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Smog, Bonifazi: “Controlli insufficienti,
una centralina in più non basta”

ANCONA – L’ex primario rilancia la sua proposta per monitorare la qualità dell’aria: è ferma da un anno in Comune. “Sono preoccupato, senza fare allarmismo. Le criticità ci sono e non farebbe male intervenire” commenta l’esperto di pneumologia

Il dottor Floriano Bonifazi

 

di Emanuele Garofalo

Smog fuori controllo, la procura indaga, l’Arpam annuncia una seconda centralina di controllo della qualità dell’aria entro l’anno. Troppo poco per l’ex primario di pneumologia e allergologia dell’ospedale regionale Floriano Bonifazi. “Una centralina fissa di rilevamento delle pm10 è insufficiente, ne servirebbe una mobile che si sposti in città per controllare almeno 5 o 6 zone. Lo stato di salute di Ancona? Per quella che è la mia esperienza, posso dire che ci sono criticità e sono preoccupato, ma non abbiamo dati a sufficienza per fare allarmismo. Certo, intervenire in via preventiva non farebbe male, ma quello che serve è un monitoraggio e un campionamento costante, acquisire dati in modo serio, anche per costruire un dato storico. Farlo non manderebbe in rovina i bilanci di Comune o Regione”. Il dottor Floriano Bonifazi più di un anno fa, il 2 marzo 2016 per la precisione, aveva presentato la sua proposta di Piano Inquinamento Ancona alla giunta Mancinelli. Costo stimato: 100 mila euro. La consulenza di Bonifazi sarebbe gratuita. L’idea è ancora lì, in attesa dell’approvazione del Comune. “Spero venga reso operativo al più presto, potrebbe essere un progetto pilota da esportare in altre città” spiega Bonifazi. In sintesi, ecco cosa prevede: una centralina mobile, in viaggio per la città, che raccolga costantemente i livelli di polveri sottili, pm10, pm2.5 e pollini. Incrociando queste analisi con i dati di accesso al pronto soccorso di Torrette e Inrca per patologie cardiorespiratorie, e la residenza anagrafica dei pazienti, è possibile tracciare una mappa della pericolosità della città. Un primo risultato sarebbe quello di dare allarmi e indicazioni ai cittadini sulle zone da evitare quando ci sono picchi di sostanze dannose, fare prevenzione, e mettere in atto politiche e iniziative mirate e su misura per la riduzione dell’inquinamento. Una rete che nel breve periodo può evitare i casi acuti, come gli attacchi di asma e le allergie, ma anche prevenire e studiare lo sviluppo di malattie croniche in città, costruire un archivio storico delle patologie. E i rischi che si corrono non sono un raffreddore. “I picchi di alcune sostanze come ozono o pm2.5 possono portare alla acutizzazione di alcune malattie, come l’asma, la bronchite, crisi enfisematose e problemi di coagulabilità del sangue fino a, nei soggetti a rischio, malattie neuro cardiologiche, ictus e ischemie. Poi ci sono gli effetti a lungo termine: cancro al polmone, ma anche un rapporto importante con le malattie neuro degenerative come l’Alzheimer” spiega Bonifazi. Insomma, bene hanno fatto i residenti del centro a presentare un esposto in procura contro lo smog e per questo la magistratura ha disposto all’Arpam di piazzare un controllo in piazza Cavour (leggi l’articolo). Una piccola toppa sul buco, perché dal 2012 l’unica centralina di controllo rimasta a monitorare la qualità dell’aria è quella della Cittadella. Non basta, secondo Bonifazi. “I dati di Cittadella non sono estrapolabili per l’intera città: le pm10 sono polveri pesanti, che si depositano a terra. Nel raggio di alcune centinaia di metri i campionamenti danno risultati diversi, figuriamoci se Cittadella può essere significativa per zone a chilometri di distanza”. Allo stesso modo, non sarebbe valido il ragionamento applicato dall’Arpam: Ancona è equiparata, come città di fascia costiera, ai rilevamenti di Fano e Pesaro (leggi l’articolo). Insomma, i dati di Fano valgono anche per Ancona. “Non ha senso: i campionamenti di Fano possono essere validi per le specie polliniche ma, per le particelle non organiche, Ancona e Fano sono completamente diverse. Basti pensare alle attività produttive, al traffico, al porto, alla densità urbanistica” commenta Bonifazi. Sarebbe sempre insufficiente perciò, secondo l’ex primario, anche la seconda centralina di rilevamento che finalmente la Regione dovrebbe installare in città entro l’anno (leggi l’articolo). “Per avere una valutazione precisa delle fonti di inquinamento, non solo del traffico, andrebbero esplorate almeno 5 o 6 zone della città, anche per rilevare le sostanze polliniche non cancerogene. Per questo ho proposto una stazione mobile e qui sta l’originalità del piano che ho avanzato al Comune. Lo ripeto: è urgente acquisire dati in modo serio, altrimenti non si può essere nè tranquillizzanti, nè allarmisti. Oggi, non sappiamo nemmeno quanti sono i malati di asma in città e se sono aumentati nel tempo” ribadisce lo specialista.

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