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Gestione del servizio idrico, i comitati:
«Proposta di Ciarapica è l’unica possibile»

NODO - Il referente del "Coordinamento marchigiano dei movimenti per l'acqua bene comune", Massimo Rossi, ritiene il progetto "Acqua pubblica Macerata" come la soluzione giusta per l'Aato3. Mentre la proposta di aggregazione promossa dalle attuali società di gestione del servizio e sostenuta da Parcaroli: «è oggettivamente incongrua»

massimo-rossi

Massimo Rossi

di Luca Patrassi

«Il progetto Acqua pubblica Macerata, presentato all’assemblea dell’Aato3 giovedì scorso risulta essere la prima proposta di soluzione per concretizzare la gestione pubblica dell’acqua in quanto non presenta oggettivamente incompatibilità con la normativa ai fini dell’affidamento “in house”» a sostenerlo, ora nella veste di referente del “Coordinamento marchigiano dei movimenti per l’acqua bene comune”, è l’ex presidente (all’epoca esponente di Rifondazione comunista) della Provincia di Ascoli, Massimo Rossi. Un intervento, quello dei comitati, di sostegno al progetto presentato a firma, tra i pochi altri, dei sindaci di Civitanova Fabrizio Ciarapica e di Pieve Torna Alessandro Gentilucci che è anche presidente dell’Aato 3. Un intervento che arriva a breve distanza da quello del Movimento Cinque Stelle che rilevava come il progetto di Ciarapica non fosse realizzabile nei tempi indicati ma che occorrerebbero dai due ai tre anni.

Ed ecco comunque l’intervento del coordinamento regionale dei movimenti “per l’acqua bene comune”: «Come abbiamo sostenuto nella nostra presa di posizione del 28 febbraio e come certificato dall’Antitrust e dallo stesso direttore dell’Aato, la proposta di aggregazione promossa dalle attuali società di gestione del servizio e sostenuta dal sindaco Sandro Parcaroli è invece oggettivamente incongrua e pertanto destinata al naufragio, in quanto prospetta l’attuale frammentazione e non elimina la presenza del privato in una delle società operative. Le riserve espresse al riguardo da alcuni soggetti in ordine la mancanza di tempo, in rapporto alla naturale scadenza degli attuali affidamenti, per svolgere i passaggi amministrativi necessari ad attuare la nuova proposta appaiono del tutto pretestuose. In primo luogo perché non esiste un’alternativa a questo percorso se, rispettando le norme, si vuole davvero evitare che l’acqua finisca in mano privata. In secondo luogo in quanto la stessa proposta contiene un cronoprogramma dettagliato concretamente percorribile se vi è la reale volontà politica di farlo».

Infine i comitati sembrano prendere in considerazione l’ipotesi che la tempistica indicata non sia rispettabile: «In ultima analisi anche laddove alla scadenza del termine (che peraltro non appare perentorio) si dovesse determinare un ritardo nell’ambito di un percorso ben incanalato lungo procedure prestabilite è ipotizzabile la concessione di una breve proroga degli attuali affidamenti o comunque una soluzione di transizione. Auspichiamo pertanto che “la politica” superando gli indugi e le manovre sin qui attuate converga su tale proposta, ferma restando la possibilità di un suo perfezionamento tecnico. Per quanto ci riguarda vigileremo su tale percorso denunciando eventuali interferenze e deviazioni particolaristiche e privatistiche ed in fase di redazione dello statuto della nuova società pubblica ci batteremo per la previsione di vincoli statutari per assicurare il reinvestimento degli utili di gestione esclusivamente nel servizio idrico e l’incedibilità delle quote societarie a soggetti diversi dagli enti comunali dei territori serviti».

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