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Cancello di via Cardeto aperto
anche di notte: il parco è zona franca

ANCONA - La app che aziona il meccanismo di apertura e chiusura è andata in tilt e nessuno da tre anni si è preoccupato di risolvere la questione. Al calar delle ombre della sera l'area verde diventa luogo ideale per balordi e vagabondi. Del caso di bivacco al vecchio Faro si stanno occupando i carabinieri del Nucleo tutela patrimonio culturale

La cancellata in via Cardeto sempre aperta, anche di notte

 

Il fatiscente capannone vicino la Polveriera

 

 

di Giampaolo Milzi

(foto Giusy Marinelli)

Tenetevi forte… Ancona città sicura e tutelata in particolar modo per le aree verdi, e tra queste quelle di alto valore storico architettonico? Quello che racconta il Parco del Cardeto-Cappuccini, intitolato al grande poeta dorico Scataglini, è da ridere per non piangere. La vastissima area di grandissimo pregio paesaggistico, naturalistico e appunto storico è aperta notte e giorno. Eh sì, perché da anni – sì avete letto bene, da anni – il lungo cancello di ferro presente in cima a via Cardeto, in uno dei due principali punti di accesso a questa meravigliosa zona a picco sul mare, il golfo e gran parte della città, resta spalancato 24 ore su 24. Alla faccia dei cartelli che recitano come, per tutti gli accessi al Parco – l’altro più comodo e importante è sulla destra della facciata dell’ex caserma Villarey sede della facoltà di Economia, poi ci sono quello di via Birarelli (poco distante dai resti dell’Anfiteatro Romano), quello su in via del Faro e quello in piazzale delle Ginestre-via Cadore (zona Panoramica) – orari di apertura 7-7,30, e di chiusura 20,30-21.

La porta forzata e aperta del capannone

Ebbene l’ingresso-uscita carrabile in cima a via Cardeto fa eccezione a questa disposizione comunale (valida dal 31 marzo a fine estate, più o meno) dalla fine del 2017. Non c’è dunque da meravigliarsi più di tanto se – come denunciano molti cittadini – il Cardeto-Cappuccini sia diventato una sorta di zona franca, al calar delle ombre della sera ideale per balordi, vagabondi, tossici, teppisti da quattro soldi e senza tetto. Penultima vittima di questa assurda, pratica assenza di regole, il Vecchio Faro ottocentesco ai Cappuccini – come documentato da un recente reportage di Cronache Ancona – : porta di legno d’ingresso sfondata da oltre un mese dai soliti ignoti, locale basamentale rialzato trasformato in residenza privata da uno clochard, possibilità per chiunque di salire le scale, lesionate da decenni, e di arrivare in cima al marciaronda della torre alta 20 metri.

Segni di bivacco tra i rifiuti nel capannone

Tanto, basta passare dall’ingresso con cancello non più retrattile di via Cardeto, farsi una passeggiata, e il gioco è fatto. Roba da non credere, fra l’altro, che la presenza solo ornamentale della struttura in ferro, nelle stanze competenti del Comune, è un segreto di Pulcinella. Ancora più assurda, ma vera e ufficiale, la motivazione del mancato funzionamento della cancellata. I vertici della direzione Ambiente municipale – gli attuali funzionari sono competenti della faccenda dal marzo scorso – con un po’ d’imbarazzo, fanno sapere la seguente versione dei fatti: “Per un certo periodo il cancello di via Cardeto, dato in gestione alla cooperativa Opera, ha funzionato; solo 4 o 5 dipendenti della Marina Militare, che risiedono dalle parti del Faro Vecchio e Nuovo, erano stati dotati di una app che, applicata ai cellulari personali, consentiva loro, anche a grande distanza, di far scattare il meccanismo di apertura e chiusura; poi la app è andata in tilt; e nessuno da tre anni si è preoccupato di risolvere la questione. Un caso che definire banale è riduttivo, e che necessiterebbe di un finanziamento super-micro. Si è scelta la soluzione che con un eufemismo chiamiamo più semplice: visto che l’app non va, teniamolo sempre aperto il varco in via Cardeto, così quei signori della Marina possono comunque godere del loro diritto di entrare e uscire anche dopo le 20,30-21, per raggiungere casa. Prima del marzo scorso, del caso, non se ne sono preoccupati i funzionari della Direzione Manutenzione comunale, che dipendeva dai Lavori pubblici. Ora la direzione Ambiente (subentrata nella responsabilità del verde), ringrazia Cronache Ancona e “promette di intervenire”. Senza dimenticare che l’inquietante punto interrogativo relativo al perché dal 2017  Palazzo del popolo non abbia contattato il gestore telefonico della app per riattivarla, incombe soprattutto sull’assessore Stefano Foresi, da 3 anni a oggi.

Una lattina di nafta e ferraglia nel capannone

Penultima vittima, accennavamo, il sempre più malandato, e in teoria vincolato dalla Soprintendenza, Vecchio Faro, tanto che dello sfondamento della porta si stanno occupando i carabinieri del Nucleo tutela patrimonio culturale (Ntpc). L’ultima scoperta in ordine di tempo, fatta da Cronache Ancona stamattina, riguarda l’orrido e fatiscente casermone di cemento accanto alla Polveriera di Castelfidardo (immobile per cui naufragò, quando era sindaco Sturani, il progetto di riconvertirlo in albergo, anche grazie ad un referendum popolare. Porta di una facciata laterale sfondata. Dentro un’immensa discarica: cataste di assi di legno, giganteschi tubi d’uso industriale, una enorme quantità di calcinacci e materiale edile, decine di sacchi di cemento, montagne di polistirolo, una lattina piena di nafta, stracci, un estintore, immondizie varie, un cuscino e varie bottiglie (questi ultimi segno di presenze umane interne). La proprietà, se non è cambiata, pare sia dell’Intendenza di Finanza. Proprietà che dalla fine degli anni ’90 ha fatto finta che quell’immobile non esiste. Stessa storia, del resto, per il Demanio, proprietario del Vecchio faro. Avvertito dal Comune già il 29 giugno dello sfondamento della grande porta, si è limitato a metterci la classica pezza (qualche assicella), che ovviamente non impedisce a chi vuole di entrare e uscire.

L’interno del capannone

E non finisce qui. Chi ama l’avventura e il brivido, sempre dopo il calar del sole, può raggiungere la zona del Cardeto dove resistono importanti scampoli del “fu fortino” militare prima napoleonico e poi sabaudo. Ebbene, la ringhiera-cancello che dovrebbe rendere impenetrabile una galleria si apre, sebbene non del tutto, con una leggera spintarella. Ornamentale, anche qui, il catenaccio, dentro è buio pesto. Chissà, però, che qualcuno – come estremo rimedio – armato di torcia e materasso, non ci abbia dormito più volte. Di sicuro non ha paura né di mostri né di fantasmi. Del resto, di effettivamente, realmente mostruoso, qui ci sono solo l’assurda burocrazia e “amnesia” delle altre sfere comunali e di altre citate istituzioni.

La porta aperta della galleria militare sul colle Cardeto

L’interno della galleria

Bivacchi e degrado al Cardeto: sfondata la porta del Vecchio Faro

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