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Omicidio di Hamid, il padre del killer:
«Inimmaginabile ciò che è successo,
dobbiamo capire perché»

CUPRAMONTANA - Sono le parole dette quest'oggi da Bajram Imeri prima di entrare in procura per essere ascoltato dagli inquirenti sulla tragedia che lo scorso 4 gennaio gli ha strappato via il nipote di 5 anni. Sentiti anche i fratelli dell'indagato e la moglie Sevime, incinta di 7 mesi

 

“Non c’erano state avvisaglie che potevano far presagire una tragedia del genere. Prima di tutto, bisogna capire perchè è accaduto e se mio figlio sta male”. A parlare è Bajram Imeri, padre di Besart, il 26enne macedone che il pomeriggio del 4 gennaio ha soffocato il primogenito Hamid, 5 anni, sul sedile posteriore della sua auto. Ieri, Bajran e la sua famiglia sono tornati a Cupramontana, in via Bonanni, dopo il viaggio intrapreso per raggiungere la Macedonia e seppellire la salma del piccino. Già oggi, l’inchiesta aperta per omicidio volontario aggravato che pende su Besart, li ha subito travolti. Sia Bajram che i fratelli del 26enne  e la moglie Sevime, incinta al settimo mese, sono stati convocati dalla procura per essere ascoltati sui fatti accaduti il giorno della tragedia.  È stata la moglie di Besart la prima ad entrare nell’ufficio del pm Valentina Bavai, titolare dell’inchiesta. “Sono andata – ha detto al termine del colloquio – ma non mi sento affatto bene”. Dopo di lei, è toccato ai fratelli (uno è ancora minorenne) del 26enne e poi a Bajram. “Quel giorno – ha raccontato – stavamo tutti guardando la tv in casa. Non mi sono neanche accorto che mio figlio fosse uscito con Hamid. L’ho rivisto alla porta quando ha chiesto aiuto, dicendo che il bimbo stava male. Gli ho chiesto più volte cosa fosse accaduto, ma è sempre rimasto in silenzio, senza una spiegazione”. E ancora: “Tutto quello che è avvenuto non era preventivabile, non c’erano segni in lui che potessero far capire quello che poi è accaduto. Se quei segnali ci fossero stati, non lo avremmo mai lasciato con Hamid. In ospedale, dallo psichiatra c’era andato solo due volte e la perdita del lavoro per lui non era un problema perché tra noi ci aiutiamo tutti. Dobbiamo solo capire quello che è successo e se mio figlio sta bene mentalmente”. Besart è da quasi due settimane richiuso in una cella di Montacuto. “Siamo tornati ieri dalla Macedonia e oggi siamo qui in procura – ha detto Bajram -. Al più presto lo andremo a trovare”.

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