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Decessi nella casa di riposo,
i sindacati incontrano il sindaco

FABRIANO - Domani, i rappresentanti delle segreterie territoriali di Cgil Cisl e Uil di Fabriano si confronteranno anche con il direttore Area Vasta 2, il direttore della Residenza Protetta ed il coordinatore dell'Ambito territoriale sociale 10 per avere chiarimenti sul focolaio di contagio scoppiato tra gli anziani ospiti, 10 dei quali morti

La casa di riposo Santa Caterina di Fabriano

 

 

Domani, martedì 10 novembre, alle 11,30 Cgil Cisl e Uil di Fabriano incontreranno il sindaco di Fabriano, il direttore Area Vasta 2, il direttore della Residenza Protetta Santa Caterina ed il coordinatore dell’Ambito territoriale sociale 10 per avere chiarimenti sul focolaio di contagio scoppiato nella casa di riposo per 52 dei 55 ospiti, 8 dei quali deceduti negli ultimi 3 giorni, chi nella Rsa e chi negli ospedali dove erano stati ricoverati. «L’incontro, che si terrà nella sede del Comune, è stato richiesto con urgenza dai sindacati confederali territoriali – spiegano in una nota Cgil Cisl e Uil di Fabriano – per fare chiarezza sulla grave situazione pandemica che ha colpito la Residenza protette Santa Caterina, dove sono deceduti 10 pazienti (dall’inizio della secondo ondata dell’epidemia ndr) anche a seguito delle dichiarazioni di alcuni familiari dove denunciavano disidratazione e mal nutrizione dei loro parenti deceduti. Riteniamo importante questo incontro – sottolineano i sindacati – per la tutela ed il diritto alla salute degli ospiti della Residenza protetta di Fabriano».

Una situazione, quella dei cluster di contagio isolati nelle Rsa, comune ad altre realtà. Sono circa 300 le persone risultate positive al tampone nelle residenze protette e nelle case di riposo nelle Marche. Lo ha riferito proprio stamattina l’assessore regionale alla Sanità Filippo Saltamartini nella relazione d’apertura del Consiglio regionale straordinario dedicato alle misure e alla situazione determinata dalla pandemia di Covid-19. L’assessore Saltamartini sta verificando se «questi pazienti delle Rsa possano essere curati non con il sistema dei medici di famiglia, ma con la sanità ospedaliera, dunque sottoposti a visite specialistiche, con infermieri professionali ed equipaggi delle Usca (unità speciali continuità assistenziale)». Una possibile soluzione per «fornire i trattamenti necessari, la migliora cura possibile, ma anche per evitare che il sistema ospedaliero entri in collasso per questo altissimo numero di degenti che vengono dalle case di riposo». Saltamartini ha inoltre ricordato che «nelle case di risposo si registra una carenza di personale, di infermieri e di oss: è un problema che stiamo affrontando perché sostanzialmente, con il concorso bandito per assumere infermieri negli ospedali, nella sanità pubblica, c’è un effetto attrazione per quanto riguarda gli infermieri che lavorano nelle case di riposo. Cercheremo di risolvere anche questo problema».



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