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Gestione integrata dei rifiuti,
sull’operazione Corum
parere negativo della Corte dei Conti

ANCONA - Il tribunale ha giudicato negativamente la delibera consiliare del comune di Ancona, simile a quella di Jesi e Osimo. Per i giudici non si ravvedono i vantaggi economici che deriverebbero per i Comuni e le compartecipate dalla sua costituzione, tantomeno dall'affidamento diretto deciso dall'Ata2

La raccolta dei rifiuti resterà ancora per un pò ad Ancona Ambiente

di Antonio Bomba

Gestione integrata e unica dei rifiuti in tutta la provincia di Ancona, la corte dei Conti di Ancona ha espresso parere negativo alla delibera del consiglio comunale dorico in merito alla costituzione della società consortile Corum costituita per questo scopo. L’atto datato 15 marzo parla di una non conformità del provvedimento.

Il parere, va detto, non è vincolante ma difficilmente il Comune di Ancona, così come tutti gli altri della provincia, in particolare Osimo e Jesi che hanno adottato la stessa delibera, non potranno tenerne conto vista la pioggia di ricorsi che si prospetterebbe e tenuto conto che, la Corte, in conclusione della sentenza, si riserva ogni altra valutazione e controllo da loro esercitabile.

La Corum, per chi si fosse perso le puntate precedenti, è una NewCo costituita da Viva Servizi che ne è socio di maggioranza, assieme a Jesi Servizi e Ecofon Conero. Nel giro di pochi mesi avrebbe dovuto occuparsi della raccolta dei rifiuti della provincia e curare successivamente ogni altra fase del processo fino al conferimento in discarica come deliberato dall’Azienda Territoriale di Ambito 2 a dicembre.

In ciò il Comune di Ancona, in qualità di socio di maggioranza di VivaServizi, ha, tramite delibera, dato parere favorevole all’operazione della compartecipata.

Nello specifico la sezione di controllo della Regione Marche della Corte dei Conti, ravvisa che il Comune di Ancona, nella delibera del 30 gennaio, si è limitato a ratificare quanto richiesto dall’Ata 2, cioè  l’ente che a dicembre ha votato a stragrande maggioranza per la formazione di Corum e, pur riconoscendo pochi limiti discrezionali, ravvisa come il Comune abbia sempre e comunque l’obbligo di valutare la convenienza economico finanziaria dell’intera operazione, senza limitarsi a prendere per valido tutto quanto è stato detto e documentato dall’Ata 2, essendo quello utilizzato denaro pubblico.

La sezione del tribunale inoltre, imputa in questo caso a tutti i Comuni e non solo a quello di Ancona, come nessuno di essi si sia opposto alla non assegnazione del servizio integrato unico tramite bando europeo, preferendo invece accogliere a pieno la decisione dell’Ata 2 di assegnarlo direttamente alla NewCo poi denominata Corum Scarl. In più passaggi poi, l’atto dell’organo di controllo pone l’accento sul fatto che questa convenienza è solo descritta e mai dimostrata.

Inoltre, due delle tre società costituenti la Corum, al momento del voto, dovevano ancora dotarsi di mezzi e impianti per la raccolta e la gestione dei rifiuti. Una cosa che contraddice, sempre secondo i giudici, lo scopo originario di affidare in house alla consortile la gestione integrata. Tantomeno la delibera approvata in consiglio comunale, come già fatto notare, riesce a dimostrare i vantaggi del non rivolgersi al mercato. Si ravvisa anzi che, proprio rivolgendosi al mercato, con ogni probabilità meglio si raggiungerebbero gli obiettivi preposti dall’Ata2.

Un mezzo di Anconambiente (Archivio)

La delibera inoltre nulla indica a riguardo della sostenibilità finanziaria che il Comune dovrà sostenere, tantomeno indica altri aspetti economico finanziari rilevanti e di loro competenza. La carenza è descritta come ‘significativa’ rimarcando che ‘nel caso di affidamento in house, gli enti locali proprietari procedono, contestualmente all’affidamento, ad accantonare pro quota nel primo bilancio utile, e successivamente ogni triennio, una somma pari all’impegno finanziario corrispondente al capitale proprio previsto per il triennio nonché a redigere il bilancio consolidato con il soggetto affidatario in house’. Nulla inoltre farebbe cenno agli effetti di una simile operazione sul bilancio comunale. Tantomeno è specificato chi dovrà riscuotere la tariffa, meglio nota come la Tari.

E, lo stesso punto in cui si evidenzia che la Corum assumerà il controllo anche della tariffa dal 1 gennaio 2026 direttamente o affidandone il servizio, per la corte dei Conti è visto come un’ulteriore esternalizzazione che va contro i principi dell’intera operazione voluta dall’Ata2. Allo stesso modo, il parere ravvisa che la volontà di affidare con la modalità ‘in house providing’ i servizi di spazzamento, raccolta e trasporto rifiuti nel territorio provinciale è tutto basato su ipotesi che potrebbero anche non verificarsi mai. E, pertanto, sono troppo incerti.

Tantomeno la delibera fornisce, secondo il parere dei giudici, elementi sul peso e la gestione economica e patrimoniale che ricadrà sulle tre consorziate visto che, stando ai documenti forniti al tribunale, dovranno in prima persona provvedere alla reperibilità dei fondi necessari. ‘L’atto consiliare’ si sottolinea ‘pervenuto alla Sezione appare sfornito di valutazioni, anche sintetiche, in merito alla dotazione organica, ai costi di funzionamento e ai costi relativi alla spesa per il personale e per gli amministratori delle società consorziate e, peraltro, anche della costituenda società consortile’.

La Cdc dedica poi particolare attenzione alla Ecofon Conero la quale, a loro intendere, presenta consistenti criticità rispetto alle condizioni previste dalle norme vigenti. La considerazione è basata sul fatto che, ‘La società Ecofon Conero Spa è in perdita dal 2018, poiché fa registrare un risultato economico negativo in tutti e quattro gli ultimi bilanci di esercizio; la società ha un consiglio di amministrazione di 4 membri e nessun dipendente come dimostra la dichiarazione esplicita nel bilancio d’esercizio del 2021. Poi, dal 2018 al 2021 i ricavi da vendite e da prestazioni sono stati sempre pari a zero ed il valore della produzione si è avvicinato sempre più allo zero (6.653 euro nel 2018, 392 euro nel 2019, 30 euro nel 2020, 2 euro nel 2021); in tutti i bilanci di esercizio dal 2018 al 2021 si afferma che la società non è risultata operativa. Sicché l’operazione societaria complessivamente considerata mostra profili di opacità generando, peraltro, il rischio di trasferire sull’intera Corum situazioni di squilibrio economico-finanziario e di crisi strutturale derivante dai problemi societari della Ecofon Conero che rischierebbero di pregiudicare ogni effetto positivo della costituzione della NewCo’.

Nella delibera inoltre non vi è un riferimento alla razionalizzazione delle partecipate che poi non trova per la Corte riscontro effettivo, visto che a svolgere il servizio effettivo nei vari territori della provincia saranno ancora le varie consorziate, con la Corum che svolgerebbe soltanto attività istituzionali e di rapporto con le autorità d’ambito e verso l’utenza. Infine, nulla si accenna alle voci di spesa aggiuntive che andranno a formarsi nei bilanci comunali a causa della nuova società e delle condizioni cambiate rispetto al passato.

In conclusione, alla luce di tutto quanto precede, la Sezione rileva la non conformità del provvedimento consiliare e dell’operazione societaria stando alle norme vigenti, osservando inoltre come ‘Né dalla delibera consiliare all’esame né dalle descritte caratteristiche dell’operazione complessivamente considerata emergano elementi che possano giustificare il ricorso a questo ulteriore nuovo organismo societario a partecipazione pubblica di cui l’amministrazione comunale approva la costituzione. Non per ultimo la Cdc osserva come la costituzione di nuove società o l’acquisizione di partecipazioni societarie, anche indirette, da parte delle amministrazioni locali deve ritenersi fortemente limitata ad esigenze eccezionali, in coerenza con il principio costituzionale del buon andamento e all’efficiente gestione delle partecipazioni pubbliche, alla tutela e promozione della concorrenza e del mercato, nonché alla razionalizzazione e riduzione della spesa pubblica’.

E adesso? Resteremo tutti con i rifiuti non raccolti ai bordi delle strade per chissà quanto tempo? L’ipotesi è scongiurata da chiunque. Proprio questo venerdì era infatti prevista una nuova assemblea dell’Ata 2 che avrebbe prorogato la fornitura del servizio a chi già lo sta svolgendo. Adesso è altresì scontato che qualcosa nel progetto Corum verrà rivisto, del tutto o in parte. Non prendere in considerazione il parere della corte dei Conti e procedere come se nulla fosse successo, come detto nelle prime righe, sarebbe deleterio per chiunque. La partenza ufficiale della Corum slitterà pertanto di qualche mese nella migliore delle ipotesi, ma non sono in pochi a ritenere che l’intera operazione potrebbe essere compromessa.

Non va infatti dimenticato che sempre sulla costituzione della società consortile Corum, sono depositati due ricorsi al tar da parte delle società Rieco e Marche Servizi.

E, con il senno di poi, diventa quantomai lungimirante la decisione di Ancona Ambiente dei giorni scorsi di bloccare l’affitto del ramo di azienda rifiuti a una delle tre consociate in attesa di maggiori chiarimenti sulle operazioni contabili relative agli ammortamenti. Un atto, quello dell’affitto del ramo d’azienda, che avrebbe dovuto essere l’antipasto alla cessione dell’intero comparto.



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