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Caso Vincioni, c’è attesa
per la pronuncia della Corte di Appello

ANCONA - I giudici dovranno decidere sulla responsabilità genitoriale del papà di Sassoferrato che chiede da 6 anni di vedersi riconosciuto il diritto di poter crescere la propria figlia in Italia

Emilioni Vincioni (al centro) con il padre e il consigliere regionale Giacomo Rossi (a sinistra)

 

Si avvicina a uno snodo cruciale, la vicenda giudiziaria riguardante la sottrazione di minore che vede come attori principali, loro malgrado, i cittadini marchigiani Emilio Vincioni e la sua bambina. «A giorni – fa sapere il consigliere regionale Giacomo Rossi del gruppo Civici Marche – la Corte di Appello di Ancona si pronuncerà sulla richiesta del nostro corregionale di far prendere le decisioni riguardanti sua figlia (responsabilità genitoriale) in Italia, all’interno del procedimento di separazione di cui si sta celebrando il secondo grado. Pur nel doveroso rispetto dell’organo giurisdizionale competente, mi auguro che lo stesso si assuma l’onere di dare finalmente una risposta concreta e positiva a un padre che, da sei lunghissimi anni, lotta senza tregua per poter vedersi riconosciuto il diritto di poter crescere la propria figlia che, dal momento della nascita ad oggi, è unilateralmente trattenuta in Grecia dalla madre; trattenimento che, sinora, è stato considerato lecito dalle corti elleniche e che lascia alquanto perplessi».

Rossi, che sta seguendo da vicino la vicenda del papà di Sassoferrato, ricorda che «lo scorso ottobre il Consiglio regionale ha approvato all’unanimità una mia mozione in cui si impegnava la Giunta ad attivarsi presso tutti i canali istituzionali e diplomatici per far fronte a questa palese ingiustizia, con l’obiettivo di andare con celerità verso una soluzione positiva della vicenda: è mio vivo augurio che a questa importante presa di posizione politica possa seguire una sentenza che dipani in maniera chiara la questione». L’appello di Emilio Vincioni a statuire, nel supremo interesse della minore, nelle corti italiane è stato recentemente veicolato per il tramite dell’Associazione Penelope Marche Odv e della sua presidente Giorgia Isidori direttamente al Ministero della Giustizia ed al ministro Cartabia.

 

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