (-1,51%). Le iscrizioni sono state 744 e le cessazioni nette 1.250. Tutte le province marchigiane hanno fatto rilevare tassi negativi per le società di persone (dal -0,73% della provincia di Macerata al -2,03% di quella di Ancona). Considerazioni analoghe valgono per le imprese individuali, che rappresentano la forma giuridica più diffusa, con 93.804 imprese (pari al 55,1% delle imprese totali marchigiane). Il saldo tra iscrizioni (5.377) e le cessazioni nette (6.507) è negativo per -1.130, con un tasso di crescita negativo corrispondente di -1,18% (-0,62% per l’Italia). L’andamento è il medesimo per tutte le cinque province (dal -0,75% di Ascoli Piceno al -1,73% della provincia di Ancona). Infine la categoria aggregata delle “altre forme giuridiche”, in crescita in Italia (+0,41%), segna invece un tasso di crescita negativo nelle Marche (-0,15%), con andamenti di segno positivo in alcune province della regione e negativo in altre. La composizione del tessuto imprenditoriale marchigiano vede quindi sempre nettamente maggioritarie le imprese individuali con 93.804 imprese (55,1% del totale), seguite dalle società di capitale con 41.151 unità (24,2%) e dalle società di persone (31.252, 18,4%), mentre contenuta è la quota delle “altre forme giuridiche” (3.987, 2,3%).

 

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