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La Santa Casa apre le porte al Papa
Il foto-racconto della visita

GALLERIA - Dalle 9,30 alle 14,03: per quattro ore e mezzo Loreto al centro del mondo

Il Papa a Loreto

di Maurizio Verdenelli (foto di Federico De Marco)

Loreto torna in ‘prima pagina’. Ci torna con papa Bergoglio dopo che (dice una targa affissa nell’atrio del Comune) ‘l’amabile papa Giovanni XXIII’ inaugurò il 4 ottobre 1962, Festa di San Francesco d’Assisi, Patrono d’Italia, la ‘sequela’ dei successori di Pietro pellegrini su questo colle affacciato sull’Adriatico dove dice una tradizione accettata nei secoli (ha detto oggi, con ‘prudenza’ storica Francesco) è volata la chiesa di Nazareth, dove abitò la Sacra Famiglia. Quattro ore e mezzo, rapidamente consumate perlopiù all’interno della Santa Casa: un evento deciso appena un mese fa e messo ‘miracolosamente’ in piedi sorprendendo un po’ tutti, lauretani compresi che aspettavano il ritorno del papa, dopo l’ultima volta di Benedetto XVI, il 4 ottobre 2012, a 50 anni dalla prima volta di Roncalli. Quasi un flash mob, coloratissimo, in Piazza della Madonna dipinta ancora e sempre di bianco e giallo.

Un giallo poi a tinta unita nei fazzolettini dei pellegrini, messi a bandana o copricapo dato il sole cocente da estate incalzante che aveva fatto fiorire tutte le piante intorno al Santuario, sintesi di tutti i santuari del mondo. Dalle 9,30 alle 14,03, momento in cui l’elicottero bianco si è alzato da Montorso, destinazione Roma con a bordo l’illustre Pellegrino. Ma Loreto era pronta sin da sabato con rosario e processione alla luce dei flambeaux, conclusa davanti all’Adriatico a Porta Marina. Una conclusione inusuale, per salutare l’Oriente da cui proviene la santa reliquia e verso cui si avviò, proprio a qualche chilometri da qui salpando (Ancona) San Francesco nel cui nome tutto si è mosso e si muove.
E questa mattina sin dai primi colori di un’alba trionfante, ecco Loreto, che aveva vegliato come il pastore, subito desta. Ecco l’arrivo dei ragazzi, dei giovani, delle associazioni, degli scout (tra questi, uno più sensibilmente attempato: Ivano Tacconi, il consigliere comunale di più lunga percorrenza nell’aula di Macerata). Tutti in fila, tutti bene ordinati da forze municipali rinforzate da quelli di altri centri vicini. E lungo vie, piazze l’attesa febbrile pensando anche e soprattutto a Wojtyla. E pure negli hotel dove i pellegrini hanno preso alloggio da alcuni giorni e negli esercizi commerciali che vendono –per prescrizioni igieniche data la situazione eccezionale- le bottigliette d’acqua minerale senza tappino.
La lunga attesa in piazza fa quasi svenire un certo numero di anziani, subito soccorsi. Lo speaker fa ballare, come un animatore balneare, i giovani sul sagrato: balli, canti, tanta voglia di Francesco. Che non si fa attendere. “In arrivo l’elicottero”. Che scende intorno alle ore 9 al centro di Montorso voluto da san Giovanni Paolo II dai tempi di Eurhope. In anticipo di qualche minuto l’arrivo in auto al Santuario.

La Piazza si scalda …poi tutti davanti ai due maxischermi per la messa all’interno della Santa Casa: non succedeva da 162 anni. Allora si trattava del papa re, il senigalliese Mastai Ferretti, l’Italia non era ancora una cosa sola. Poi la firma, avvenimento storico anche questo, del documento post sinodale. E la lunga sfilata di autorità e porporati cui Francesco nega il baciamano ma con tutto il cuore affida il suo abbraccio. Particolarmente caloroso con i giovani. E con i malati. E con il ragazzino maceratese che non era riuscito ad ottenere da Lui una carezza, un abbraccio. Una semplice ‘svista’ tra tanti: 600 alla fine saranno i malati (con i loro accompagnatori) nella ‘conta’ degli organizzatori e diecimila i presenti a Loreto (8.000 i pellegrini, i più lontani dal Camerun, ma anche da Sudan, Ecuador, Polonia e Sudan del Sud). Le regioni? Ecco l’elenco: Abruzzo, Umbria, Campania, Veneto, Piemonte, Toscana, Lazio, Emilia-Romagna, Puglia, Lombardia, Trentino-Alto Adige e poi pellegrini da Calabria, Molise e Sicilia. E soprattutto tante, tantissime Marche.

Alle 10,56, un boato: Francesco sul sagrato insieme con sei bambini. Con lui mons. Dal Cin e tra gli altri prelati, il vescovo di Macerata, mons. Marconi, responsabile della pastorale giovanile.
E ben prima del mezzodì, dopo il discorso di Bergoglio, il suo appello alla mobilitazione (“C’è bisogno di persone semplici e sapienti, umili e coraggiose, povere e generose”) la recita dell’Angelus e poi via in papa mobile nel delirio atteso della folla in bandana giallo che ha atteso per ore con un sole sempre più…solleone. Per due volte Francesco fa il giro della Fontana stringendo mani e baciando i bambini che gli vengono mostrati. Al secondo giro, la carezza spetta anche ad un piccolino quasi terrorizzato per trovarsi sopra le teste di tutte, grazie al doppio sforzo ripetuto, ma finalmente coronato da successo, di un padre. Poi in via Sisto V dove assiepati ci sono tanti altri pellegrini. Il programma è anticipato di una mezz’oretta buona rispetto alle 12,30 previste. Così come il pranzo dei ragazzi dell’istituto alberghiero di Loreto, molto bene apprezzato da Francesco che gli dedica il giusto spazio. Alle 14,03 la ‘gente di Loreto’ vede il bianco elicottero innalzarsi in direzione Roma. “Santo Padre ritorni presto: questa è la Casa di Maria, la Sua Casa” è il saluto finale di Fabio Dal Cin, il giovane arcivescovo veneto (come Capovilla, sottolinea lui) voluto da Bergoglio alla guida del Santuario, un anno e mezzo fa. “Non c’è che dire: nella Santa Casa, il papa è di casa” dice il giovane responsabile della sala Stampa Vaticana, Alessandro Gisotti a conclusione del briefing finale con i giornalisti, anche questo anticipato.

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