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Il pediatra non c’è: corsa disperata a Jesi
Odissea per il ricovero di una bimba
«Sono indignata, è uno scandalo»

FABRIANO - La piccola di appena un anno ha cominciato a vomitare alle 21 di ieri sera e l’ambulatorio pediatrico del ‘Profili’ era già chiuso. La rabbia della madre: «Senza neanche visitarla ci hanno consigliato di raggiungere un'altra struttura. Quando siamo arrivati al ‘Carlo Urbani’ nessuno aveva pre-allertato dell’urgenza il personale e abbiamo dovuto fare la fila al triage. E’ inammissibile, a Ravenna non sarebbe successo. Se avessi saputo non mi sarei mai trasferita qui»

L’ospedale di Fabriano (foto d’archivio)

di Maria Paola Cancellieri

Il pediatra non c’è più nelle ore notturne all’ospedale e ieri sera è scattata una corsa folle dal pronto soccorso di Fabriano all’ospedale di Jesi per ricoverare una bambina di un anno che vomitava e rischiava la disidratazione e una insufficienza renale. Un’odissea sanitaria lunga due ore, affrontata dalla madre della piccola per ottenere i soccorsi, non garantiti nel presidio fabrianese ‘Profili’ per l’assenza dello specialista e prolungati di altri 3 quarti d’ora per raggiungere il ‘Carlo Urbani’ di Jesi sulla Statale 76, a bordo dell’auto di famiglia per 45 chilometri. Qui però i sanitari non erano stati avvisati dell’arrivo di una urgenza pediatrica. «E a Jesi ci siamo dovute mettere in fila al triage perché il pronto soccorso non era stato pre allertato. Abbiamo perso altro tempo. Sono indignata – si sfoga la mamma, N. S., 33 anni, da due mesi residente a Fabriano – Non dico che debba essere attivo un intero reparto all’ospedale di Fabriano, se proprio non si può, un pediatra reperibile ci deve essere a tutte le ore. E’ uno scandalo».

La sua bambina di appena un anno si è sentita male ieri sera alle 21 ma è stata ricoverata solo alle 23 e poi sottoposta a terapia. Perché se il Punto nascita dell’ospedale di Fabriano è chiuso da febbraio, il reparto di Pediatria è stato smantellato poco meno di un mese fa e garantisce un servizio ambulatoriale solo nelle 6 ore diurne. «Sono di Ravenna e mi sono trasferita a Fabriano con i miei 4 bambini da 2 mesi, perché la più grande di 8 anni è stata ammessa ai corsi dell’Accademia fabrianese di Ginnastica ritmica. Mio marito è rimasto in Emilia Romagna dove è titolare di un’impresa di trasporti – racconta ancora la 33enne – Se avessi saputo che in questa città non tutti i servizi sono attivi forse avrei valutato meglio la mia decisione di trasferirci la famiglia. Ieri sera la più piccola dei miei bimbi ha iniziato a vomitare, nel giro di 30 minuti aveva vomitato già 8 volte. Così ho deciso di chiamare la guardia medica, ma mi sono sentita dire: “Signora, la bambina è piccola va portata al Pronto Soccorso”. Ho chiamato le signore che a Fabriano mi aiutano qualche oretta durante il giorno nella gestione della casa e che, con grande gentilezza, sono accorse subito: una è rimasta con gli altri 3 piccoli che dormivano, l’altra è venuta con me e la bambina. Intanto nel giro di un’ora il vomito è arrivato a 15 volte, arrivati al pronto soccorso di Fabriano, abbiamo spiegato la situazione e l’infermiera ci ha detto che lì non potevano fare più niente, ma ci ha invitate a metterci in attesa, per aspettare che il medico fosse disponibile. Dopo 20 minuti, il medico ci ha spiegato che la Pediatria a Fabriano è stata chiusa un mese fa e che lui non poteva fare nulla».

Le due alternative prospettate alla mamma ravennate dal sanitario sono stati i reparti di pronto soccorso dell’ospedale di Jesi o, oltre il confine umbro, del presidio ospedaliero di Branca. «Ho preso la macchina e ho deciso di andare verso Jesi – ricorda N. S. – La piccola nel tragitto ha vomitato altre 5 volte. Quando finalmente siamo arrivati a Jesi al pronto soccorso, si siamo trovati davanti una fila interminabile. Ci hanno bloccate al triage perché la Pediatria dell’ospedale ‘Carlo Urbani’ non ha un accesso diretto. Intanto la mia bambina continuava a vomitare e la mia paura non aveva fine, la vedevo spegnersi tra le mie braccia, temevo danni ai reni per la probabile disidratazione. L’infermiera si è resa conto della situazione e ci ha portato direttamente in Pediatria. Ora mia figlia è ricoverata per un sospetto Rosa Virus (la Sesta Malattia, ndr) e con valori analisi chiaramente critici per la sua tenera età. Mi domando perché nessuno si è preso la responsabilità neanche di visitarla a Fabriano».

La mamma ripassa a mente gli attimi interminabili di angoscia che hanno scandito quel viaggio in auto.«Per arrivare a Jesi, guidando di notte ad alta velocità ho impiegato 3 quarti d’ora per via di tutti i cantieri che ostacolavano la viabilità  – ripete – E se questa emergenza fosse accaduta durante l’inverno? Con le condizioni meteo poco favorevoli che chiaramente rallentano l’andamento dei mezzi su strada, che cosa sarebbe successo? Tutto questo è inammissibile. Nessuno da Fabriano ha pensato di garantire il trasporto con il mezzo sanitario, in ambulanza, alla mia bambina, né tanto meno qualcuno ha pensato di avvisare, di pre-allertare come si fa tra ospedali, il pronto soccorso di Jesi, segnalando l’urgenza ed evitandoci così di dover attendere altro tempo per registrarci al triage del ‘Carlo Urbani’. Io credo che i bambini abbiano diritto di avere assistenza medica h24 nella città nella quale sono domiciliati. Questa situazione non sarebbe mai successa a Ravenna. E se dovesse ricapitarmi qualcosa di simile? Potrebbe essere motivo per valutare di tornare nella mia regione, a Ravenna».



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