«Mi chiedevano 50 o 80 euro per volta. Se non avessi pagato, avrebbero spaccato il mio negozio oppure l’avrebbero utilizzato per spacciarci droga». Lo scorso gennaio erano state queste le parole riportate in tribunale da un bengalese di 43 anni, titolare di un kebab di Falconara. L’uomo aveva puntato il dito contro i suoi due aguzzini, individuati dalla procura nei tunisini Tarek Amdouni, 33 anni, e Sami Chebli, 34 anni. Entrambi erano stati arrestati dai carabinieri nel maggio 2015 al termine di un parapiglia che si era scatenato proprio all’interno del negozio del bengalese. Questa mattina, Amdouni è stato condannato a scontare 5 anni e 3 mesi di reclusione per il reato di estorsione aggravata. La posizione di Chebli è stata stralciata durante l’udienza preliminare. Il tunisino, infatti, è stato espulso dall’Italia nel gennaio 2017 perchè ritenuto simpatizzante dell’Isis e dell’attentatore dei mercatini natalizi di Berlino. A processo, con l’accusa di lesioni aggravate, c’era finito anche il bengalese. L’uomo era stato querelato dal 33enne che sosteneva come, il giorno dell’arresto, fosse stato preso a sprangate. Per il titolare del kebab, il processo si è risolto con un’assoluzione. L’estorsione, secondo quanto aveva riportato il 43enne, era andata avanti per due anni, tra minacce e ritorsioni. In un’occasione, i tunisini sarebbero anche arrivati a importunare il figlio del bengalese. Il 25 maggio del 2015, l’arresto dei carabinieri. Quel giorno, i nordafricani si erano presentati in negozio prendendo delle birre senza pagare: “Dacci 50 euro o ti spacchiamo il negozio”. Era nata una colluttazione, con tanto di coltello, terminata con l’arrivo dei militari della Tenenza. Per i tunisini era scattato il carcere. Il collegio penale ha oggi disposto, una volta espiata la pena, l’espulsione dall’Italia per Amdouni.
Chiedono il pizzo al kebabbaro «Hanno minacciato anche mio figlio»
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