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Torrette, il primario del pronto soccorso:
«Due reparti dedicati al Coronavirus,
ecco la nuova organizzazione»

INTERVISTA - Aldo Salvi dirige il reparto che è uno dei punti chiave per la gestione dell'emergenza e fa il punto su come l'ospedale regionale sta riorganizzando l'operatività. «Le scelte sono legate al fatto che ci attendiamo un aumento dei casi. Medicina d'urgenza non è stata evacuata ma diventerà area filtro». Ieri ha chiesto le dimissioni, respinte dalla direzione: «Io e il mio gruppo ci siamo sentiti incompresi da parte dell’insieme dell’ospedale perché veniamo considerati un po’ gli ‘untori’, ma ci siamo chiariti. Resto in aiuto del nosocomio e della sanità»

L’area pre triage, consistente in un modulo ed una tenda, montata a Torrette

 

di Alberto Bignami

L’emergenza Coronavirus ha portato inevitabilmente disagi e rivoluzioni all’interno dell’ospedale di Torrette, al punto che alcuni reparti sono stati chiusi per essere adibiti a zone dedicate. Si è vista anche la necessità di far giungere, pure al nosocomio pediatrico del Salesi, due container che avranno la funzione di moduli pre-triage. Ma cosa è accaduto esattamente? Lo abbiamo chiesto al dirigente del pronto soccorso di Torrette, Aldo Salvi.

Dottor Salvi, può spiegarci cosa sta succedendo?

«I principi che governano queste scelte sono fondamentalmente due: uno è quello che chiaramente dobbiamo aspettarci un aumento delle persone, poiché ancora siamo in fase di crescita dell’epidemia; il secondo di fare delle aree dedicate a questi pazienti per evitare chiaramente la circolazione del virus, quindi di ridurre il numero di personale esposto e così via. Ecco che si fa un’area ad hoc dove vanno i pazienti da ricoverare. La maggior parte dei casi, va comunque sottolineato, ha le caratteristiche dell’influenza e non del Coronavirus».

Aldo Salvi

Cosa succede dunque?

«I pazienti che devono essere ricoverati verranno messi nell’area delle Malattie Infettive. Poi, una delle due rianimazioni è stata dedicata e attrezzata per assistere questi pazienti, e parliamo della Clinica di Rianimazione. E’ chiaro che questi pazienti dobbiamo intercettarli e l’ospedale si è organizzato per fare solo ‘prestazioni urgenti’ mentre ‘l’ordinario’ per un periodo verrà bloccato».

Ma i pazienti che erano in Clinica?

«I pazienti non positivi per il Corona, sono stati spostati in un’altra rianimazione».

C’è poi un sistema di ‘pre triage’…

«A livello di pronto soccorso abbiamo organizzato un sistema filtro: un pre triage che faremo nel container posto all’esterno dell’ingresso per il pronto soccorso. Come avete visto, è stata montata anche una tenda dove far attendere i parenti delle persone sospette perché preferiamo non metterli nella sala di attesa comune, questo per ovvi motivi. Ciò non tanto adesso ma in previsione di un afflusso maggiore. Ecco dunque che diventerà un aspetto importante».

Ci spiega a cosa serve?

«A individuare i pazienti a possibile rischio, con una probabilità di positività un pochino più alta rispetto ad altri in base a determinati criteri clinici. Questi pazienti, dove vi è il sospetto, vanno in un’area dedicata del pronto soccorso dove vengono sottoposti a valutazione clinica e, se si conferma il sospetto, al tampone. I pazienti che stanno bene, li rimandiamo a casa in attesa del tampone perché non avremmo gli spazi… Nel prossimo futuro infatti prevediamo, al momento, di non avere questi spazi. Se il quadro invece è ‘banale’ lo rimandiamo a casa, altrimenti attendono l’esito del tampone qui».

La Medicina d’Urgenza si dice sia stata evacuata. E’ vero?

«No, chiariamolo. La Medicina d’Urgenza verrà trasformata in un’area filtro. Essendo immediata la continuità con il pronto soccorso, i pazienti sospetti in attesa del tampone vengono messi anche qui perché sicuramente l’area riservata in pronto soccorso non basta. Adesso è già poco sufficiente o quasi insufficiente; nel prossimo futuro non basterà. Quindi partiremo con quest’area più ampia perché tutta l’area dell’attuale Medicina d’Urgenza verrà adibita a questa funzione. L’area Obi (Osservazione Breve Intensiva) è stata chiusa per consentire di realizzare questa area. Ci stiamo riorganizzando anche in questo. Probabilmente riusciremo a farla, in parte, in alcuni letti della Medicina Ordinaria. Dobbiamo valutare, anche in funzione degli afflussi e della loro tipologia».

Insomma: Obi chiusa, la Clinica di Rianimazione è diventata area dedicata. Quali altre aree a ‘rischio’?

«Essendo state ridotte le attività, diciamo che alcuni letti chirurgici sono stati recuperati. Si fanno altre aree mediche interne in modo tale da metterci pazienti medici, per liberare sempre più spazio per pazienti con problemi di Coronavirus».

Immaginiamo i disagi…

«Qualche disagio probabilmente c’è. Un po’ di comprensibile apprensione. Poi chiaramente la cronaca è sempre più pessimista perché si calca spesso sui morti da Covid-19. L’aspetto più importante è però quello di cercare di infondere e rassicurare la gente che i pazienti con qualche rischio umanamente intercettabile, vengono intercettati. L’ospedale, per quelle funzioni che può mantenere ancora, è un ospedale sicuro. Non diffondere troppa paura, ma nemmeno il contrario. Rispettare le regole come lavare le mani, non frequentare luoghi affollati ed altre già a tutti note, sono fondamentali anche se condizionano le abitudini della vita quotidiana. Penso che se ci atteniamo a questo, supereremo anche questa epidemia».

Forse è un argomento spinoso, si è saputo che lei ha chiesto le dimissioni…

«Diciamo in modo aperto quello che è successo. Chiaramente ieri ho chiesto di sospendermi dalle funzioni. Io e il mio gruppo ci siamo sentiti incompresi non da parte della direzione, ma da parte dell’insieme dell’ospedale perché veniamo considerati un po’ gli ‘untori’… perché siamo i primi che vengono a contatto con questi pazienti quando invece ci siamo esposti noi stessi a determinati rischi. Avrei voluto che fosse stata un po’ riconosciuta questa cosa. Ma abbiamo comunque chiarito con la direzione e con gli altri colleghi specificando un po’ quali erano le perplessità e le necessità e quindi rimango al mio posto, a fianco dei miei collaboratori, in aiuto a tutto l’ospedale e la Sanità».

L’area pre triage al Salesi



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