facebook rss

«Non siamo untori, siamo lavoratori»
Sotto la Regione esplode
la protesta degli ambulanti (Foto)

I COMMERCIANTI delle Marche con striscioni e cartelli hanno presidiato questa mattina il piazzale antistante Palazzo Leopardi, dove era in corso l'assise regionale: «Decreto Sostegni inadeguati, siamo dimenticati dalla politica». L'impegno del presidente Acquaroli: «La Giunta, in autonomia, valuterà benefici per questa categoria»

I cartelli esposti dagli ambulanti

di Giampaolo Milzi (foto di Giusy Marinelli)

E’ come se avessero predisposto nel piazzale di fronte al Palazzo Leopardi ad Ancona, dove era in corso la seduta del Consiglio regionale, un enorme bancone da mercato. E sul quel bancone vorrebbero che si materializzassero al più presto i tanti attesi ristori, oltre che le assicurazioni normative in arrivo da Roma, spinte dalla Giunta marchigiana: quella per un “anno bianco”, questo 2021, che consenta la sospensione del pagamento delle tasse Tosap e Tari oltre che dei contributi previdenziali Inps; quella che permetta di farli tornare al lavoro al più presto; uno stop alla discriminazione che subiscono rispetto ai grandi centri commerciali, che nonostante la pandemia da Covid sono sempre rimasti aperti.

Il presidente Acquaroli con i manifestanti

Questa, in sostanza, la piattaforma rivendicativa rilanciata in modo accorato dai circa 200 operatori che oggi a partire dalle 9 hanno risposto all’appello dell’associazione “Ambulanti delle Marche”, manifestando “armati” di tanta speranza e di molti cartelli. Uno su tutti? «Non siamo untori, siamo lavoratori». Una piattaforma di richieste che proviene da una categoria «allo stremo», abituata a vivere coi ricavi di giornata. Il 70% dei suoi componenti – circa 3000 nella nostra regione – non lavora da marzo 2020 e non ce la fan «ad arrivare a fine mese». E per questo gli ambulanti sono tornati a chiedere in modo accorato l’aiuto del governatore Francesco Acquaroli «affinché faccia pressioni a loro vantaggio sul Governo nazionale». Sul banco degli imputati, infatti, il Decreto Sostegni approvato dal Consiglio dei ministri: «Per noi prevede un misero 5% di ristori calcolato sul calo di fatturato 2019-2020, noi puntiamo ad ottenere almeno a 1000 euro per ciascuna delle nostre microimprese, piccolissima aziende a conduzione familiare, e le nostre famiglie non ce la fanno proprio più ad andare avanti» hanno detto Erica Ferini, di Ancona e Giovanni Marrocchi, di Cingoli, nel ruolo di portavoce – assieme a Luca Francalancia (Falconara Marittima) e Aldemare Zamporlini (Ancona) – di un’associazione di settore costituitasi nel giugno scorso (presente anche in Emilia Romagna) «perché dai sindacati ci siamo sentiti considerati invisibili».

Ben visibili, almeno formalmente, per Acquaroli, che quando è uscito da Palazzo Leopardi assieme al vice presidente della Giunta regionale, Mirco Carloni, con delega a Commercio, Fiere e Mercati, è stato circondato, sebbene a una certa distanza, dai manifestanti. Acquaroli, che aveva già incontrato martedì scorso una delegazione dell’associazione “Ambulanti Marche”, ha ribadito la sua strategia: «Ho avuto negli ultimi giorni come punto di riferimento principale la ministra per gli Affari Regionali Mariastella Gelmini, ho parlato con lei di recente e anche stamattina proprio dell’inadeguatezza su più punti del Decreto Sostegni – ha detto – Adesso è l’ora degli emendamenti. Conto molto sul passaggio del decreto al Senato, cecherò di concordare con tutti i parlamentari marchigiani, di opposizione e maggioranza, un emendamento mirato capace di modificare il testo introducendo le giuste rivendicazioni degli ambulanti, e contemporaneamente farò pressioni sul Governo nazionale affinché si faccia carico delle modifiche auspicate. Molto di più la Regione non può fare. Ma dopo Pasqua, una volta giunti alla stesura definitiva del decreto, la Giunta regionale, in autonomia, valuterà benefici per questa categoria». Una categoria che, del resto, rischia di restare ancora ferma fino in autunno, che dall’inizio dell’emergenza sanitaria ha ricevuto solo 2.200 euro per ogni partita Iva nel 2020, che – come dichiarano alcuni studi – operando nelle zone all’aperto incide nel tasso di contagi molto meno dei giganti della grande distribuzione, che in un anno ha subito un calo del fatturato medio tra il 25% e il 28%, come è stato sottolineato in vari interventi al microfono. «Continueremo a lottare finché non saremo concretamente visibili da chi governa, perché siamo stati dimenticati dalla politica. Le restrizioni e le disparità di trattamento rispetto ad altri settori ci hanno reso lavoratori senza diritti, in forte difficoltà economica. Chiediamo certezze sul nostro futuro di ambulanti» recitava, tra l’altro una lettera aperta ad Acquaroli letta stamattina da Erica Ferini. Già, sul futuro. Perché tornando al presente e al passato, c’è chi non ha lavorato neanche un giorno, come ha sottolineato Rossella Ramenghi, presidente di Cda Fiere, rappresentante degli ambulanti fieristici: «Le fiere sono scomparse da 13-14 mesi, siamo discriminati due volte, in quanto ambulanti e in quanto operatori delle fiere, perché il Decreto Sostegni ignora il nostro codice Ateco». E, scendendo giù nei gironi dei “dannati” ecco gli ambulanti delle zone terremotate. «Terremoto e pandemia. Siamo allo stremo, servono aiuti adeguati» annunciava un cartello. A spiegarne il senso Martino Corsi, ambulante di Tolentino: «Io partecipavo anche alle fiere, nelle aree più funestate dal sisma, come Visso, Ussita. Dopo il sisma per quelli come me gli introiti sono calati del 70%, a causa del Covid siamo arrivati all’80%».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Torna alla home page




X