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L’incompiuta ex Verrocchio
diventa rifugio dei disperati,
scatta lo sgombero

ANCONA – La segnalazione arrivata alla polizia municipale da alcune attività commerciali vicine, in mattinata si è attivata Anconambiente per la bonifica

 

Materassi tra la sporcizia, una camera matrimoniale allestita nel mezzo del cantiere dell’eterna incompiuta, un piccolo disegno su una delle pareti di calcestruzzo per rallegrare l’atmosfera. L’ex Verrocchio diventa rifugio dei disperati, in mattinata è scattato lo sgombero dei senza tetto che hanno fatto del cantiere dell’ex fornace la loro casa. Cantiere avviato nel 2003 dietro il progetto dell’architetto svedese Ralph Erskine, e subito lasciato a metà nel 2006 dall’impresa Salini Locatelli, che ha rivendicato dal Comune un compenso maggiore per i lavori compiuti. Così l’ex fornace da riqualificare come parcheggio scambiatore e autostazione dei bus extraurbani è diventato un buco nero a due passi della stazione, un buco nero colmato da senza tetto e invisibili. In mattinata l’ultima segnalazione alla polizia municipale da parte di alcuni ristoratori della zona, che hanno lamentato la recinzione divelta e gli accessi abusivi nell’area delimitata dal cantiere. Attorno alle 13 l’arrivo della polizia municipale, che ha fatto uscire tutti gli occupanti dallo scheletro. Tre persone subito rintracciate sul posto, una coppia e un giovane, ma gli abitanti dell’ex Verrocchio potrebbero essere state molte di più in tutti questi anni di abbandono. Le loro case di cartone e rifiuti riutilizzati sono state smantellate da Anconambiente, che si è occupata di portare fuori dal cantiere materassi e coperte. Per gli spettri del Verrocchio allontanati dall’incompiuta, di nazionalità rumena, si prevede un girovagare in cerca di un nuovo giaciglio e il rischio di una denuncia per invasione di terreno pubblico. Per l’ex fornace invece continua la promessa di una rinascita: stavolta ci sono 4,2 milioni pronti dal piano per le periferie e il progetto dello studio Sardellini per riprendere e concludere l’opera lasciata a metà.

(foto Giusy Marinelli)

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