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Comune-Fortino Napoleonico:
è ancora battaglia
Nel mirino una piattaforma

ANCONA - È uscita pochi giorni fa la sentenza del Tar che ha preso in considerazione l'ennesimo ricorso presentato dall'hotel di Portonovo contro i precetti dell'Amministrazione circa la presenza di alcuni manufatti. Questa volta, i giudici hanno dovuto esprimersi sull'ordinanza di demolizione espressa su una recinzione e una chiatta di cemento

La terrazza del Fortino Napoleonico

 

Comune-hotel Fortino Napoleonico: altra causa davanti ai giudici del Tar. Altro procedimento relativo alle opere costruite dalla struttura gestita dalla famiglia Roscioni e considerate illegittime dall’Amministrazione comunale. Dopo la diatriba conclusasi un paio di settimane fa con la vittoria parziale dell’hotel contro l’ordine di demolizione imposto dal Comune su alcuni manufatti, l’ultima tranche ha preso in considerazione una recinzione esterna a lato dell’hotel lunga quasi 50 metri e una piattaforma di cemento lunga 50 metri per 3 metri di altezza. Per entrambe le opere, il Comune aveva ordinato nel 2015 la demolizione delle stesse, sottolineando la presenza abusiva sul demanio marittimo. Contestualmente, la Direzione Patrimonio aveva comunicato che si sarebbe proceduto al recupero della somma di quasi 22 mila euro a titolo di indennità per l’occupazione abusiva di beni del demanio marittimo. La Siat, società che gestisce il Fortino, ha impugnato le ordinanze, rigettando la constatazione del Comune, sottolineando come, per quanto riguarda la piattaforma, il manufatto fosse stato costruito in epoca antecedente alla gestione della famiglia Roscioni. Nonostante le eccezioni presentate dall’hotel, i giudici del tribunale amministrativo hanno accolto il ricorso solamente per la parte legata alla recinzione. La piattaforma di cemento, dunque, va abbattuta. Le rete può continuare ad esistere anche perché  nel 2001 la Siat  era stata autorizzata dal Comune ad eseguire opere di ripristino del muretto sul quale è appoggiata la recinzione metallica. In tal senso, all’epoca l’amministrazione aveva “anche implicitamente verificato che l’opera non ricadesse su area demaniale”. Per quanto riguarda il pagamento della multa, il quantitativo va ricalcolato solamente in base alla presenza illegittima della piattaforma su area demaniale. Il Comune dovrà dunque rideterminare un quantum.

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