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Processo Banca Marche, Grassano:
«Mi sono dimesso a luglio 2013,
ormai non si poteva salvare»

ANCONA - L'ex componente del cda e consulente della Fondazione Carima è stato sentito oggi. «Quando lasciai eravamo alla vigilia del commissariamento». In udienza presente ancora una volta Massimo Bianconi

Giuseppe Grassano

 

«C’erano esposizioni enormi verso alcune società e c’era anche una carenza di capitale. A un certo punto era evidente che per la banca non c’era più nulla da fare. Mi sono dimesso perchè eravamo alla vigilia del commissariamento». Sono i punti salienti della testimonianza resa oggi in udienza da Giuseppe Grassano, consulente della fondazione Carima ed ex componente del consiglio di amministrazione di Banca Marche. Grassano era entrato nell’aprile 2012 per poi rassegnare le dimissioni a luglio 2013. Nello stesso periodo era uscito di scena, sempre per le dimissioni volontarie, il professor Francesco Cesarini, salito sul banco degli imputati il 9 dicembre. Grassano (ex dg della Cassa di Risparmio di Ferrara) era entrato in contatto con Banca Marche perchè chiamato a fine 2011 dalla fondazione maceratese a dare una valutazione di congruità sull’aumento di capitale (180 milioni) poi concluso tra febbraio e marzo 2012. Su tale operazione, il consulente aveva espresso delle perplessità. Anche a fronte della lettera di Bankitalia fatta arrivare a gennaio 2012 alla direzione di Banca Marche. Tra le cause del dissesto, Grassano ha rilevato «la carenza di capitale» e «la presenza di crediti deteriorati», parlando anche di «esposizioni enormi» di fronte alle società nominate in udienza e collegabili agli imprenditori Lanari, Ciccolella e Casale. «Mai  avrei affidato prestiti a società che avevano progetti improbabili» ha detto  Grassano. E’ poi arrivato a parlare dell’inizio dell’estate del 2013. «A un certo punto (prima delle sue dimissioni, ndr) era evidente che per la banca non c’era più nulla da fare. Era in delle condizioni di estrema difficoltà. Ho deciso di dare le dimissioni perchè avevo percepito che eravamo alla vigilia del commissariamento, poi avvenuto circa un mese dopo». Durante l’esame dell’avvocato Corrado Canafoglia (rappresenta quasi 3mila parti civili), l’ex consigliere ha anche lanciato una stoccata sibillina: «Ho auto la percezione che soggetti terzi influenzassero i singoli componenti del cda». Delle «possibili pressioni» ci sarebbe traccia nella memoria scritta da Grassano al momento delle dimissioni. «Non so chi, non ho i nomi». Anche per questa udienza, era in aula l’ex dg di Banca Marche Massimo Bianconi.

 

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