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«Tu piccolo guerriero mio
hai mandato al diavolo il tumore»
La lettera del papà al piccolo Brando

CIVITANOVA - Filippo Marilungo, presidente dell’Associazione “Progetto G.A.I.A. onlus”, ha scritto al bambino che ha sconfitto un neuroblastoma: «Versi che descrivono la disperazione di quei drammatici momenti affinché, una volta cresciuto, sappia che cosa è successo e non dimentichi mai cosa abbiamo vissuto assieme»

 

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Filippo Marilungo

 

di Francesca Marsili

«Alle 5.25 ti avevo tra le mie braccia per la prima volta. Non sapevo cosa fare, ti ho appoggiato sotto le lampade per non farti prendere freddo. Eravamo tutti e tre in camera e non riuscivo a toglierti gli occhi di dosso, non mi capacitavo che fossi diventato padre. Dicevo in continuazione: “è il giorno più bello di tutta la mia vita”. Poi un giorno dal pediatra qualcosa non torna, il tuo pancino era parecchio duro. Corriamo all’ospedale di Civitanova. Entriamo e lì i minuti sono interminabili: siamo tutti in silenzio, tranne te che continui a piangere disperato. Dottore mi dica qualcosa! Dice di approfondire al Salesi perché qualcosa non va al fegato. Corriamo in autostrada, abbiamo mille pensieri ma quando si fanno troppo negativi ci diciamo “tranquilli, una pasticca e torniamo a casa”. Arriviamo al pronto soccorso e fanno entrare solo me. Senza tanti giri di parole mi dicono che si tratta di un tumore – aggiungendo – “già diffuso”». Quando Filippo Marilungo, papà di Civitanova, scrisse queste parole era il 2015 e aveva appena appreso che suo figlio Brando, a soli sei mesi di vita, era affetto da un neuroblastoma. Le aveva dedicate al suo bambino con una lettera che oggi, l’indomani della giornata mondiale contro il cancro infantile, decide di pubblicare con la speranza che possano infondere coraggio e sostenere le famiglie che stanno percorrendo il cammino della guarigione. Oggi Brando ha cinque anni e mezzo ed è guarito.

Salesi-Ancona

Il Salesi

La lettera inizia proprio cosi: “A mio figlio Brando” perché è a lui che sono indirizzati questi versi che descrivono la disperazione di quei drammatici momenti affinché , una volta cresciuto, sappia che cosa è successo e non dimentichi mai cosa hanno vissuto assieme. Parole impresse a futura memoria, versi che raccontano tutto l’amore di un padre che ha appena ricevuto la più terribile delle notizie. Ora papà Filippo apre il cassetto che custodisce quella testimonianza di vita redatta come un diario dove il 15 dicembre 2015 scriveva: «Ecco il professor Paolo Pierani, un omone barbuto che infonde serenità e trasforma la mia disperazione in determinazione: “Calma, conosciamo il tipo di tumore, si chiama neuroblastoma: parte dal surrene che è una ghiandola sopra al rene e si diffonde normalmente su fegato midollo e pelle. Ma scoperto sotto l’anno di età la percentuale di guarigione è altissima”. Ecco, io ho preso quella parola “altissima” e non l’ho lasciata più! Questa data io la ricorderò perché ci ha dato modo di conoscere un ambiente, dei medici, delle infermiere, dei volontari, degli ausiliari, delle famiglie, dei bambini meravigliosi e un amore fuori dal comune. In questo percorso relativamente breve abbiamo imparato molto. Ricordo una mamma che frequentava con sua figlia il reparto da anni che mi disse: “Tuo figlio che abbia sei mesi tre o quindici anni deve vedere te sereno. Devi ridere, scherzare ed essere tranquillo”. E così ho sempre fatto». In queste intime righe che abbiamo il privilegio di leggere, il giovane papà imprime timori e ricordi indirizzati a suo figlio Brando immaginando il giorno in cui la leggerà. «Ti confido che a volte, da solo, ho pianto, ma mai per paura. Ti confido anche che prima di entrare in quel reparto babbo era un po’ fifone, avevo delle mie paure. Poi di punto in bianco tu me le hai cancellate».

filippo-marilungoFilippo Marilungo è anche il presidente dell’Associazione “Progetto G.A.I.A. onlus”, nata tre anni fa all’interno del reparto di Oncoematologia Pediatrica dell’Ospedale Salesi di Ancona e animata dalla grinta di alcuni genitori che hanno deciso di unire le proprie forze per combattere insieme. In poco tempo, un gruppo di mamme e papà di giovani guerrieri proprio come Filippo e Brando, è riuscita a migliorare il reparto di oncoematologia acquistando frigoriferi, lavatrici e anche giochi e regali per i bambini costretti a lunghe degenze. Ha dosato la giusta pressione per far incrementare l’organico del personale del reparto e ha stretto le alleanze giuste per sostenere l’unica arma a disposizione per vincere la malattia: la ricerca, che in ambito oncologico ha ancora molta strada da fare. A tale scopo l’associazione Ga.i.a., ha coinvolto un gruppo di sensibili imprenditori marchigiani, tra cui Fainplast, per finanziare una borsa di studio che permette di avviare la fase preclinica di un progetto di ricerca su nuovi farmaci. Segna data 13 aprile 2016 l’ultimo capitolo di questa lettera a futura memoria e Filippo l’ ha intitolata “Giorno dell’operazione”. « Ci hanno ricoverato il giorno prima e tu sai che giorno è (il mio compleanno!) e ho pensato “che bel regalo mi state facendo”. Mi sono sforzato di non pensare a dove stavi andando perché sennò mi veniva un po’ d’ansia. Mi ripetevo che dovevo lasciarti andare sereno e dovevi vedermi tranquillo quindi cancellavo subito il pensiero. Sei l’ultima operazione del mattino perché “la più complicata”. Abbiamo giocato riso e scherzato, mi tiravi e spettinavi i miei bellissimi capelli fino a quando non sono venuti a prenderti. T’ho salutato con un bacio, ti ho detto “forza ti aspetto qui” con il sorriso anche se dentro mi si contorcevano le budella. Sei andato via tranquillo ma appena si è chiusa la porta dell’ascensore mi sono dato un pugno sulla mano come faccio sempre quando voglio spaccare tutto! Ero ad aspettarti e prima di rivederti ho incontrato il tuo chirurgo Ascanio De Martino, uomo di poche parole ma con gli occhi che parlano di bontà e infondono sicurezza. Mi ha detto “Tutto bene, stanno mettendo i punti e scende”. Quando ti ho rivisto tutto intubato e con gli occhi chiusi ho pianto a dirotto, tanto non mi vedevi! Era un pianto di felicità, di liberazione, di orgoglio. Tu piccolo guerriero mio hai mandato al diavolo il tumore. Amore mio, ho provato a raccontarti in poche parole tre giorni della nostra vita. Confido che un giorno quando sarai cresciuto e leggerai, apprezzerai il dono che la vita ci ha dato».</strong

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