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Peppina è tornata nella casetta:
«Sono contenta ed emozionata,
di questi luoghi mi mancava tutto»

FIASTRA - La 95enne è rientrata nell'abitazione di San Martino. Con lei c'erano le sue figlie: «Questa è la terra dove sono nata. Ringrazio tutti quelli che mi hanno voluto bene e anche quelli che mi hanno voluto male»

 

L’arrivo di Giuseppa Fattori insieme alla figlia Agata Turchetti

 

di Federica Nardi

(Foto di Fabio Falcioni)

Una rampa di scale, una porta che si apre e l’aria di casa. Non la sua, ancora tutta crepe a 100 metri nel borgo di Moreggini di Fiastra, ma quella di legno che è valsa una battaglia di comunità e una legge. Giuseppa Fattori, per tutti Peppina, è tornata a casa. Ad accompagnare la 95enne le figlie, Agata e Gabriella Turchetti, e il genero Maurizio Borghetti. Infilare le chiavi nella toppa della serratura per rientrare casa è un gesto quasi banale fuori dal cratere.

Qui è una vittoria di una famiglia diventata, suo malgrado e non senza polemiche, simbolo della resistenza di chi non ha voluto abbandonare questi luoghi segnati prima dalle scosse e poi da una parola: “abusivo”. Abusiva la casa di legno che l’anno scorso era stata sigillata per la mancanza dell’autorizzazione paesaggistica. Abusive centinaia e centinaia di soluzioni d’emergenza messe su dai terremotati che si sono trovate incastrate tra la necessità e la legge. Una legge che anche grazie alla lotta di Peppina è cambiata. E anche se è ancora al vaglio dopo i problemi sollevati dal presidente della Repubblica è comunque scritta nera su bianco. Nel borgo di San Martino di Fiastra ora torna la sua custode dopo essere stata dalle figlie a Castelfidardo, poi in albergo, poi in ospedale a causa di problemi di salute. I sigilli della casa sono stati tolti la scorsa settimana, poi il giardino è stato ripulito (in 11 mesi si era riempito di erba alta e serpi) così come la casa. Si asciuga gli occhi con un fazzoletto bianco e ringrazia tutti. «Sono contenta, c’è tanta emozione. Sono tornata nella terra dove sono nata. Sono vissuta qui per 65 anni con mio marito. Non ho più la casa. Ringrazio tutti quelli che mi hanno voluto bene e anche quelli che mi hanno voluto male. Sono stata lontana da qui. Grazie al mio genero le mie figlie. Tutti ringrazio. Mi mancava tutto di San Martino». «Da figlia sono contenta e ho condiviso arrivando le lacrime di mia madre di commozione e di gioia nel ritornare – ha detto Agata Turchetti -. Però come già ho avuto modo di dire questa è una gioia limitata dal fatto che il provvedimento di dissequestro e quella chiave infilata oggi nella toppa arrivano dopo un percorso troppo doloroso che secondo me si poteva evitare. Ieri ancora una volta c’è stato un suicidio nell’entroterra maceratese. Il mio refrain da 11 mesi resta questo: la politica nell’adottare i provvedimenti avrebbe dovuto tenere conto di questa circostanza. Suicidi, separazioni, depressioni. I dati sono sterili se non portano cambiamenti radicali nel modo di rapportarsi con la realtà del terremoto. Alcune istituzioni hanno preferito ignorare il dramma di Peppina e di tutte le persone che come lei sono state private di fondamenti della loro esistenza. Per i terremoti serve una legge quadro. È solo per l’amore che l’ha circondata che mia madre non ha fatto la fine dei tanti anziani deportati negli alberghi».

 

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