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Ancona, a tu per tu con i gabbiani
«La città un fast food irresistibile»

AUMENTATA notevolmente la presenza di questi animali, in centro è quasi impossibile non incontrarli. Predano di tutto, anche i piccioni e qualcuno è riuscito ad entrare anche in una casa. Secondo gli esperti questo proliferare è dovuto a rifiuti e riscaldamento climatico

Un gabbiano sulla statua di Cavour

 

di Giampaolo Milzi

Da “spazzini del mare” a “spazzini di città”. Da candidi ed eleganti volatili da ammirare ad animali che suscitano diffidenza, a volte paura. Sono i gabbiani reali, che da qualche anno hanno trovato casa ad Ancona, così come in tanti altri centri abitati italiani, soprattutto lungo le coste, come a Trieste, Bari, Genova, Livorno, Napoli (solo per fare esempi). A Roma il fenomeno è iniziato negli anni ’80 fino a diventare abnorme, tanto da suscitare preoccupazione tra le istituzioni locali. Qui nel capoluogo marchigiano è molto più limitato, anche se nuovo, ma tuttavia indice allarmante della maggiore sporcizia di un ambiente urbano dove viene dispersa in modo anomalo – anche a causa di cattivi comportamenti degli esseri umani – una crescente quantità di rifiuti, anche di tipo organico.

Un gabbiano mangia un piccione

E poiché il gabbiano reale è onnivoro, mangia di tutto – soprattutto scarti alimentari di ogni tipo, ma anche uova di altri uccelli, perfino piccioni, sia malandati, sia esemplari in piena salute, e rondoni – ecco che le piazze e le strade diventano delle “mense” dove nutrirsi comodamente; facendo volentieri a meno del pesce, che dovrebbe costituire i suoi pasti naturali. Diffidenza, a volte disgusto, per tanti anconetani che anche in pieno centro si trovano sempre più di frequente quasi “a tu per tu” col “Larus Michahellis”, questo il nome scientifico del gabbiano mediterraneo. Provate a fermarvi per una decina di minuti, al mattino, in piazza Stamira. Sabato scorso, una signora distribuiva mollichine di pane sul selciato per la gioia dei piccioni; gioia durata poco, perché dopo pochi attimi uno, due, tre gabbiani sono atterrati e, forti del loro grosso becco giallo, hanno scacciato facilmente i loro rivali più piccoli, facendo appunto “piazza pulita”. Stessa scena quasi ogni giorno in piazza Cavour, dove capita che sulla testa del Conte Camillo non si fermi appollaiato il tradizionale piccione da cartolina, ma, appunto, uno dei tanti gabbiani presenti. Una specie, sempre più visibile – e udibile, soprattutto di notte, quando più esemplari garriscono insieme – anche in altri quartieri, non solo quelli più vicini al mare o al porto come gli Archi, Capodimonte, il Guasco-San Pietro, l’Adriatico. Rioni dove i gabbiani sono oramai stanziali, nidificano soprattutto su terrazze e tetti pianeggianti.

Gabbiano in piazza Stamira

Tanti gli episodi, le curiosità, raccontati dai cittadini: c’è chi mentre guidava in corso Amendola si è visto attraversare la strada, come fosse un cane, da un bianco pennuto zampettante; un gabbiano è entrato, passando per una finestra aperta, in un appartamento nella zona Panoramica, e non trovando più l’uscita ha provocato danni agli arredi sbattendo furiosamente le sue ali che vantano un’apertura di un metro e 40 cm; il Monumento ai Caduti ospita un nido; un piccolo gabbiano, che non ha ancora imparato a volare, cattura l’attenzione mentre passeggia in via Trieste, dopo aver lasciato avventurosamente i genitori accasatisi nel sottotetto di un palazzo. «Ho visto un gabbiano che sbranava un piccione in via Cialdini, dopo averlo abbattuto. Ho assistito ad attacchi di gabbiani a piccioni anche a piazza Cavour», racconta il prof Vincenzo Caputo, zoologo e naturalista presso il Dipartimento Scienze della vita e ambiente all’Università Politecnica delle Marche. Il quale aggiunge: «Intelligente, di temperamento dominante, adattabilissimo ad habitat non marini, “il Larus Michahellis può essere molto aggressivo, si comporta come un predatore, e dell’uomo non ha affatto paura, né teme concorrenti in città, se si eccettuano le taccole e le cornacchie; di buono c’è che limita il proliferare dei piccioni», notoriamente sporcaccioni col loro guano e “veicoli” di trasmissione di malattie infettive.

Un altro gabbiano in piazza Stamira

«E pensare che fino agli anni ’40 le colonie di gabbani erano circoscritte alle coste, piccole oasi, zone lacustri. E che secondo l’Atlante degli uccelli nidificanti nella provincia di Ancona (intono a metà anni 2000, ndr) qualche nido si trovava solo in area Conero vicino agli scogli delle Due Sorelle. Poi il boom in Italia negli anni ’90. – prosegue il prof. Caputo – Evidentemente Ancona, come altre città, è diventata per i gabbiani un fast food irresistibile. Normale, in una società consumistica come la nostra dove si spreca molto e non si smaltisce secondo le regole. Un altro elemento che favorisce la colonizzazione in città di animali in genere, gabbiani compresi, è il riscaldamento climatico e la temperatura che nei centri urbani è più mite». Insomma, cibo in abbondanza, meno freddo, per i gabbiani la città è una pacchia. «E’ palesemente così anche ad Ancona. – sottolinea Fulvio Felici, dell’Associazione ornitologi marchigiani – Fino a 20 anni fa il fenomeno riguardava solo l’area portuale, da un pezzo non più. Perché in troppe zone urbane sono i cittadini a sporcare, a lasciare buste con rifiuti organici fuori dei cassonetti, a gettare pezzi di pizza o di panini per strada o lungo i marciapiedi, a dar da mangiare ai piccioni anche se è vietato». «Al parcheggio dell’ex Mattatoio di Valle Miano c’è chi si ostina a spargere molliche o chicchi di granturco. – conferma Paolo Belelli, presidente del Circolo di Legambiente Il Pungitopo – E così sono tanti i gabbiani da quelle parti, anche in via Martiri della Resistenza. E alle Grazie, dove mio fratello li vede spesso abbeverarsi alle pozzanghere sui tetti». Insomma, il gabbiano di città ha perso il fascino de “Il gabbiano di Jonathan Livingstone”, titolo del celebre, romantico romanzo di Richard Bach. Ma c’è di che averne paura? Belelli: «No, anche se sono fastidiosi e invadenti. E’ meglio comunque evitare di avvicinarsi ai nidi, con o senza pulcini, perché altrimenti i genitori li difendono con violenza». «La loro è una presenza cui dobbiamo ormai abituarci – aggiunge il prof. Caputo – Certamente riducendo la quantità di cibo lasciata all’aperto». Altrimenti, se i gabbiani anconetani diventano troppi, può capitare, come a Roma, che uno di loro si lanci in picchiata per arraffare un gelato o un tramezzino dalle mani di un turista, e dove un passante s’è rimediato una forte beccata in testa.

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